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24 Marzo 2021
Professioni al femminile: questione di genere?
Da Beatrice Venezi sul palco di Sanremo al Comune di Torino, con il filo conduttore del linguaggio: come evitare che le parole diventino veicolo di discriminazione
Vincenza Di Lecce
Tra chi l’ha definita “un’occasione sprecata” e chi ha sostenuto il suo “calcio al politicamente corretto”, a essere al centro del dibattito questa volta è stata Beatrice Venezi. Una giovane e talentuosa direttrice d’orchestra che all’ultimo Festival di Sanremo ha scelto di farsi chiamare “direttore”.
Negli stessi giorni, il Comune di Torino aveva rivolto all’Ufficio Scolastico Regionale l’invito ad attivarsi a favore del rispetto delle linee guida ministeriali sull’uso corretto del genere nel linguaggio amministrativo. La questione torna dunque a far parlare di sé e lo fa proprio attraverso l’uso delle parole, veicoli – talvolta – di messaggi discriminatori.
CHI DIRIGE L’ORCHESTRA?
Beatrice Venezi, 31 anni, originaria di Lucca, è una delle più giovani direttrici d’orchestra d’Italia e senza dubbio la più giovane in Europa. Una delle poche (certo, non l’unica) professioniste femminili nel settore.
Sul palco di Sanremo, però, a far parlare di sé non è stato solo il suo talento. Ad Amadeus che le chiedeva come volesse essere chiamata, Venezi ha risposto «Per me quello che conta è la preparazione con cui si svolge un determinato lavoro. Le professioni hanno un nome preciso e nel mio caso è “direttore d’orchestra“». Una presa di posizione, la sua, che ha riacceso il dibattito sull’uso del genere nella lingua italiana.
PROMUOVERE UN LINGUAGGIO CORRETTO
Con 25 voti, lo scorso 8 marzo l’assemblea elettiva di Palazzo Civico ha approvato la proposta di ordine del giorno presentata da Cinzia Carlevaris che invita l’Ufficio Scolastico Regionale a promuovere un corretto linguaggio di genere nelle scuole. In particolare, si chiede il rispetto delle linee guide dell’allora Miur – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sull’uso corretto del genere grammaticale nel linguaggio amministrativo, un’indicazione già seguita dal Comune di Torino.
“Una comunicazione corretta – si legge nel comunicato – rappresenta l’adesione a un progetto culturale che miri al contrasto delle varie forme di discriminazione”. L’Ufficio Scolastico Regionale è quindi invitato a sensibilizzare gli istituti scolastici sull’importanza dell’adozione del linguaggio non discriminante: un passo importante verso la diffusione della cultura dell’uguaglianza e la promozione delle pari opportunità.
LE LINEE GUIDA
Le linee guida rappresentano uno strumento semplice e chiaro per l’uso corretto del genere grammaticale nel linguaggio amministrativo del Ministero.
“Superare le resistenze nei confronti dell’uso dei femminili regolari in riferimento a donne – spiega la prefazione del documento a cura di Valeria Fedeli, Ministra dell’Istruzione nel 2018 – è importante perché è innanzitutto attraverso il linguaggio che noi esseri umani rappresentiamo la realtà in cui viviamo”. Il linguaggio è in pratica il mezzo attraverso cui si possono confermare gli stereotipi o metterli in discussione: “Se non cominciamo a dire la ‘direttrice generale’ o la ‘ministra’ quando è una donna a svolgere questi incarichi – continua Fedeli – sarà molto difficile superare il pregiudizio secondo cui si tratta di incarichi prettamente maschili”.
In fondo lo diceva anche Tullio De Mauro, grande linguista e letterato: “Le donne ministro o sindaco non c’erano mai state. Nato il ruolo è giusto che il vocabolario si adegui”. Come dire: fatta la professione, ora (ed è ora) tocca fare il femminile.