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19 Aprile 2021

Dal pappagallismo al catcalling: dall’apprezzamento alla molestia

Sui social Aurora Ramazzotti ha denunciato un fenomeno fin troppo vecchio, che ora però chiamato con un nuovo nome viene visto in una diversa prospettiva

Vincenza Di Lecce

Ragazza con mani sul viso e ragazzi alle sue spalle - Catcalling

Il catcalling è sempre esistito ma ora è considerato una molestia

Il catcalling è sempre esistito: l’atteggiamento a cui fa riferimento questo termine di cui si sente tanto parlare non è altro che una molestia sessuale, tendenzialmente verbale, che avviene in strada.
A farlo sbarcare sui social, vestito del suo nuovo nome, ci ha pensato Aurora Ramazzotti, figlia di Michelle Hunziker e del cantante Eros. Una denuncia che ha messo a nudo un problema fin troppo vecchio: il labile confine tra un apprezzamento e una molestia verbale. Che l’uso di un altro termine sia sintomo di un modo diverso di guardare al fenomeno?

LA DENUNCIA
Lo sfogo nelle storie Instagram di Aurora Ramazzotti, di ritorno da una corsa in città: “Possibile che nel 2021 succeda ancora di frequente il fenomeno del catcalling?”, aveva commentato. “Appena tolgo la giacca sportiva perché sto correndo e fa caldo – ha poi spiegato – devo subire fischi e commenti sessisti e altre schifezze. A me fa schifo”.
Dopo la denuncia, la Ramazzotti ha lasciato ai suoi follower la definizione di catcalling: commenti indirizzati dai molestatori a vittime che di norma sono persone sconosciute che camminano per strada. Strombazzate dall’auto, fischi, fino a frasi volgari, domande invadenti, persino veri e propri insulti. Oggetto di catcalling sono soprattutto donne e ragazze, ma – seppur in misura minore – anche uomini e ragazzi.
Uno sfogo che ha portato sulla scena dei social il problema di una pratica ormai normalizzata: ne sono una conferma i commenti ricevuti dalla Ramazzotti dopo la sua denuncia.

CATCALLING: COME E QUANDO NASCE
Il verso che fanno i gatti di notte: questo, letteralmente, il concetto di catcalling. L’Accademia della Crusca ricostruisce l’origine del termine e ne attesta l’uso dai primi anni del Settecento; il verbo indicava i fischi di disapprovazione, il dissenso, espresso nei confronti degli artisti a teatro o in un luogo d’intrattenimento simile.
La parola torna con un nuova veste semantica nel 1956, quando il verbo per la prima volta è registrato col significato di “fischio, grido, commento sfacciato volto a esprimere attrazione sessuale o apprezzamento”, si legge nella definizione dell’Accademia della Crusca. In italiano, il termine catcalling arriva molto più tardi: le prime attestazioni risalgono solo al 2013: da quel momento, però, l’andamento delle ricerche in rete segnala un’ascesa del suo uso. Fino ad arrivare a un’esplosione di interesse nel corso del 2021.

UN ATTEGGIAMENTO DIVERSO
Prima di catcalling in Italia si diceva pappagallismo: il termine indica il comportamento da “pappagalli della strada”, cioè proprio di chi, in modo insistente e grossolano, importuna le donne per strada. “Sappiamo che la comunità dei parlanti inizia a usare parole nuove – spiega l’Accademia della Crusca – per una serie di ragioni: molto spesso perché queste parole servono a nominare qualcosa che prima non esisteva. Ma non è questo il caso di catcalling, che dà un nome a una serie di cose che esistono da molto tempo e che tutti i parlanti conoscono”.
La nuova parola, in questo caso, sembra quindi rispondere all’esigenza di dare voce al mutare dell’atteggiamento con cui guardiamo alla questione: una serie di gesti ben noti, in passato ritenuti a volte anche innocui, se non addirittura galanti o persino doverosi, ora sono identificati e avvertiti invece come una vera e propria forma di molestia.
La lingua non mente mai: l’esigenza di dare un nuovo nome a un problema sempre esistito si traduce con l’esigenza di guardare quel problema da un’angolatura diversa. Qui parliamo allora di una parola che, in ogni caso, si spera possa presto diventare testimonianza di una pratica dimenticata.

 

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Categorie: Cultura

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