Home » Intercultura » In America Latina, tra crisi sanitaria e umanitaria

29 Marzo 2021

In America Latina, tra crisi sanitaria e umanitaria

Dalla Colombia al Venezuela, dal Brasile al Messico, i primi mesi del 2021 sono stati segnati da più di un’emergenza: in breve, ecco cosa sta succedendo

Valeria Guardo

Cartina Sudamerica e disegno virus Covid

L’America latina è alle prese con l’emergenza Covid e crisi umanitarie

L’America centro-meridionale è caratterizzata da una forte disomogeneità politica, amministrativa e sanitaria. Disuguaglianze di questo tipo fanno sì che nel 2021 l’intera area stia pagando a caro prezzo gli effetti del Covid, restio a farsi da parte.

Ad oggi, stati come la Colombia, l’Ecuador e il Venezuela hanno appena cominciato a vaccinare la popolazione e il Messico registra un numero di individui già immunizzati ben al di sotto della media mondiale del 3,5%. In Brasile tale percentuale si attesta attorno al 4, ma la campagna vaccinale è ostacolata dalla variante P.1 del virus, che non solo si diffonde più rapidamente, ma sembra anche influenzare lo sviluppo degli anticorpi.

In un quadro generale così preoccupante, il Cile è l’unico paese nel quale le vaccinazioni stanno dando i primi risultati promettenti: 6 milioni di persone hanno già ricevuto almeno la prima dose e il governo si prepara a immunizzare l’80% dei 19 milioni di abitanti entro fine giugno.
Grazie ad accordi stretti con diverse case farmaceutiche, il governo cileno ha infatti ottenuto stock di siero in anticipo rispetto agli altri paesi latinoamericani, in cambio dell’impegno a ospitare sul proprio territorio le sperimentazioni; inoltre, il programma sanitario dispone di un database digitale aggiornato ed efficiente.

Molti altri governi dell’area, invece, hanno dovuto stabilire complessi negoziati per ottenere un numero di dosi della profilassi comunque insufficienti. A questo proposito, Brasile e Messico hanno finora messo in evidenza più di tutti le proprie incoerenze politiche interne.
Nel primo caso la distribuzione dei vaccini finora è stata particolarmente caotica a causa della linea negazionista adottata dal presidente Jair Bolsonaro e dalla sua amministrazione. A fine gennaio nella città di Manaus (stato di Amazonas) la situazione sanitaria era letteralmente fuori controllo e il Ministro della Sanità Eduardo Pazuello – ora indagato per aver sottovalutato la gravità dell’emergenza nonostante gli avvisi delle autorità statali – aveva dichiarato la necessità di misure radicali e urgenti per arginare il tracollo degli ospedali quando ormai questi non avevano più ossigeno per le terapie intensive.

In Messico invece il governo di Andrés Manuel López Obrador, in vista di un’importante tornata elettorale, avrebbe assunto il controllo del piano vaccinale decidendo di consegnare le prime dosi a 333 municipalità “molto emarginate” sottraendole alle restanti; si tratterebbe in realtà però di aree rurali tra le meno colpite dalla pandemia rispetto a quelle urbane.
Inoltre, gli insegnanti sarebbero stati vaccinati prima degli infermieri, notoriamente più esposti al contagio.

Quella sanitaria non è comunque l’unica crisi in atto in Messico: al confine con gli Usa si vive un dramma umanitario accentuato non solo dalla presenza del virus, ma soprattutto dal cambio di governo alla Casa Bianca.
Da ottobre 2020 a febbraio 2021 la Customs and border protection (Cbp), responsabile della sorveglianza delle frontiere degli States, ha intercettato lungo il confine sudoccidentale del Messico un numero quasi doppio di migranti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Molte sono infatti le persone – anche provenienti da altri paesi dell’area – che, spinte da forte incertezza economica e da una linea più morbida in termini di accoglienza dell’attuale presidente americano, tentano di superare il confine diretti a nord.
Si tratta, però, di un viaggio estremamente pericoloso; i dati riportano che tra le persone non intercettate dalle autorità a Brooks County, a 110 chilometri a nord del confine tra i due paesi, moltissime sono quelle che muoiono per disidratazione.

Sempre negli ultimi mesi, inoltre, il governo Biden ha registrato circa 30mila minorenni non accompagnati intenti a passare il confine e ritiene che nell’anno in corso la quota potrebbe aumentare fino a 120mila, più del 50% rispetto al periodo pre-Covid.
L’attuale governo Usa ha scelto di permettere loro di entrare nel paese, in una corsa contro il tempo alla ricerca di letti in strutture però non adeguate e dove i posti disponibili sono, peraltro, già ridotti a causa dell’epidemia. Nonostante la rapidità di reazione, la situazione rimane una sfida difficile per l’amministrazione Biden.

La maggior parte dei link contenuti nel presente articolo sono tratti da Internazionale, che offre gratuitamente la newsletter Sudamericana per ricevere notizie e aggiornamenti sui paesi dell’America Latina.

 

Tag: , , , , , ,

Categorie: Intercultura

Lascia un commento