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20 Aprile 2021

Un libro per… godersi il cammino: Martin Eden

L’opera in parte autobiografica di Jack London inaugura un ciclo di recensioni di romanzi e saggi scritti per insegnarci qualcosa

Valeria Guardo

Particolare locandina Luca Marinelli in Martin Eden

Luca Marinelli nel film Martin Eden

Oggi iniziamo una serie di tre articoli che chiameremo Un libro per… dedicati a quei libri che hanno un compito preciso, un determinato scopo.
Il primo che abbiamo scelto, Martin Eden, invita a riflettere sul percorso nel miglioramento di noi stessi. Scritto da Jack London nel 1909 (e trasposto in Italia nel film del 2019 con Luca Marinelli), è in parte un’autobiografia: l’autore si ispira al proprio vissuto per dare forma a un personaggio del titolo, caratterizzato da un’intelligenza fuori dal comune ma di indole autodistruttiva.
È un romanzo di formazione che illustra la vita del protagonista in una sorta di parabola e offre al contempo un’istantanea politica e sociale degli Stati Uniti dei primi del Novecento molto reale e vivida.

Il libro segue la storia di Martin, giovane e umile marinaio di Oakland che, per aver salvato da un’aggressione il ricco coetaneo Arthur Morse, viene invitato dalla sua famiglia che vuole rendergli omaggio. Il ragazzo entra così per la prima volta a contatto con un mondo che fino ad allora ha solo immaginato: argenteria di lusso, tappeti pregiati, persone raffinate e… libri.
Rimane incantato da tutto questo, così come da Ruth, l’ultimogenita di casa Morse, una bionda e diafana ragazza che poco sa della vita vera e degli uomini. L’esatto opposto di Martin che, poco più giovane di lei e povero, è diventato uomo in mare e vanta diverse avventure anche galanti in giro per il mondo. Dal loro incontro, Martin Eden capisce di amarla, ma è consapevole di quanto lei sia socialmente distante.

Decide quindi di cambiare: vuole diventare una persona rispettabile, colta e ricca. Comincia a leggere libri su libri, sottrae ore al sonno per assimilare più concetti nel minor tempo possibile; è avido di conoscenza e vuole diventare uno scrittore. Arriva anche a indebitarsi e a impegnare più volte i pochi oggetti che possiede per noleggiare una macchina da scrivere e produrre i primi racconti che in pochi, in verità, sembrano apprezzare.
Ruth, in parte osteggiata dai genitori, cede alle sue lusinghe e tra i due inizia una relazione dove lei, più che amarlo sinceramente, cerca di “educarlo” e indirizzarlo alla carriera più pratica di avvocato. Martin, però, è focalizzato sulla professione di scrittore, perché istintivamente ha compreso che è un buon modo di fare soldi ed elevarsi socialmente. Inoltre, vuole dimostrare a Ruth che può farcela e che può darle la vita che merita.

Tutti pensano a Eden come a un povero illuso, tranne un giovane poeta, Brissenden, con il quale il protagonista stringe una forte amicizia e inizia a frequentare alcuni circoli politici socialisti. In queste riunioni scopre di essere un oratore appassionato e un libero pensatore, ma la notizia di un suo intervento arriva presto alla famiglia Morse, che lo allontana dalla figlia.
Abbandonato da Ruth, Martin riceve un altro brutto colpo dalla morte di Brissenden. Piegato da questi due eventi si dedica nuovamente ai libri e la scrittura di un saggio si rivelerà il punto di svolta nella vita del giovane: dalla sua pubblicazione, infatti, fioccheranno richieste di collaborazione dai giornali più importanti del Paese e in pochissimo tempo Martin si trasforma da indigente a ricco intellettuale.

Da questo momento, la parabola della vita del protagonista inizia la sua fase di rapida discesa; ora che ha ottenuto quello che desiderava dalla vita, o credeva di desiderare, non sa che farsene. Tutti quelli che lo schivavano quando era povero, ora lo accerchiano: i Morse, gli editori, il cognato che lo aveva cacciato di casa. A ciò serve tanta ricchezza? Per questo ha lavorato giorno e notte?
Martin si accorge che, in realtà, la vita che ha sempre sognato è proprio quella che conduceva prima: decide quindi di riprendere il mare per un tempo indefinito. Svuotato fin nell’anima da tanta fatica, delusione e dolore proprio nella vastità dell’oceano che lo ha visto crescere, comprende il perché di tanta sofferenza e “nell’istante stesso in cui lo seppe, cessò di saperlo”…

Leggendo il libro, sicuramente capirete anche voi ciò che Martin ha realizzato della sua vita, ma in generale la riflessione è valida per tutti. Spesso le nostre azioni ci spingono a cercare il “meglio” a scapito del “bene”: il primo è la massima aspirazione, la perfezione, mentre il secondo ci sembra sempre insufficiente, quindi raramente ne godiamo e lo apprezziamo.

 

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Categorie: Cultura

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