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4 Novembre 2020

Medusa simbolo del #MeToo: la scultura che fa discutere il mondo

Una statua che rappresenta la gorgone prevalere su Perseo diventa il manifesto del movimento contro la violenza sulle donne, creando dibattito e critiche

Giovanni B. Corvino

Statua Medusa con la testa di Perseo vista da dietro

La statua di Luciano Garbati è diventata simbolo del #MeeToo

Qualche settimana fa davanti alla New York County Criminal Court di New York – sede del processo al produttore cinematografico Harvey Weinstein, condannato per molestie sessuali a numerose attrici – è stata posta la statua Medusa con la testa di Perseo dell’artista italo-argentino Luciano Garbati.
L’opera vede la gorgone prevalere sull’eroe ed è stata utilizzata come simbolo del movimento #MeToo contro la violenza sulle donne, ma anche in questo contesto non sono mancate le critiche.

LA STATUA
Ispirandosi alla scultura bronzea di Benvenuto Cellini Perseo con la testa di Medusa, Garbati nel 2008 propone la sua inversione simbolica del mito, in cui è la donna con i capelli di serpente ad avere la meglio sul figlio di Zeus e Danae, sopravvivendo così alla fine che la narrazione classica vorrebbe.
Sempre secondo quest’ultima, inoltre, in precedenza Medusa sarebbe stata violentata da Poseidone in uno dei templi consacrati ad Atena. La dea della giustizia, indignata da tale avvenimento e non potendo contrastare il Signore dei Mari, avrebbe trasformato la donna nel mostro che tutti noi oggi conosciamo.
Seppur vi siano diverse versioni della vicenda, tutte sono concordi nel tragico epilogo: la testa della Gorgone è il trofeo col quale Perseo può esaltare la sua forza.

SIMBOLO DEL #MEETOO
L’opera di Garbati ha ottenuto grande successo solo nel 2018 grazie al movimento #MeToo, utilizzata come manifesto di denuncia delle violenze sessuali subite da tutte le donne.
La scultura è stata oggetto inoltre di un acceso dibattito internazionale che ha coinvolto molti giornali, tra cui il New York Times. Proprio il celebre quotidiano si è domandato perché Medusa sia stata raffigurata con la testa dell’assassino e non con quella del suo violentatore, Poseidone. Di certo sarebbe stato più appropriato poiché l’obiettivo era rappresentare, attraverso l’arte, la giustizia in favore di tutte le vittime di violenza sessuale.

LE CRITICHE
Ci sono però state altre critiche. L’attivista antistupro Wagatwe Wanjuki si è dichiarata fortemente contraria all’utilizzo della scultura di Garbati come simbolo del #MeToo, dato che esso è iniziato con una donna nera, mentre la statua raffigura chiaramente una ragazza dalle fattezze caucasiche; inoltre l’opera è stata realizzata da un uomo che ha riprodotto il suo stesso volto in quella del Perseo, quasi a voler anteporre un desiderio narcisistico di notorietà alla reale causa che la statua intendeva sposare. In realtà, l’artista aveva concepito questa rappresentazione per un altro progetto, in cui semplicemente riproponeva una rilettura dei miti classici e dell’iconografia presente negli odierni libri di storia dell’arte.
Alle polemiche ha risposto il fotografo Bek Andersen, collaboratore di Garbati: «Per me è emozionante che l’artista sia un uomo. Penso che gli uomini si sentano esclusi dalla discussione sul #MeToo e quest’opera può avvicinarli e renderli parte attiva del dibattito».

 

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Categorie: Cultura

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