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30 Marzo 2021

Il mondo vuole la verità sugli Uiguri

Per questo gruppo etnico la Cina crea centri di formazione o di detenzione? Da quattro anni l’opinione pubblica internazionale chiede spiegazioni circa quanto avviene nello Xinjiang

Giovanni B. Corvino

Una manifestazione di protesta degli Uiguri Jack Fitzsimmons

Una manifestazione di protesta degli Uiguri (ph. Jack Fitzsimmons)

Originariamente abitanti dell’Asia centrale, gli Uiguri sono un’etnia turcofona prevalentemente musulmana che oggi vive soprattutto nella regione autonoma cinese dello Xinjiang; con il gruppo etnico maggioritario degli Han, popolano il nord-ovest del Paese.
Recentemente svariate testate internazionali quali la Bbc e la Cnn hanno riportato all’attenzione internazionale le violazioni dei diritti umani che il governo cinese starebbe commettendo nei confronti di questa comunità. Si parla di genocidio, provato da inchieste giornalistiche iniziate nel 2017 che riportano l’esistenza di veri e propri campi di detenzione creati per confinare in precisi siti la popolazione uigura.
Il fatto era stato negato lo scorso luglio dall’ambasciatore cinese nel Regno Unito Liu Xiaoming in un’intervista alla Bbc e anche poche settimane fa il governo di Pechino ha definito questi luoghi come dei “centri di formazione professionale atti a debellare l’estremismo e aiutare le persone nello sviluppo di nuove competenze”.

LE INDAGINI ONU
Già nel 2018 però le Nazioni Unite avevano iniziato a interessarsi della vicenda uigura, a causa della risonanza mediatica che la notizia aveva ricevuto.
A seguito di un meeting al riguardo, venne pubblicamente affermato che circa 1 milione di Uiguri erano detenuti in un “enorme campo di internamento avvolto nel segreto”, come confermato da diverse denunce ritenute affidabili. Gay McDougall, avvocatessa e membro del Comitato Onu per l’eliminazione della discriminazione razziale, a tal proposito aveva dichiarato: «Siamo profondamente preoccupati per i numerosi e credibili rapporti che abbiamo ricevuto. In nome della lotta all’estremismo religioso e del mantenimento della stabilità sociale, la Cina ha trasformato la regione autonoma uigura in una sorta di “zona senza diritti” avvolta nella segretezza».
Oggi in rete è possibile trovare alcuni video che confermano la presenza dei campi di detenzione uigura. Il governo cinese ha però spesso definito la vicenda e le testimonianze annesse come delle grosse fake news, negando qualsiasi forma di repressione o trattamento discriminatorio nei confronti della minoranza musulmana.

LA POSIZIONE DEGLI STATI UNITI
Poco prima della fine del suo incarico, l’ex Segretario di Stato degli Usa Mike Pompeo si era espresso duramente  sulla questione: «La Repubblica Popolare Cinese, sotto la direzione e il controllo del partito Comunista, ha commesso un genocidio contro gli Uiguri prevalentemente musulmani e altri gruppi minoritari etnici e religiosi nello Xinjiang. […] I processi di Norimberga alla fine della Seconda Guerra Mondiale – ha continuato – hanno perseguito gli autori di crimini contro l’umanità, gli stessi crimini che vengono perpetrati nello Xinjiang», accusando Pechino di violazione dei diritti umani.
Nel settembre scorso inoltre gli Usa avevano messo al bando i cosiddetti “prodotti a rischio di lavoro forzato”  interrompendo gran parte dei rapporti commerciali con lo Xinjiang – come fatto poi anche da Europa, il Regno Unito e il Canada – al fine di non agevolare in alcun modo quanto sta avvenendo nel Paese. Sulle stesse posizioni è l’attuale Presidente Biden, che già durante la sua campagna elettorale sosteneva quanto poi detto da Pompeo.
Il dossier Uiguri rimane dunque aperto sul tavolo internazionale della diplomazia e dei diritti umani.

 

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