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26 Ottobre 2020

Progetto Spiga: il sogno di un forno sociale in Barriera di Milano

L’atto collettivo della panificazione per favorire la coesione di una comunità: fino al 3 novembre crowdfunding aperto per realizzare l’iniziativa

Fabiana Re

Disegno stilizzato di forno da panificazione - Progetto Spiga

Il progetto Spiga è ora in fase di raccolta fondi

Quanti significati si nascondono sotto la crosta fragrante del pane? Nella storia questo alimento è collegato tanto al senso di condivisione – il biblico gesto di “spezzare il pane” – quanto all’idea di sostentamento: si lavora per “guadagnarsi la pagnotta”, si fa la rivoluzione quando si teme di non averne a sufficienza.
Anche l’evocativo atto della panificazione può essere letto come un processo collettivo che favorisce la costruzione di una comunità coesa. È proprio su questa interpretazione che pone le sue radici il progetto Spiga – acronimo di Spazio di Panificazione Inclusivo per Generazione Artigiana – che mira a costruire un forno sociale in Barriera di Milano e al momento è nella fase di raccolta fondi. Ma andiamo con ordine.

IL DESIDERIO DI UN FORNO COLLETTIVO
È il 2015 quando nel quartiere torinese, su iniziativa di Re.Te Ong (no profit che dagli anni ’80 si occupa di interventi di cooperazione a sostegno delle comunità locali) nasce AgroBarriera: l’intento è promuovere sul territorio forme di agricoltura sociale, coinvolgendo i cittadini nella realizzazione e cura di un orto inteso come bene comune.
La popolazione risponde con entusiasmo e, suggerendo attività, ne guida l’evoluzione. Tra le proposte spicca il desiderio di poter panificare, che non si esaurisce semplicemente nell’imparare ad autoprodurre l’impasto: le persone vogliono cuocere le loro pagnotte insieme in una sorta di grande festa comune. Desiderano un forno sociale a disposizione del quartiere.

LA GENESI DEL PROGETTO SPIGA
Tutto ciò rimane un’idea fino al 2019, quando il festival di architettura Bottom Up! lancia un bando riservato a pratiche di rigenerazione urbana dal basso, partendo dalle idee della comunità. Quale migliore occasione per portare alla luce le richieste degli abitanti di Barriera di Milano, un quartiere etichettato come “periferico” ma in realtà interessato a progetti di aggregazione?
AgroBarriera mette insieme un’equipe multidisciplinare per partecipare al bando: ne fanno parte architetti, designer, panificatori e ortolani del quartiere. Arthur Bohn, Serafino Calderone, Antonella Cardinale, Giuseppe Deplano, Danilo Perozzi, Egidio Sandron, Maria Scalisi conciliano le richieste della comunità con quelle di Bottom Up! e confezionano il progetto Forno Sociale Spiga.
Gli ideatori immaginano che esso diventi il fulcro della comunità, con laboratori di panificazione, workshop divulgativi sulla biodiversità dei cereali e un campo sperimentale in cui coltivare diverse varietà di semi.

UNA RACCOLTA FONDI PER SPIGA
Il progetto convince la giuria del bando, rientrando nella rosa delle 14 proposte selezionate. Spiga è ora nella fase del crowdfunding, che terminerà il 3 novembre. Al link della campagna chiunque può sostenere economicamente questa iniziativa di rigenerazione della periferia torinese, che punta a creare una comunità sempre più coesa e inclusiva.
L’obiettivo è ambizioso: per costruire il forno sociale sono necessari 25.000 euro. Spiga è finora uno dei progetti ad aver riscosso più successo durante la raccolta fondi, a dimostrazione della forte volontà dei cittadini di contribuire alla realizzazione di un’idea comune.
Proprio in questo processo di mobilitazione della collettività risiede la forza del crowdfunding: «È importante attivare canali di finanziamento direttamente dalla popolazione – racconta Giuseppe Deplano, responsabile dei progetti di agricoltura sociale per Re.Te. Ong – e sensibilizzare le persone a produrre un cambiamento nella propria comunità di riferimento».

L’IMPORTANZA DEL CIBO SANO E LOCALE
Spiga sarebbe molto più di un semplice forno: non produrrebbe solamente pagnotte, ma anche una nuova idea di cibo sano e locale. Deplano incoraggia a leggere il progetto in chiave politica, ricordando che numerose famiglie di Barriera di Milano vivono in condizione di povertà alimentare e necessitano di cibo di qualità: «Vorremmo sollevare una maggiore attenzione da parte di tutti al tema dell’alimentazione. Nel nostro piccolo – spiega – ci impegneremo ad attivare il forno e a produrre pane da dare a nuclei fragili: non possiamo da soli sfamare un quartiere, ma possiamo mostrare che la strada da percorrere è la filiera corta, la produzione del cibo a livello territoriale, l’avvio di imprese sociali».
Per contribuire al progetto e realizzare il sogno di una comunità basta un piccolo contributo, l’equivalente di una birra al pub. Deplano promette: «La berremo poi con una pizza fatta insieme».

 

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Categorie: Intercultura

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