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12 Aprile 2021

Contrastare l’odio in rete

Sul web l’hate speech è un fenomeno sempre più frequente: perché e come reagire? L’esperienza della divulgatrice e filosofa Maura Gancitano

Valeria Guardo

Manifesto con scritta Post no hate - Odio in rete

E’ importate reagire all’odio in rete

Al giorno d’oggi in rete è possibile rovinare la reputazione e la vita di una persona in pochi minuti.
L’hate speech (“discorso d’odio”) è un fenomeno insidioso e sempre più radicato nella vita quotidiana: la gogna mediatica arriva anche solo rispondendo a un commento o esercitando il sacrosanto diritto di dire la propria in un dibattito sul web. E non pensate che questo accada solo a chi è famoso o più “esposto” di altri, oppure che il mondo online si divida in vittime e carnefici: i ruoli sono facilmente intercambiabili ed è difficile individuare un profilo-tipo del cosiddetto “leone da tastiera”.

In un mondo dove tutto scorre veloce, l’essere umano ha sviluppato una razionalità digitale a scapito di quella discorsiva. Questo significa che bastano pochi, e il più delle volte basilari, input per permettere a un individuo di formulare un giudizio netto e lapidario nei confronti di un fatto o di un’altra persona. La capacità di intavolare un discorso, di costruire un dialogo articolato attorno al quale far ruotare opinioni diverse è come “atrofizzata” dal disuso e così la rete diventa come un’arena, dove c’è chi ruggisce e chi tenta di non essere sopraffatto, mentre dal pubblico si decide se il pollice è in su o meno.

Tra i bersagli di shitstorm (letteralmente, tempesta di sterco) c’è anche chi di questi argomenti si occupa a livello lavorativo. Maura Gancitano è una filosofa e divulgatrice che, con il collega Andrea Colamedici ha fondato Tlon, che si può definire una scuola di filosofia, ma anche una comunità, una casa editrice e una libreria teatro. Da personaggio pubblico, scrittrice e libera pensatrice, promuove campagne di sensibilizzazione su temi di attualità, analizzandoli sotto una lente critica e riproponendoli al pubblico come spunto di riflessione. L’intento è quello di distruggere i pregiudizi e incentivare la “fioritura personale”.
Purtroppo, però, utilizzando i social media anche Maura è stata spesso vittima di attacchi verbali violenti e offensivi, non solo in relazione al suo modo di pensare ma anche riguardo alla sua vita privata. Sì perché, come lei stessa ha spiegato: «Ci si sente talmente vicini attraverso i social che si presume di essere liberi di dire qualunque cosa sulla vita delle persone».

Vi siete mai ritrovati in una posizione simile? Pensateci: quanti e quante di voi, commentando un articolo socialmente e politicamente impegnativo ed esponendo la propria tesi a riguardo in maniera strutturata, si sono visti rispondere in prima battuta con un commento fuori contesto, condito da emoji volti a screditare tale idea? Avete mai fatto caso a come continuando il dibattito il vostro interlocutore, povero di argomentazioni, cominci a sferrare attacchi personali basati su un rapido giro turistico del vostro profilo?
In psicologia il fenomeno è noto come dissonanza cognitiva, ovvero la difficoltà nel discernere ed elaborare concetti tra loro contrastanti. Questa incoerenza produce disagio e riduzione dell’autostima nell’individuo, il quale tenta di risollevarla non di certo cambiando il suo pensiero ma rivalendosi sull’ambiente attorno a sé e con il proprio atteggiamento, proprio come nella favola di Esopo La volpe e l’uva: il contrasto tra il desiderio di mangiare l’uva e l’impossibilità di arrivare a prenderla, spinge la volpe a pensare che l’uva sia acerba.

Come comportarsi allora? È importante non lasciarsi sopraffare da certi atteggiamenti e denunciarli. Attraverso la campagna #odiareticosta gli stessi Maura e Andrea spiegano come tutelarsi in modo tale che, da un certo punto in poi, a ogni manifestazione d’odio e discriminazione in rete corrispondano vere conseguenze legali.

 

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Categorie: Tecnologie

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