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19 Febbraio 2021

Superare i confini della meraviglia con il Cirko Vertigo

Il direttore Paolo Stratta ci spiega cosa significhi fare circo oggi, presentandoci le prossime iniziative di una realtà che mette in scena l’arte a tutto tondo

Gabriele Costa

Uomo con barba grigia e sciarpa - Paolo Stratta Cirko Vertigo

Il direttore del Cirko Vertigo Paolo Stratta (ph. Andrea Macchia)

Il circo è da sempre il luogo in cui i confini della realtà e le leggi della fisica lasciano il posto allo stupore, attraverso il superamento dei limiti umani e della ragione.
Non fa eccezione il Cirko Vertigo, nato nel 2002 e oggi centro internazionale di creazione e produzione di spettacoli ed eventi, polo di formazione professionale e ludica nell’ambito delle arti circensi e residenza per giovani artisti. Abbiamo intervistato il suo direttore, Paolo Stratta.

Che cosa significa fare circo oggi?
«Innanzitutto essere in prima linea con l’attualità. Risponde a un’istanza di necessità e coraggio, soprattutto in questo periodo. Ci si mette in relazione con delle sfide, la volontà di essere un elemento che porta innovazione attraverso la tecnologia. Il circo delle origini è stato un luogo che ha sempre captato tutte le innovazioni: basta pensare che sotto i tendoni della famiglia Zamperla si sono viste le prime proiezioni cinematografiche del cinema italiano. Il problema principale del circo oggi è la parola stessa: sono più di vent’anni che cerchiamo di trasformare questa immagine che le persone conservano. Vogliamo fare capire che il circo è un’opera totale e complessiva, simile alla lirica dell’Ottocento e che contiene al suo interno teatro, musica, danza, discipline aeree e canto».

Come avviene il processo creativo all’origine dei vostri spettacoli?
«Esistono almeno due mondi nell’ambito della creazione artistica: nel primo i contenuti sono, come facciamo noi, generati dagli artisti stessi, mentre nell’altro la scena è diretta da un regista con degli interpreti e si entra nel mercato con un prodotto nato da una vera e propria operazione commerciale. Noi stiamo dalla parte dell’autenticità, di un prodotto artistico che resti agganciato a un rapporto col pubblico: anche se questo è mediato da uno schermo, non lo rende infatti meno diretto».

A questo proposito, avete collaborato con Sky Arte per Nice Platform: di cosa si tratta?
«Nice Platform è una piattaforma per la trasmissione in streaming e on demand di spettacoli e momenti formativi di teatro, danza, musica e circo contemporaneo ed è nata per ospitare i materiali multimediali della nostra Fondazione. Sky Arte è un media partner e ci ha accompagnato nei primi tre mesi per l’avvio dell’iniziativa. In questo momento stiamo raccontando l’esperienza di Solo in teatro attraverso un documentario che sarà trasmesso sui loro canali. In ogni puntata generiamo sia contenuti post-prodotti, sia frutto di una diretta con dietro le quinte e curiosità. Caterina Sismondi, ideatrice il progetto, in questo tempo di pandemia ha guidato la trasformazione dei processi artistici, creativi e professionali del Cirko Vertigo in streaming, il che ha permesso a sessanta addetti, non solo artisti, di continuare a lavorare all’archivio, alla digitalizzazione e alla creazione artistica».

Parlando invece della formazione che offrite, chi sono i frequentatori della vostra scuola?
«Il corso è riservato a diplomati o laureati. Ogni anno riceviamo da tutto il mondo un centinaio di candidature di una certa validità e ne selezioniamo una ventina, in base a prove fisiche, tecniche e artistiche e a un colloquio motivazionale. Docenti e allievi fanno parte di una comunità internazionale: all’estero l’arte circense ha una reputazione superiore, mentre in Italia siamo stati noi vent’anni fa i primi a creare una scuola aperta a tutti. Non proponiamo una formazione teorica sganciata dalla realtà, ma offriamo opportunità immediate di spettacolo dal vivo grazie alla collaborazione della compagnia blucinQue, che organizza tournée professionali. Trattiamo tutte le principali discipline: aeree e acrobatiche, trapezi, tessuti e cinghie, corda, quelle legate all’equilibrio, la danza e il teatro».

Che sbocchi occupazionali può avere oggi un artista circense?
«Alla fine del corso si ottiene una qualifica professionale come Artista di circo contemporaneo e il 98% dei nostri specializzati trova lavoro. Gli anni da noi servono per orientarsi fra percorso da interprete o creatore, perché molti trovano la propria vocazione nella scrittura, lavorando quindi in ogni ambito di spettacolo dal vivo e nei festival. Siccome la formazione di un artista dura tutta la vita, parecchi diventano insegnanti o assistenti. Avendo 15 diplomati all’anno, il tasso di occupazione è alto e immediato».

Avete qualche nuova iniziativa in cantiere?
«Stiamo programmando la ventesima edizione del festival internazionale Sul Filo del Circo, che avverrà in presenza a luglio a Grugliasco. Sarà un’edizione dedicata alle artiste: non solo spettacoli al femminile ma realizzati da donne, in scena e dietro le quinte in veste di autrici o costumiste. Riteniamo che simbolicamente sia necessario supportare le artiste, che purtroppo nella nostra società non hanno pari opportunità».

 

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Categorie: Cultura, Formazione

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