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31 Agosto 2020
Come riapriranno gli atenei torinesi?
C’è ancora molta incertezza nelle modalità di ripresa delle attività in Università e al Politecnico. L’unica sicurezza è la didattica a distanza
Adele Geja
L’anno accademico 2020/2021 è alle porte e per capire meglio come si sono organizzati i due maggiori poli universitari di Torino abbiamo fatto due chiacchiere con alcuni rappresentanti degli studenti.
UNIVERSITÀ
L’Università di Torino dichiara di impegnarsi a elaborare soluzioni didattiche integrate per assicurare la qualità dell’insegnamento in questa situazione così particolare. Tuttavia, a poche settimane dall’inizio delle lezioni, c’è ancora molta confusione.
Come ci ha raccontato A.S. di Studenti Indipendenti infatti, l’unica certezza in un panorama che di sicuro non ha nulla, poiché ogni decisione è connessa all’evoluzione dell’epidemia in corso, è che «l’online non ci abbandonerà per molto tempo. Ci saranno infatti diversi scenari didattici possibili tra cui i docenti avranno la possibilità di scegliere, ma tutti con una parte di lezioni telematiche».
Le attività totalmente in presenza saranno infatti limitate a pochi corsi laboratoriali o seminariali, con gruppi molto limitati di studenti e in modalità full immersion, per incentivare la partecipazione di chi non abita a Torino. Se sarà possibile, alcuni insegnanti sperano di adottare forme di didattica mista, con una parte di lezioni telematiche e alcuni incontri in presenza. L’incognita è però sul numero di persone che potranno partecipare: «Come sarà possibile – si chiede infatti A.S. – scegliere chi andrà a lezione in presenza e chi no, dal momento che la capienza delle aule verrà ridotta?». A questo proposito, l’università sta sviluppando dei software di prenotazione per le presenze in aula, ma anche in questo caso non si sa ancora nulla di preciso.
Prima di iniziare le lezioni però, c’è la sessione di settembre. Tramite un recente decreto del Rettore l’ateneo ha permesso ai docenti di scegliere la modalità di svolgimento degli esami. Nel caso di prove in presenza, anche gli studenti potranno decidere se sostenere la prova dal vivo o a distanza, ma solo se si trovano in una condizione di “fragilità” (soggetti con disabilità gravi, immunodepressi, o malati oncologici), se hanno residenza o domicilio fuori regione o se sono momentaneamente assenti dal Piemonte per esigenze documentabili. «A nostro parere il decreto è incompleto – continua A.S. – perché l’università avrebbe dovuto includere anche altre categorie di studenti svantaggiati, come ad esempio chi risiede in Piemonte ma molto lontano da Torino, dando anche a loro la possibilità di sostenere gli esami telematicamente».
Proprio a causa dell’alto livello di incertezza riguardo ai prossimi mesi, soprattutto dopo il recente aumento dei contagi, l’ateneo ha deciso di non pensare ancora alla programmazione del secondo semestre, concentrandosi sulla difficile organizzazione dei mesi da qui a dicembre.
POLITECNICO
M.R, rappresentante del collettivo Alter.Polis, ci ha spiegato che anche nell’ateneo di corso Duca degli Abruzzi i dubbi riguardo al nuovo anno accademico sono numerosi, benché gli aspiranti ingegneri, architetti e designer abbiano qualche certezza in più rispetto ai colleghi di Unito, a partire dall’orario provvisorio delle lezioni del primo semestre.
Prevale la didattica a distanza, con la garanzia delle attività online fino a settembre 2021, anche se è previsto lo svolgimento in presenza di alcune attività pratiche e laboratoriali, ma sempre in base all’andamento dell’epidemia. Per quanto riguardo lo svolgimento degli esami, sarà garantita la modalità a distanza fino al settembre del prossimo anno, e, se la situazione sanitaria lo permetterà, sarà possibile sostenere parti d’esame o l’intera prova in presenza. Per la sessione di settembre 2020 invece, gli studenti continueranno a sostenere le prove d’esame davanti al pc di casa.
Secondo M.R. «la scelta del Politecnico di garantire una didattica al 100% a distanza è stata democratica e tutelante verso le fasce più deboli, che non avrebbero potuto mettere piede in università per varie ragioni. Infatti – continua – c’è chi non è in grado di pagare in affitto, chi è immunodepresso, o ancora chi convive con familiari a rischio. I dati odierni ci dicono che più del 30% dei fuorisede è intenzionato a non tornare e anche molti residenti a Torino non intendono fare didattica in presenza».
Tuttavia, per gli studenti desiderosi di tornare finalmente a vivere la vita universitaria, vedere così poche ore di lezione in presenza sull’orario provvisorio è stato abbastanza deludente. Per questo motivo i rappresentanti dei dipartimenti con maggiori criticità si sono già mossi chiedendo di rivedere gli orari: «Ci aspettiamo che in generale si facciano dei passi in avanti – conclude M.R. – anche riguardo l’utilizzo degli spazi pubblici come sale studio, biblioteche, aree verdi e mense, per i quali è importante che il Politecnico stili dei protocolli di accesso».