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4 Novembre 2020

Lockdown e cultura, l’appello dell’Agis

Dopo la chiusura decisa dal Governo l’allarme dell’associazione che riunisce cinema, teatri e sale da concerto, accomunati dal timore di non riaprire

Fabio Gusella

Grafico Agis che evidenzia un unico caso di Covid

Uno studio dell’Agis rivela un solo caso di Covid nei luoghi di spettacolo

The show must go on”, si diceva una volta. In tempi di Coronavirus, il motto sembra ormai smentito, dal momento che il Dpcm firmato il 24 ottobre scorso dal Premier Giuseppe Conte ha stabilito che il settore dello spettacolo dovesse essere fra i primi a chiudere i battenti. Una scelta che l’Agis, l’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, ha fin da subito definito devastante per via delle ripercussioni che investiranno i lavoratori dei cinema, dei teatri e delle sale da concerto, già fortemente provati dal precedente lockdown.
Per capire meglio l’attuale condizione del settore e i rischi ai quali va incontro, abbiamo raccolto le parole di Luigi Boggio, presidente della sezione Piemonte e Valle d’Aosta dell’Agis.

LO STATO DELL’ARTE
In realtà, chi lavora nello spettacolo non è soltanto preoccupato per il mese di chiusura annunciato, ma anche per l’eventualità – affatto remota, considerando i crescenti contagi in tutta Europa – che il lockdown si allunghi. Tuttavia, anche se il Governo consentisse di riaprire le sale entro le feste natalizie, la situazione non migliorerebbe: «Cinema e teatri non funzionano come interruttori della luce: la nostra macchina necessita di tempo per rimettersi in moto», ci spiega Boggio.
Già nelle settimane precedenti al 24 ottobre l’Agis aveva pubblicato uno studio da cui risultava che, nel corso di 2.782 eventi e su un totale di 347.262 spettatori, si fosse registrato un unico caso di positività al Covid: “Una percentuale assolutamente irrilevante – si leggeva nel comunicato stampa – che testimonia quanto i luoghi che continuano a ospitare lo spettacolo siano assolutamente sicuri”. Ciò aiuta a comprendere lo stupore e la rabbia dell’associazione quando il Governo ha decretato, per la seconda volta in un anno, la chiusura di un settore che appare virtuoso nel rispetto delle norme anti-contagio.
«Ora il rischio per tutti i comparti è la desertificazione» sostiene Boggio, che presenta le richieste dell’Agis: «Servono misure come contributi a fondo perduto, accesso al credito, possibilità di scontare in banca i crediti di imposta e mitigazione per Imu e Tari/Tarsu». Solo così, forse, lo spettacolo potrà superare l’onda d’urto.

UN’INDUSTRIA DA SALVARE
Non sembra però tutta colpa del Covid, perché già prima dell’emergenza la situazione del settore era piuttosto precaria a causa di una cronica scarsità di risorse stanziate: come ci racconta Boggio, «oggi la mano pubblica investe nello spettacolo lo 0,027% del Pil, mentre investendo lo 0,1% potrebbe rendere tutti i comparti più solidi». Il Coronavirus, quindi, ha esasperato una crisi già in atto e «senza un aiuto da parte delle istituzioni – avverte il rappresentante dell’Agis piemontese – una chiusura prolungata sarebbe una catastrofe».
Una prospettiva che pare tanto allarmante quanto antieconomica: secondo una recente indagine della Fondazione Centro Studi Doc, nel mondo dello spettacolo operano ben 416.080 imprese, con circa un milione e mezzo di lavoratori (di cui un 20% di under 25), che contribuiscono al 6,1% del Pil nazionale. L’Agis sottolinea dunque come risulti quindi difficile capire perché una fra le più grandi industrie del Paese, già indebolita da un alto tasso di precarietà, abbia dovuto nuovamente inaugurare il lockdown.

LA CONFINDUSTRIA DELLO SPETTACOLO
Ma chi rappresenta l’Agis? Fondata nel 1945, riunisce associazioni di categoria, federazioni e fondazioni con lo scopo di rappresentare e coordinare le imprese impegnate nei settori del cinema, della musica, della danza e del circo.
Fra i pilastri della “Confindustria dello Spettacolo” – come la definisce Boggio – spicca la Federazione dello Spettacolo dal Vivo (Federvivo), che riunisce i teatri nazionali, le istituzioni concertistiche orchestrali, i festival, le compagnie teatrali private e le imprese della danza. Un secondo segmento è rappresentato dai dodici teatri d’Opera aderenti all’Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche (Anfols), mentre l’Associazione Nazionale Esercenti Cinema (Anec), riunisce molte delle imprese di esercizio cinematografico. Infine, rientrano nella galassia Agis anche le realtà che lavorano nei circhi, negli spettacoli viaggianti e nella musica dal vivo (Assomusica) e importanti soci aggregati come il Teatro Alla Scala e il Piccolo Teatro di Milano e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma.
Tante voci, quindi, ma un’unica richiesta di ascolto.

 

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Categorie: Economia

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