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21 Giugno 2021

Lanzarote, il gioiello nero dell’Atlantico

Una meta da non perdere dopo la ritrovata libertà di viaggiare: un’isola dominata da acqua, terra, fuoco e aria

Valeria Guardo

Paesaggio con spiaggia nera e rocce - Lanzarote

Lanzarote è l’isola più bella delle Canarie

Dopo cinque ore di volo, riesco finalmente a intravederla. È lei, Lanzarote, l’isola più bella delle Canarie. A circa un paio d’ore a sud dello stretto di Gibilterra, è quella situata più a oriente delle otto isole dell’arcipelago. Così a est che a volte si può ascoltare una radio marocchina.

Sono le 19 ed è giorno di calima, il vento di scirocco che dal vicino Sahara si abbatte periodicamente sull’isola. L’aria caldissima mista a sabbia e polvere produce un effetto davvero suggestivo alla vista del sole, che sembra una palla incandescente più grande e vicina del normale, sospesa a due dita dall’orizzonte, come a non volerne sapere di tramontare.
Su questo sfondo color del fuoco si stagliano palme, montagne dalle diverse gradazioni di marrone scuro e nero e parallelepipedi bianchi – le case – con porte e finestre chiuse per non far entrare la spessa polvere.

La bellezza naturalistica dell’isola è dovuta a ben tre cataclismi che occorsero negli anni 1730, 1736 e 1824, una serie di straordinarie eruzioni vulcaniche che seppellirono interi villaggi e campi, conferendo a Lanzarote un aspetto lunare. In particolare, il primo di questi eventi causò l’affioramento di un massiccio montuoso, la Montaña de Fuego.
Accanto si trova il Parco Nazionale di Timanfaya, visitabile preferibilmente in autobus, in un percorso che si snoda tra ben 30 crateri vulcanici inattivi e dove le uniche forme di vita rintracciabili, a parte noi visitatori, sono le famose cucarachas, insetti capaci di adattarsi a condizioni climatiche estreme.

Anche se è un’isola molto piccola, percorribile in circa un’ora e mezza di auto attraverso una carretera principale, Lanzarote è ricca di luoghi unici e interessanti.
Lasciandoci il Parco Nazionale alle spalle e procedendo verso sud, arriviamo subito a uno dei siti più suggestivi: la spiaggia di El Golfo, una minuscola laguna dove l’acqua del mare che qui si raccoglie assume un colore verde acceso grazie al contatto con i minerali presenti nel terreno vulcanico. Proseguendo, ci imbattiamo poi in un altro capolavoro della natura: le terrazze naturali de Los Hervideros, una sorta di Parc Güell roccioso a strapiombo sull’oceano.

Prima di risalire l’isola lungo la costa est, vi segnaliamo ancora due luoghi imperdibili per i fotoamatori: le saline del Janubio e Playa Papagayo. A nord, invece, è d’obbligo una visita al Jardín de Cactus e alla Cueva de los Verdes, la quale custodisce un segreto di cui ci è fatta esplicita richiesta di non dire nulla ai futuri visitatori…

Vicino alla grotta, vediamo finalmente la prima delle architetture firmate dall’artista Cesár Manrique, El Jameo del Agua, ovvero la bocca di accesso a un tunnel di 6 km formatosi da un’eruzione vulcanica circa 3000 anni fa e del quale fa parte la stessa Cueva. Da questo luogo l’artista cominciò negli anni ‘60 la sua opera di riqualificazione del territorio. Qui costruì una grande piscina panoramica e un anfiteatro, rispettando le forme, i colori e gli elementi naturali.
Il suo amore per l’isola natale lo portò prima a renderla un’opera d’arte e poi a difenderne la purezza con le unghie e con i denti, nel pieno del boom turistico degli ‘80. La sua stessa casa e la Fondazione che porta il suo nome sono ricavate in parte o del tutto dalla roccia affiorante, dipinte di bianco e arredate secondo il gusto pop di quegli anni.

Di roccia è anche il Mirador del Rio, il punto panoramico all’estremo nord dell’isola.
Una volta arrivati qui, vi assalirà il dubbio che vi stiate perdendo qualcosa: la vista mozzafiato sull’isola La Graciosa, infatti, vi farà venire voglia di esplorarla e noi non ce la sentiamo proprio di dirvi che non ne vale la pena. Fa parte dell’arcipelago Chinijo (piccolino, in dialetto) ed è l’unica con un abitato di ben 650 persone, che ha fatto a meno della corrente elettrica fino agli anni ‘70, quando i collegamenti navali con Lanzarote si sono stabilizzati.

Descrivere Lanzarote in maniera esaustiva in queste poche righe è difficile. Perciò lo faremo attraverso le parole del premio Nobel José Saramago, che scelse di vivere qui gli ultimi anni della sua vita. Nei suoi Quaderni di Lanzarote infatti scrive: “Anche quando ci sembra inquietante, minacciosa, mostra una certa aria di dolcezza femminile, la stessa che, malgrado tutto, doveva avere Lady Macbeth mentre dormiva”.

 

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