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17 Dicembre 2020

Alle origini dei dolci delle Feste

Dai “nordici” omino di pan di zenzero e tronchetto di Natale ai classici panettone e pandoro: storia, leggende e ricette dei dessert che troveremo sulla nostra tavola

Simona Agro

Omini di pan di zenzero

Elisabetta I offriva ai suoi ospiti omini di pan di zenzero

Quest’anno passeremo delle feste di fine anno diverse e magari troveremo il tempo di preparare un dolce e raccontarci qualche aneddoto su alcune tipiche leccornie del periodo: l’omino di pan di zenzero, il tronchetto di Natale, il panettone e il pandoro.

L’OMINO DI PAN DI ZENZERO
Biscotto simbolo delle feste natalizie, l’omino di pan di zenzero (in inglese Gingerbread Man) è molto diffuso nel Nord Europa, dove si trova spesso anche come decorazione dell’albero di Natale. Da noi probabilmente è diventato ancor più celebre soprattutto grazie al personaggio di Zenzy nei film d’animazione di Shrek.
Andando alle sue origini, nasce in Gran Bretagna alla corte di Elisabetta I, che offriva ai suoi ospiti questi biscottini aromatizzati allo zenzero dalle sembianze umane, particolarità che divertiva molto gli invitati.
Nella leggenda che invece ha poi ispirato tanti altri racconti, un’anziana coppia senza figli decise di preparare un biscotto a forma di bambino e accudirlo come se fosse vero. Una volta pronto, però, l’omino pan di zenzero scappò e iniziò a girare il paese ripetendo a tutti la filastrocca: «Sono scappato da una vecchia donna e da un vecchio uomo, io posso scappare da tutti, anche da te. Corri, corri tanto non mi prenderai, io sono l’omino di pan di zenzero». Sfortunatamente incontrò una volpe che riuscì a catturarlo e a mangiarlo, un pezzo alla volta, così l’omino cominciò a gridare disperato: «Non ho più un quarto di me… Non ho più metà di me… Non ho più tre quarti di me… Non ci sono più!».

L’ANTICO TRONCHETTO DI NATALE
In francese Bûche de Noël, è uno dei dessert natalizi per eccellenza, ha la forma di un ceppo di legno e origini antichissime.
La tradizione risalirebbe all’antico periodo di festa pagano nord europeo di Yule, celebrato per 12 giorni dai popoli germani e norreni a partire dal 20 dicembre. In occasione della vigilia del solstizio d’inverno, notte più buia e lunga dell’anno, la comunità si riuniva attorno a un ceppo di legno addobbato con bacche e nastri, che veniva bruciato nelle fiamme del fuoco sacro. In seguito ogni capofamiglia ne portava a casa un tizzone per accendere un altro tronco, che avrebbe dovuto continuare a bruciare per 12 notti, simboleggiando l’inizio del ritorno ai mesi di luce e calore e propiziando con le sue ceneri abbondanza e prosperità per il raccolto. Dal XII secolo questa usanza si diffuse in quasi tutta Europa, trasformandosi col tempo nella tradizione del ceppo di Natale, dove il capofamiglia alla Viglia accendeva un tronco di legno che doveva bruciare per 12 notti fino all’Epifania.
Furono i francesi nel 1945 a trasformare questa tradizione in un goloso dessert, di cui esistono tantissime varianti. Composto da un morbida pasta biscuit arrotolata, in italia solitamente viene farcito di cioccolato e ricoperto da una ganache o una glassa anch’essa al cioccolato.

IL PANETTONE: UN DOLCE SBRUCIACCHIATO
Si narra che il panettone nacque nel XV secolo alla corte di Ludovico il Moro, Signore di Milano, quando lo sguattero Toni tentò di recuperare un dolce bruciato incidentalmente dal cuoco ufficiale della famiglia Sforza aggiungendovi lievito, farina, uova, uvetta, canditi e zucchero. Il dolce venne buonissimo e fu particolarmente apprezzato, tanto che la famiglia Sforza decise di chiamarlo “Pan di Toni”, da cui deriva il nome attuale.
Il panettone come lo conosciamo oggi invece venne ideato dal pasticcere milanese Angelo Motta, che nei primi anni del ‘900 prese spunto dal kulìč, un dolce tradizionale russo preparato per la Pasqua Ortodossa al cui impasto aggiunse il burro, confezionandolo nella carta di paglia una volta pronto.

IL PANDORO, UN’OPERA D’ARTE
Oggi “rivale” del panettone, si dice che la sua ricetta risalga alla Repubblica di Venezia del XVI secolo. Venne commercializzato dal 14 ottobre 1884, quando al pasticcere veronese Domenico Melegatti fu commissionato dal Ministero di Agricoltura e Commercio del Regno d’Italia il brevetto per un dolce natalizio. Per realizzarlo si ispirò al levà, un dolce lievitato della tradizione popolare delle sue terre, che modificò aggiungendo all’impasto uova e burro ed eliminando la copertura di mandorle e zucchero, perché fosse soffice e morbido.
La tipica forma a stella si deve invece al pittore Angelo Dall’Oca Bianca, che creò appositamente lo stampo a piramide con otto punte. Invece secondo una leggenda il nome deriverebbe da un pasticcere, che tirandolo fuori dal forno rimase sorpreso dal suo aspetto invitante dato dalla superficie dorata e decise così di chiamarlo “Pan d’oro”.

 

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Categorie: Cultura

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