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11 Dicembre 2020

In Nigeria i giovani protestano per un futuro migliore

L’hashtag #endSars, contro un corpo di polizia emblema della corruzione del governo, è il simbolo delle manifestazioni che chiedono più giustizia e diritti

Noemi Casale

Ragazzo nigeriano in mascherina con scritta #endSARS

Da mesi in Nigeria i giovani protestano contro il governo

Nei mesi scorsi in Nigeria migliaia di persone hanno protestato contro la brutalità della polizia e la corruzione del governo. Il 20 ottobre, quando l’esecutivo ha imposto il coprifuoco nella capitale Lagos e una folla di ragazze e ragazzi ha comunque deciso di sfidare le autorità manifestando in modo pacifico, le forze dell’ordine hanno interrotto la corrente elettrica e hanno aperto il fuoco, causando morti e feriti.

Le proteste nascono da lunghi anni di paura e sfiducia verso la polizia e nei confronti di quello che i nigeriani considerano uno dei governi più corrotti di tutta l’Africa. Lo slogan #endSars dichiara apertamente la principale richiesta della popolazione: sciogliere definitivamente e realmente la Special Anti-Robbery Squad (Sars), un corpo di polizia creato nel 1992 con lo scopo di contrastare crimini come le rapine a mano armata e i sequestri e autorizzato a compiere operazioni sotto copertura, ma che ha approfittato di questa “invisibilità” per perpetrare quegli stessi crimini dai quali avrebbe dovuto proteggere la popolazione, oltre che abusare del suo potere.

I racconti delle violenze subite da parte dei cittadini o degli emigrati sono molti. Ecco quello di Ephraim, che abita in Italia da cinque anni: «Nel 2018 sono tornato in Nigeria a trovare la mia famiglia. Un giorno stavo per uscire con degli amici indossando un paio di pantaloni in stile militare: mio zio mi ha fatto cambiare perché rischiavo di essere fermato e picchiato da agenti della Sars, che potevano interpretare il mio abbigliamento come una sfida alla loro autorità».
I poliziotti lo hanno fermato lo stesso, perché si sono accorti dai suoi modi di fare che non abitava in Nigeria: «Me la sono cavata con un paio di pugni e una cospicua mazzetta – continua – ma non a tutti va così bene. Spesso si viene picchiati o arrestati senza motivo. Le mie cugine che abitano nella città di Abuja escono ogni giorno per le manifestazioni senza la certezza di tornare a casa. Però non ne possono più di vivere nel terrore e nella violenza – conclude Ephraim – quindi si uniscono al resto della popolazione e combattono per i loro diritti».

Le proteste hanno però un orizzonte più ampio: chi scende in strada si oppone anche alle disuguaglianze sociali e alla mancanza di opportunità per i giovani, che sono la stragrande maggioranza della popolazione. C’è chi protesta inoltre contro le discriminazioni di genere e quelle che prendono di mira l’orientamento sessuale. Non mancano abusi da parte della polizia e ingiustizie giornaliere contro la comunità Lgbt, che in Nigeria non ha alcun diritto ma è uscita allo scoperto nonostante i pericoli.

La richiesta di sciogliere la Sars è stata accolta dal presidente Muhammadu Buhari, ma poiché si tratta del terzo annuncio in questo senso degli ultimi anni, la popolazione non si fida e teme che l’unità sarà semplicemente riformata e chiamata con una nuova sigla.

La crisi, che continua nonostante il silenzio della maggioranza dei media internazionali, concentra tutti i problemi irrisolti che affliggono la Nigeria da decenni. Il coraggio dei giovani è ammirevole e l’auspicio è un cambio di marcia e una transizione verso uno stato che sia a servizio e supporto dei cittadini.

 

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Categorie: Intercultura

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