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5 Maggio 2021

Sulle tracce di Napoleone a Torino

In occasione dei 200 anni dalla morte, ripercorriamo il passaggio del condottiero nella nostra città, tra storia, soggiorni e ristrutturazione urbana

Adriana Scatolone

Napoleone ritratto da Jacques-Louis David

Napoleone soggiornò spesso a Torino

Ei fu… Oggi sono 200 anni dal giorno della morte di Napoleone, in occasione della quale Manzoni scrisse questo celebre incipit. Il 5 maggio 1821 Bonaparte si spegne – a causa probabilmente di una malattia allo stomaco – a Sant’Elena, isola dell’Atlantico dove era stato esiliato nel 1815 a seguito della disfatta dei “cento giorni” con la battaglia di Waterloo.
Il Piemonte, governato dai Savoia, è uno dei territori più toccati dalle imprese napoleoniche e rimane sotto il suo governo fino al 1814. Oggi a Torino rimane qualcosa di quel periodo?

IL PIEMONTE NAPOLEONICO
Dopo che nel 1794 l’esercito della Francia rivoluzionaria viene sconfitto sulle montagne da quello del Regno di Sardegna, il generale Bonaparte decide di cambiare strategia e di attaccare il Piemonte, passando dalla Repubblica di Genova. In questo modo ottiene diverse vittorie e l’esercito piemontese viene sbaragliato nella battaglia di Mondovì, fatto che porta alla firma dell’armistizio di Cherasco nel 1796.
Termina così la prima campagna di Italia, che vede l’annessione alla Francia di Nizza e del cuneese. Per ottenere un potere più forte su Torino però, nel 1798 il Direttorio di Parigi riesce a mandare in esilio in Sardegna il re Carlo Emanuele IV ma, mentre Napoleone è impegnato nella Campagna d’Egitto, gli austriaci alleati dei Savoia riprendono possesso dei territori piemontesi.
Di ritorno dall’Africa, Napoleone non accetta questo cambio di guardia e il 14 giugno 1800 sconfigge l’esercito austriaco a Marengo, nell’alessandrino, in una delle sue più grandi vittorie. Il 21 settembre 1802 tutto il Piemonte viene così annesso alla Francia.
Solo nel 1814, quando Napoleone cade e viene esiliato all’Elba, il Congresso di Vienna ristabilisce il dominio Savoia a Torino.

NAPOLEONE A TORINO
Da questo breve inquadramento storico, è chiaro che Napoleone resta in Piemonte per diverso tempo con soggiorni più o meno brevi nella nostra Torino.
Nel 1805 per esempio, soggiorna per una quindicina di giorni alla Palazzina di Stupinigi, insieme alla moglie Giuseppina e alla sua corte, in una tappa intermedia prima di arrivare a Milano per essere incoronato re. I resoconti parlano di un trasferimento in pompa magna, con bauli, arredi, opere d’arte e gioielli della moda francese, che dovevano rendere la piccola reggia degna di un imperatore di Francia.
Diversi aneddoti vengono raccontati in riferimento a questo soggiorno, come il fatto che il neo imperatore avesse una chiave passe-partout per le sue visite notturne nelle camere delle damigelle della moglie. Non si sa se sia vero o una diceria messa in giro da qualche suo detrattore per screditarlo, certo è che la sua fama di seduttore è celebre.
A Stupinigi oggi si può ancora ammirare la sua carrozza: è stata rinvenuta solo nel 1950 nei pressi di Marengo, in un cascinale in cui era adibita a pollaio.

TRASFORMAZIONE URBANISTICA: VIA LA TORRE…
Napoleone ha influito però anche sull’urbanistica di Torino, tanto che è grazie a lui e al suo governo che oggi vediamo (o non vediamo) alcune strade o monumenti.
Partiamo da quello che non c’è più. Non tutti sanno che prima della Mole Antonelliana il simbolo della città era un altro: un’alta torre medievale a pianta quadrata, che col tempo fu rivestita di lastre metalliche. Era nota come Torre di San Gregorio, per la vicinanza con l’omonima chiesa e si trovava all’angolo tra via Garibaldi e via San Francesco. Oltre che per l’altezza, la torre era conosciuta per un grande toro di bronzo che, posizionato in cima, fungeva da segnavento, producendo un suono simile a un muggito grazie all’aria che passava attraverso la sua struttura cava.
Quando via Garibaldi fu rettificata però, la torre non era più simmetrica alla strada e quindi nel 1801 i francesi, seguendo una volontà di riqualificazione urbana che prevedeva anche l’abbattimento delle mura, decisero di raderla al suolo. Oggi di essa rimane solo l’orologio, spostato sulla facciata del Palazzo del Comune.

…E UN NUOVO PONTE
Napoleonico è invece il Ponte Vittorio Emanuele I, meglio noto come ponte della Gran Madre o dei Murazzi. La posa della prima pietra risale al 1811, alla presenza del marito di Paolina Bonaparte. In questo modo l’imperatore vuole dotare la città di un grande e imponente collegamento che attraversi il Po da piazza Vittorio alla collina, per sostituire il ponte precedente ormai usurato. Nel pilastro centrale fa inoltre incastonare un’ottantina di monete commemorative delle sue imprese e per la sua realizzazione nomina i migliori ingegneri francesi.
Al loro ritorno, i Savoia decidono di non abbatterlo perché ne comprendono l’importanza e la solidità (fino a oggi è stato solo ripavimentato con i binari del tram, ma la struttura non è stata modificata) e quindi gli viene solo dato un nuovo nome. Per celebrare il recupero del potere e probabilmente cercare di oscurare quanto fatto da Napoleone, i Savoia costruiscono ai piedi del ponte la Chiesa della Gran Madre.

 

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