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5 Agosto 2021

WiMu, un viaggio emozionale nella cultura del vino

Frutto della creatività di François Confino, il Museo del vino di Barolo propone un itinerario interattivo che ripercorre la tradizione di questo prodotto

Vincenza Di Lecce

Interno WiMu Museo del vino di Barolo

Il WiMu è a Barolo

Il vino emoziona anche quando non lo bevi. E a emozionare sono la sua storia, la sua cultura, la sua poesia. Questo l’intento del WiMu, un percorso sensoriale alla scoperta di un’amicizia speciale: quella fra l’uomo e il vino.

MUSEO E POESIA
Siamo a Barolo, nelle Langhe, patrimonio Unesco e famose nel mondo per il vino e i paesaggi. E siamo in un castello, quello dei Marchesi Falletti, dalla storia millenaria. È fra queste mura che va in scena il rapporto fra uomo e vino, più antico delle grandi civiltà, costante nel tempo e profondo nello spirito.
Che accompagni il defunto nell’oltretomba egizio, esalti i devoti di Dioniso nei suoi riti, animi i banchetti greci o conquisti il cuore dell’Europa con i Romani, il vino è infatti da sempre compagno dell’uomo. Come ha chiaramente espresso lo stesso François Confino, ideatore dell’allestimento e uno fra i più apprezzati professionisti del settore (suo, tra gli altri, il progetto del Museo Nazionale del Cinema): «Ho visitato diversi musei dedicati al vino nel mondo. Ma nessuno di essi ne racconta la dimensione straordinaria e culturale. Per me, invece, era fondamentale creare un percorso di visita poetico. Non un luogo dove si apprende come si fa il vino, ma un luogo che parli del rapporto tra noi e “lui”».

IL PERCORSO
La visita al WiMu è un’immersione nella cultura del vino: la suggestione di addentrarsi nei suoi miti corrisponde alla discesa fisica dalla terrazza panoramica alle cantine del castello, sede dell’Enoteca Regionale del Barolo.
Sono quattro i piani del museo che accompagnano i visitatori in questo viaggio. Seguendo il percorso, il terzo è dedicato ai tempi del vino, frutto dell’incessante lavoro della natura in un processo lungo e per certi versi misterioso che, in fin dei conti, è la genesi di un essere vivente. Al secondo piano il vino è protagonista della storia e delle arti: lo vediamo emergere da ogni epoca, lasciare la sua impronta in ogni luogo, accompagnando la storia dell’umanità, fin dai tempi più remoti. E in questo scorrere di secoli è elemento di ispirazione: le arti figurative, la musica, la letteratura, il cinema gli hanno sempre dedicato un’attenzione particolare.
Il primo piano è il piano nobile del castello, quello dedicato ai Marchesi Falletti di Barolo Carlo Tancredi e sua moglie Juliette, più nota come Giulia di Barolo, figure fondamentali nella creazione del vino Barolo. Al piano seminterrato troviamo infine una vera e propria scuola di una volta.

UN VIAGGIO INTERATTIVO
L’itinerario che il visitatore compie lungo i quattro piani che compongono il museo è una visita attiva, coinvolgente e divertente: in ogni sala, infatti, è possibile interagire con gli allestimenti tramite vista, olfatto, mani e piedi. Come nel caso, al terzo piano, del Carosello delle stagioni (“Les très riches heures du Duc de Berry”): un vero e proprio carosello azionato da pedali che, muovendosi, anima davanti ai propri occhi l’alternarsi delle stagioni sulle colline.
Al secondo piano, invece, intere sale riproducono atelier e cucine tradizionali accompagnate da filmati multimediali che comunicano tra di loro attraverso un divertente botta e risposta. Ancora, al primo piano, alcuni cartonati giganti tratti da vecchie fotografie riportano in vita abitanti del paese, ai quali la tecnologia – attraverso uno schermo in corrispondenza della bocca – restituisce anche voce e ricordi.
Fino ad arrivare al piano seminterrato, in cui, in un’aula perfettamente ricostruita, un maestro “virtuale” tiene la sua lezione di fronte ad antichi banchi di scuola, creando un’atmosfera d’altri tempi.
Il vino, a Barolo, è tutto da scoprire, oltre che da bere.

 

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Categorie: Cultura

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