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31 Luglio 2020
Al mare con coScienza: giù le mani dalle stelle marine
Portando fuori dall’acqua questi animali li si condanna a morte certa e si compromette il delicato equilibrio dell’ambiente in cui vivono
Valeria Guardo
È una bella giornata di sole e voi siete al mare: il vento è debole e quindi l’acqua è calma e cristallina perché non c’è movimento sul fondale. A un tratto vi imbattete in una stella marina e vi viene voglia di sollevarla dall’acqua per scattarle una foto da condividere sui social e mostrarla agli amici; oppure state facendo snorkeling e ne avvistate una attaccata a uno scoglio, la prendete e la esponete all’aria per osservarla meglio e in tranquillità: fermatevi!
Non c’è niente di più pericoloso e sbagliato, perché in questo modo condannate a morte la povera stella marina. In questo terzo e ultimo appuntamento sulle specie a rischio scopriamo perché atteggiamenti in apparenza innocenti possono essere fatali per questi animali.
Appartenenti alla famiglia degli Echinodermata – il grande gruppo di esseri marini di cui fanno parte, tra gli altri, i ricci e i cetrioli di mare – le stelle marine costituiscono la classe Asteroidea e si distinguono per la loro simmetria: attorno all’asse principale che costituisce il fulcro del loro corpo si dipanano 5 unità (in alcuni casi anche di più, fino a 50) dette braccia, che costituiscono l’apparato motorio.
In questi animali non è possibile distinguere un “davanti” e un “dietro”, ma una parte orale e una aborale opposta alla prima, che normalmente si trova a contatto con il substrato perché ospita tanti piccoli pedicelli (pensate a dei minuscoli piedini disposti in file parallele) che muovono la stella nella direzione desiderata. Il “motore” è l’acqua del mare che, entrando attraverso forellini, raggiunge un sistema di canali interni che mette in moto la struttura muscolare.
Questo sistema idraulico interno è anche molto importante per la regolazione della concentrazione interna di sali e molecole tossiche, per catturare le prede e per respirare. Quando si porta la stella marina fuori dall’acqua, anche solo per una manciata di secondi, all’interno del suo delicato insieme di canali si forma una bolla d’aria che ne compromette il funzionamento e porta l’animale a morte per embolia.
Purtroppo spesso capita di vedere sui social foto di persone che tengono in mano stelle marine, soprattutto ai tropici dove queste assumono forme, colori e dimensioni davvero suggestive e alcuni autoctoni le offrono ai turisti per una foto in cambio di pochi spiccioli. Molti ignorano l’effetto fatale di questo comportamento e inconsapevolmente invogliano altre persone a emularle, mettendo a repentaglio la sopravvivenza di un essere vivente per qualche like.
Anche in questo caso, è utile ribadire un concetto semplice ma fondamentale: piante, animali o ciò che deriva dal loro ciclo vita-morte, si trovano in un determinato luogo per svolgere una precisa funzione. Gli asteroidei sono specie animali predatrici e hanno un ruolo chiave nell’ecosistema marino, perché cibandosi di ricci e lumache di mare, ne controllano la proliferazione. Se le stelle marine dovessero diminuire drasticamente, o peggio scomparire, la popolazione delle loro prede crescerebbe a dismisura intaccando le foreste di laminaria (un’alga bruna che può arrivare a 50 metri di altezza), la biodiversità a questa associata e la produzione di ossigeno.
Con lo 0,01% di presenza sulla biomassa totale (3% sul totale del regno animale) e con il suo comportamento irrispettoso della vita altrui, l’uomo è responsabile della scomparsa dell’85% dei mammiferi e del 2% della biomassa vegetale . È arrivato il momento di cambiare atteggiamento e mentalità: non si può più aspettare.