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30 Agosto 2021

Agosto in città: viaggio nella Torino post-industriale

Dal Lingotto al Parco Dora passando per le Ogr, un itinerario originale tra ex fabbriche e nuovi poli culturali

Aurora Saldi

Palazzina Lingotto con Bolla di Renzo Piano

Il Lingotto è ora un centro polifunzionale

Che Torino con la Fiat sia stata per anni una delle capitali dell’industria italiana non è un mistero per nessuno. Istanze politiche, rilancio della produzione dopo la seconda guerra mondiale, flussi migratori dal sud al nord: tra le spesse maglie della storia di questa fabbrica si possono leggere per estensione alcuni dei grandi temi del secondo Novecento italiano.
Oggi la classe operaia è cambiata, le geografie delle migrazioni sono mutate e il colossale edificio di corso Traiano sembra un gigante addormentato. Del resto, anche Torino ha smesso da tempo di identificarsi con il concetto di città industriale, a cui ha preferito quello di centro universitario, dell’innovazione e della cultura. E le fabbriche svuotate? Abbiamo seguito le tracce post-industriali per osservare la città da una prospettiva diversa, nelle soleggiate e deserte strade di agosto.

TAPPA 1: IL LINGOTTO
Tra i lasciti più vistosi c’è senza dubbio la grande area del Lingotto, che è stata al centro della produzione automobilistica cittadina della prima metà del Novecento. La peculiarità di questa fabbrica è la pista asfaltata per il collaudo dei veicoli: un anello con due ripide curve paraboliche che, per il suo aspetto avveniristico, sembra essere stato abbandonato lì dal set di un film di fantascienza.
Dismessi i panni di stabilimento industriale all’inizio degli anni Ottanta, fu tra le prime fabbriche in città a cambiare pelle. Affidato alle geniali mani dell’architetto Renzo Piano (la cui eredità più bizzarra è la cosiddetta “Bolla”, una sala riunioni sferica e trasparente collocata sul tetto dell’edificio), l’ex polo industriale mutò rapidamente aspetto, fino ad arrivare a quello attuale: un grande centro polifunzionale.
Camminiamo lungo il perimetro del Lingotto e ci pare che la sua immensa superficie dilati a dismisura l’asse di via Nizza. Sull’altro lato della strada si affacciano alcune case piuttosto basse separate da una stretta area verde longitudinale, come se volessero prendere le distanze dal gigante di cemento che domina il quartiere, mostrando la vita della collettività oltre la fabbrica.

TAPPA 2: LE OGR – OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI
Dal Lingotto, aggirando il quartiere San Paolo (della cui storia industriale abbiamo già parlato), raggiungiamo le Ogr – Officine Grandi Riparazioni. Quasi nascosta dietro il Politecnico, la grande struttura industriale sbuca all’improvviso, dopo una curva di corso Castelfidardo.
Le Ogr sono state un’eccellenza nel campo della manutenzione di locomotive, automotrici e vagoni ferroviari, ma quando il polo fu smantellato il futuro non sembrava roseo, tanto che tra le ipotesi in ballo spuntò anche quella della demolizione. E viene spontaneo chiedersi come sarebbe apparsa quell’area della città, senza questa grande struttura di ferro e cemento. È una zona, infatti, che sembra per sua stessa natura guardare lontano. Dall’igloo di Merz, passando per le strutture verticali bianche che punteggiano la strada, alla stessa stazione di Porta Susa: tutto quello che tocca l’imponente progetto della Spina sembra puntare a un futuro di riscrittura degli ex spazi industriali.
Oggi dietro il cancello c’è un cortile che di notte è illuminato da suggestive luci color pastello; all’interno, dove un tempo le componenti ferroviarie stazionavano come grandi animali feriti, l’ex area produttiva è sgombra e ampia. Le Ogr sono rinate come spazio per i concerti, e, dove una volta c’era il fermento della produzione, in tempi normali centinaia di persone si accalcano sotto il palco per ascoltare artisti di tutto il mondo.

TAPPA 3: IL PARCO DORA
Ed eccola qui, la meta di quel misterioso sguardo al futuro che investe tutta la Spina: il Parco Dora, con i suoi piloni rossi che spiccano, inconfondibili, a segnare il confine tra i quartieri ancora adiacenti al centro e la periferia estrema della zona nord. Qui fino agli anni Novanta sorgevano i grandi stabilimenti produttivi della Fiat e della Michelin.
Di tutte le opere di riqualificazione, quella del Parco Dora sembra essere la più riuscita: mentre il fiume scorre impetuoso poco distante, alcuni ragazzi ascoltano musica e vanno sullo skate. La divisione in lotti racconta le diverse anime del Parco: ripercorrerla è un vero e proprio tuffo nel passato industriale della città.
Mentre ci lasciamo alle spalle la Spina e ci addentriamo in questo luogo, spinti dall’aria di futuro che si respira ormai da qualche chilometro, ci chiediamo quanto veloce procederà ancora il ritmo dell’era post-industriale e quali saranno i prossimi spazi che, sottratti alla fabbrica, verranno restituiti alla cittadinanza.

 

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Categorie: Scoprire Torino

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