Home » Cultura » Time To Reload: una mostra da outsider

4 Settembre 2020

Time To Reload: una mostra da outsider

Una galleria torinese, in collaborazione con due comunità terapeutiche, punta i riflettori sulla cosiddetta “Art brut”

Fabio Gusella

Busta con adesivi, scritte, disegni - Mostra Time to Reload

Time To Reload espone opere di “arte grezza”

Fino al 19 settembre la galleria d’arte Gliacrobati ospita nelle sue sale Time To Reload, mostra collettiva inaugurata il 2 luglio scorso per dare voce a 7 artisti “outsider”, dietro le cui opere intravediamo i vissuti di pazienti in psicoterapia, rifugiati e vittime di abusi. Siamo andati a dare un’occhiata.

UNA GALLERIA “SPONTANEA”
Per Outsider Art o Art Brut, che significa “arte grezza” o “spontanea”, si intendono tutti quei linguaggi che sfuggono ai canoni e ai circuiti tradizionali del sistema dell’arte.
La Galleria Gliacrobati, fondata nel 2017 dalla psicoterapeuta e arteterapeuta Raffaella Bortino, cerca di valorizzare questo panorama artistico, avvalendosi della direzione dell’artista e arteterapeuta Francesco Sena, del critico d’arte Marco Petrocchi e della storica dell’arte Marzia Capannolo. Inoltre, è stato costituito un atelier con un collettivo di artisti-pazienti in collaborazione con le comunità terapeutiche Fermata d’Autobus e Fragole Celesti.
Fino al 19 settembre la mostra è aperta il sabato dalle 15,30 alle 19,30, mentre durante il resto della settimana è necessaria la prenotazione scrivendo a info@gliacrobati.com. In seguito gli orari potrebbero subire delle modifiche.

SETTE ARTISTI DA SCOPRIRE
Veniamo agli artisti selezionati per l’esposizione, presentati in questo videocatalogo dalla curatrice Marzia Capannolo.
Cominciamo dal 53enne Mauro Rolle, che da dieci anni spedisce settimanalmente alla sua terapeuta una serie di lettere imbustate alle quali allega componimenti poetici, ritagli e fotografie, realizzando un valido esempio di Mail Art. Si va dalla locandina del film Kill Bill accompagnata dalla domanda esistenziale “Chi è veramente Mauro Rolle?”, a citazioni di brani di Marilyn Manson scritte direttamente sulla busta, come per esempio We’ll be together while the planet dies.
Laura Fortin (classe 1979), veneta ma torinese d’adozione e alla sua prima esposizione in Galleria, con il suo stile espressionista ci racconta storie di emarginazione femminile, accogliendoci in un mondo fratturato in cui i colori e le forme esprimono una violenza difficile da tradurre a parole, ma che riesce a trasfigurarsi in bellezza grazie al talento dell’artista.
È il turno di Giacomo De Vito, nato a Milano nel 1976 e diplomato in illustrazione allo Ied. In mostra possiamo trovare alcuni suoi ritratti realizzati con pastelli a olio, acrilici e pennarelli su carta di giornale, che lo studioso Guido Brivio ha definito “ritratti senza volto e senza identità”.
Avete mai pensato di realizzare opere d’arte con Paint? Zaira D’Agata sì. Catanese, 42 anni, laureata in Scenografia, a un certo punto della sua vita si è ritrovata a non poter usufruire degli strumenti tradizionali dell’artista, per cui si è avvalsa del programma di disegno digitale. Tuttavia, in mostra troviamo esclusivamente pitture a olio, acrilico e gesso su tela o su carta, con cui l’artista ci introduce in un teatro immaginario popolato da inquietanti maschere ed enigmatici saltimbanchi.
Cosimo Cavallo, nato a Torino nel 1968, è conosciuto da molti torinesi per il fatto che passeggia urlando sotto i portici ma è, soprattutto, un artista dalla vulcanica creatività. Ce ne accorgiamo di fronte ai disegni di volti umani dal sapore michelangiolesco, che Cavallo ha realizzato senza mai staccare la biro dal foglio. Degne di nota anche le pitture su cartoncino, in cui ha scelto di rappresentare volti in dissolvenza dall’aspetto alieno e dai colori ipnotici.
Nata a Damasco nel 1991, Noor Bahjat Al-Massri è laureata in Belle Arti e oggi risiede negli Emirati Arabi. I suoi lavori sono soprattutto collage di ritagli di giornale e strappi di carta incollati con resina, che danno vita a un universo popolato da elementi femminili e naturali, in cui riecheggia l’estetica orientale rivisitata in chiave dadaista.
Infine, Samaneh Atef: nata nel 1989 in Iran, dopo aver studiato Software Engineering Technology, ha scelto la strada dell’artista autodidatta, spaziando per tecniche differenti: in mostra, ad esempio, troviamo alcuni lavori realizzati utilizzando pennarelli su cartoncino.
Quale miglior modo di cominciare settembre, se non ricaricandosi… d’arte!

 

Tag: , , , , ,

Categorie: Cultura

Lascia un commento