Home » Cultura » L’estate in quattro dipinti
28 Agosto 2020
L’estate in quattro dipinti
Da Monet a Matisse, vi proponiamo alcuni quadri che hanno rappresentato la bella stagione nella storia della pittura
Fabio Gusella
Agosto si sta concludendo: quale modo migliore per salutare l’estate che vederla sotto la luce dell’arte? Vi proponiamo quindi alcuni dipinti famosi di Monet, Degas, Seurat e Matisse che hanno rappresentato e celebrato in modo diverso la bella stagione.
MONET, IMPRESSIONE A TROUVILLE
Normandia, estate 1870. Claude Monet si trova nella cittadina costiera francese di Trouville insieme alla moglie Camille e al figlio Jean. Durante il soggiorno, i coniugi ricevono la visita della moglie di Eugène Boudin, maestro e amico dell’artista.
In La spiaggia di Trouville, realizzato in quei giorni, vediamo Camille, raffigurata sulla sinistra e vestita di bianco, accanto a Marianne Boudin, seduta sulla destra e intenta a leggere. La tela è realizzata en plein air, come si intuisce dai granelli di sabbia impastati con i colori a olio.
Oggi conservata presso la National Gallery di Londra, l’opera anticipa di due anni Impression, Soleil levant, il dipinto con cui Monet dà il via al movimento impressionista. Ciononostante, già in questa tela l’artista mira a trasmettere l’impressione di ciò che vede, piuttosto che realizzare un ritratto fedele al vero. Grazie alla potenza evocativa delle pennellate brevi e volutamente imprecise, abbiamo la sensazione di trovarci davvero fra Camille e Marianne, con la brezza che solleva i grani di sabbia.
DEGAS, TRA FRANCIA E GIAPPONE
Diversamente dall’opera di Monet, la tela intitolata Sulla spiaggia, conclusa nel 1869 da Edgar Degas, è stata realizzata nell’atelier dell’artista: lo possiamo dedurre osservando il fumo emesso dai battelli sullo sfondo, che si alza in direzioni opposte.
Anche qui le protagoniste sono due donne: una ragazza e la sua dama di compagnia. La prima, coricata sulla schiena, è da poco uscita dall’acqua e si è appena cambiata il costume, che infatti è steso ad asciugare lì accanto; intanto, la domestica la pettina delicatamente. Degas pare aver assorbito tale soggetto dall’arte giapponese, che tanto influenzò gli artisti europei della seconda metà dell’Ottocento. Infine, sullo sfondo, alcuni villeggianti passeggiano sul bagnasciuga, regalandoci uno scorcio della società dell’epoca.
SEURAT, LA QUIETE DI ASNIÈRES
È il 1884 quando un venticinquenne Georges Seurat presenta alla giuria del Salon officiel la sua prima grande tela, Bagnanti ad Asnières. L’opera viene respinta, ma il pittore la ripropone al Salon des artistes indépendants, dove riscuoterà un discreto successo.
La scena si svolge in un quartiere industriale affacciato sulla Senna, che verrà poi dipinto anche da Vincent Van Gogh. In primo piano alcuni bagnanti si godono una giornata di svago sulle sponde del fiume. Fra loro, immersi nell’ozio estivo, spicca al centro un adolescente, con i piedi nell’acqua e la testa sprofondata nei pensieri. Anche gli altri bagnanti, tutti mostrati di profilo come figure egizie, paiono assorti e immobili, abitanti di un mondo in cui gli alberi sono triangoli isosceli e i cappelli presentano curve da compasso.
Nella sua compostezza formale, ciascuno costituisce un’isola a se stante, non interagendo con nessuna delle persone vicine. Il tempo sembra sospeso, mentre in lontananza alcune ciminiere sbuffano del fumo, ricordando che laggiù il lavoro continua. È un’eterna domenica d’estate ad Asnières e la vita rumoreggia lontana.
MATISSE, INNO ALLA VITA
Se la scena rappresentata da Seurat evoca un’apollinea immobilità, La gioia di vivere (1905-1906) di Henri Matisse esprime, al contrario, un movimento sfrenato e dionisiaco, che ben rappresenta la carica selvaggia del gruppo dei “Fauves” co-fondato dall’artista.
I personaggi non sono immersi nella propria solitudine contemplativa, ma paiono fondersi fra loro e con l’ambiente circostante, in un vortice di moto febbrile. L’occhio dell’osservatore è investito da una violenza cromatica tale che il pittore puntinista Paul Signac parlò di “colori ripugnanti”. La tela presenta infatti tonalità che scardinano la prevedibilità della natura: il blu viene usato indifferentemente sia per le chiome femminili sia per i tronchi degli alberi. L’umanità e la natura sembrano così fondersi in una gioiosa tavolozza senza più regole. Infine, sullo sfondo ruota un girotondo, un tema che Matisse riprenderà nel celeberrimo La danza (1909).