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15 Giugno 2021

Immagini e parole per la sostenibilità: Disastri e meraviglie a Porta Palazzo

Fino al 4 luglio una mostra al Mercato Centrale fa riflettere su come l’uomo stia distruggendo la vita sulla terra, in un periodo geologico che porta il suo nome

Valeria Guardo

Locandina arancione mostra Disastri e meraviglie

La mostra Disastri e meraviglie è al Mercato Centrale fino al 4 luglio

Disastri e meraviglie è un progetto realizzato da Achab Group con l’Assessorato all’Ambiente della Città di Torino e ritrae, attraverso gli scatti di Dino Sgarbi e i testi di Paolo Silingardi, i volti e i luoghi dell’era geologica attuale: l’Antropocene. Il termine indica il fatto che con le sue attività, che hanno portato modifiche territoriali, strutturali e climatiche, l’essere umano sia riuscito a incidere su processi geologici.
L’esposizione – fino al 4 luglio visitabile gratuitamente al Mercato Centrale di piazza della Repubblica 25 – si snoda in un percorso a spirale dove colori e concetti si intrecciano per dare risposte ai problemi del nostro tempo. Noi di Digi.TO siamo andati a darvi un’occhiata e ve ne proponiamo una chiave di lettura attraverso 4 macro-temi: Homo Sapiens, riscaldamento globale, processi industriali e una possibile soluzione.

HOMO SAPIENS
Pensiamo all’origine del nostro pianeta come a un film che illustri in 24 ore i quasi 4,6 miliardi di anni della sua storia fin qui. La vita sulla Terra appare intorno alle 3.44 del mattino ma per i primi organismi pluricellulari dobbiamo aspettare l’ora di pranzo (12.50). L’evoluzione da organismi molto semplici a complessi prende ancora buona parte della giornata ed è solo poco dopo cena, intorno alle 21, che le cose assumono un ritmo più calzante: compaiono in sequenza prima artropodi e pesci, poi le prime piante terrestri, anfibi, rettili e intorno alle 22.48 i dinosauri, i quali domineranno le scene per un’ora abbondante.
Successivamente fanno la loro comparsa mammiferi e uccelli e il ritmo del “video” prende velocità vertiginose: alle 23.55 e 30” si affacciano le prime grandi scimmie ma la separazione da queste dei nostri antenati richiede ancora un paio di secondi e finalmente, alle 23.59 e 12” nasce il genere Homo.
Nei 3 minuti che rimangono alla fine del nostro film, nasce la nostra specie, Homo sapiens, la quale lascerà il continente africano per iniziare il suo percorso di crescita in Eurasia e qui inventare l’agricoltura, l’allevamento e dare vita alla rivoluzione industriale così come oggi la conosciamo.

RISCALDAMENTO GLOBALE
A causa di agricoltura, attività industriale e crescente sfruttamento delle risorse naturali l’uomo ha raggiunto in un lasso di tempo relativamente minimo un record del quale abbiamo poco di cui andare fieri: i livelli di CO2 più alti negli ultimi 800.000 anni.
L’aumento della domanda di generi alimentari da parte dei paesi più industrializzati e l’aumento della popolazione globale rende necessario dedicare aree estesissime a pascoli e agricoltura, che assumono caratteri intensivi. Tutto ciò presuppone una massiccia opera di deforestazione e quindi un taglio netto anche alla capacità dell’ecosistema forestale di riassorbire la CO2 emessa con le restanti attività antropiche. Ovviamente, l’anidride carbonica immessa in atmosfera non rimane sospesa all’infinito e buona parte di questa ricade in mare dove, attraverso reazioni chimiche a cascata con l’acqua, forma acido carbonico (H2CO3) abbassando il pH dell’acqua stessa.
Risultato? Gli organismi più sensibili alle variazioni di CO2 scompaiono poco per volta portando con sé quelli maggiori che di essi si cibano, oltre a ridursi considerevolmente l’effetto tampone degli oceani sulle concentrazioni di questo gas in atmosfera. Tradotto: sempre meno pesce nelle pescherie e aria sempre più pesante e calda.

PROCESSI INDUSTRIALI
Abbiamo individuato, quindi, la causa principale dei nostri problemi nell’attività del settore secondario. Tuttavia è importante chiarire come, in realtà, l’obiettivo originario della sua affermazione nell’era moderna fosse quello di migliorare le condizioni di vita delle società umane attraverso il progresso tecnologico, raggiungendo una maggiore occupazione, lo sradicamento della povertà e incentivando l’accesso a istruzione e assistenza sanitaria.
Questo, in un’ottica ideale, presupporrebbe però dei confini: l’attività industriale illimitata e completamente libera, infatti, svolge un ruolo primario nel degrado ambientale ed è la causa dei disastri ecologici di cui puntualmente animali, habitat e noi stessi dobbiamo farci carico. A questo proposito, nella mostra potete apprezzare diversi riferimenti bibliografici ai maggiori eventi catastrofici che hanno avuto luogo negli ultimi anni.

LA SOLUZIONE
Essendo ormai troppo tardi per parlare di lotta ai fenomeni di degrado, dobbiamo concentrarci sui concetti di marginalizzazione dei loro effetti sugli ecosistemi e di ripristino.
Le soluzioni a portata di mano sono diverse, tra queste l’adozione di un’economia di tipo circolare a scapito di quella lineare finora adottata e la creazione di nuovi scenari in cui il dialogo interdisciplinare guidi verso una transizione ecologica reale.

 

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Categorie: Ambiente

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