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6 Maggio 2021

Housing sociale: di cosa si tratta?

Sono diverse le forme di edilizia residenziale rivolte all’accoglienza di persone in difficoltà. Ecco cosa offre Torino

Aurora Saldi

Edificio di ringhiera bianco e giallo - Housing sociale Numero Zero

La residenza di housing sociale Numero Zero

Per cercare un contesto solidale e comunitario in cui vivere da una parte ed evitare il caro affitti dall’altra esistono diverse possibilità, tutte riassumibili sotto l’ampio cappello dell’“housing sociale”. Ma di cosa si tratta e quali sono le sue varie forme?

Come spiega la pagina InformaGiovani dedicata a questo argomento, “per housing sociale si intende quell’insieme di interventi, nell’ambito del mercato immobiliare, realizzati con l’obiettivo di contribuire alla diffusione di una nuova cultura dell’abitare”. Servizi come questi, nati dalla collaborazione tra enti pubblici e privati, sono rivolti soprattutto ai giovani (in particolare quelli fuori sede) e a soggetti e famiglie che vivono uno stato di vulnerabilità sociale o economica.

Il cohousing definisce un’esperienza abitativa condivisa sotto il segno di uno stile di vita sostenibile e del risparmio. L’idea è quella di vivere insieme a singoli, coppie e famiglie in complessi residenziali con appartamenti privati ma anche con ampi spazi comuni, come sale riunioni, cucine, sale da pranzo, lavanderie, spazi gioco e laboratori.
Come in ogni comunità, il cohousing si contraddistingue per la condivisione delle responsabilità in merito alla gestione degli spazi per la collettività. Inoltre c’è anche l’idea che ogni abitante della residenza metta a disposizione le proprie risorse per costruire rapporti di cura all’interno della residenza, offrendo servizi come il car sharing, la banca del tempo, i gruppi di acquisto solidale, la custodia dei bambini, la cura del verde e la manutenzione.

A Torino la prima esperienza di cohousing è nata nel 2013 con Numero Zero, una residenza a Porta Palazzo gestita dall’Associazione CoAbitare, che spiega sul suo sito: “Le nostre case vogliono essere degli organismi che vivono in tutte le loro parti, in cui spazi collettivi, spazi privati e spazi semi-privati (o semi-comuni) si compenetrano e si pongono in continua relazione, mantenendo comunque chiara la propria connotazione”.
Dietro i progetti di CoAbitare ci sono dei veri propri gruppi di studio che cercano di far convergere nel contesto delle abitazioni analisi di tipo sociale ed economico, urbanistico e normativo, geografico e climatico.

La coabitazione solidale invece prevede la presenza di giovani all’interno di complessi di edilizia residenziale pubblica che prestano ore di volontariato per migliorare le relazioni tra gli inquilini dello stabile in cambio di una riduzione delle spese di affitto.
A Torino queste forme di cohousing sono promosse dal Comune, che mette a disposizione immobili di proprietà in collaborazione con l’Agenzia Territoriale per la Casa e con il contributo finanziario del Programma Housing della Compagnia di San Paolo. Tra le possibilità offerte dalla nostra città in questo senso sono sicuramente da segnalare quella della Cooperativa Sociale Il Punto, che gestisce i progetti Il cortile di via Bossoli/Pio VII e L’Ingranaggio di via Poma/via Scarsellini. I due punti abitativi, collocati rispettivamente a Mirafiori Sud e a Mirafiori Nord, sono tra l’altro in questo momento alla ricerca di inquilini tra i 18 e i 30 anni.

Altro esperimento interessante è ToHousing, progetto di co-housing sociale volto all’accoglienza delle persone Lgbt in grave difficoltà, come giovani tra 18 e 26 anni allontanati dalle famiglie di origine a causa dell’orientamento sessuale, migranti e rifugiati, anziani in condizioni di solitudine o povertà, persone transessuali e transgender.
Nello stesso solco si collocano anche l’Associazione Senza Muri con il progetto Enjoy the difference, che mira alla creazione di nuclei di coabitazione mista tra studenti universitari e giovani con disabilità, e San Salvario House, la casa canonica della Parrocchia Santi Pietro e Paolo di via Saluzzo, in cui giovani dai 18 ai 39 anni, studenti, lavoratori e ragazzi usciti da percorsi di accoglienza per minori stranieri non accompagnati possono sperimentare la convivenza.

Infine, un’altra tipologia di housing sociale è quella del condominio solidale, che si rivolge a fasce sociali deboli e prevede forme di mutuo sostegno tra famiglie, a volte coadiuvato dal supporto di figure esterne come operatori professionali e volontari, alla base del quale c’è la solidarietà e il reciproco aiuto tra generazioni diverse. Un esempio torinese in questo senso è il Condominio solidale del Sermig, in via San Simone.

L’housing sociale disegna quindi, nell’ambiente urbano spesso dominato dalla logica del profitto, spazi di solidarietà e di comunità, creando nuovi modelli di vita collettiva.

 

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Categorie: Intercultura

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