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7 Settembre 2021

Afghanistan, l’operato di Pangea Onlus e altre iniziative di sostegno

Dopo la presa del potere dei talebani associazioni italiane e internazionali stanno facendo il possibile per aiutare le donne, che pagano il prezzo più alto dell’emergenza

Sara Albanese

Donna con burqa giallo - Pangea

La situazione delle donne in Afghanistan è critica

“Non sappiamo ancora come, ma la cosa di cui siamo certi è che Pangea non abbandonerà l’Afghanistan: continuerà a lavorare per le donne e i loro bambini”.
È la frase che si può leggere sul sito della Fondazione Pangea Onlus, nata nel 2002 per favorire l’indipendenza e lo sviluppo sociale, culturale ed economico delle donne e delle loro famiglie. Lavora in Italia, India e appunto Afghanistan e da agosto opera in una situazione di grande paura e difficoltà: dopo la conquista di Kabul da parte dei talebani, tutti i progetti, i collaboratori, ma soprattutto le cittadine afgane risultano le prime a rischiare per la loro libertà.

COSA FA PANGEA IN AFGHANISTAN
Lo staff di Pangea opera a Kabul dal 2003, a favore dei diritti umani e delle donne. In questi anni l’associazione ha aiutato tantissime di loro a costruirsi una vita, per esempio attraverso il Progetto Jamila, un circuito di microcredito che permette di avviare un’attività lavorativa. Non si tratta solo di un prestito economico, ma è anche un’iniziativa di formazione con corsi di matematica, lettura e scrittura, un impegno nella salute per sensibilizzare sulle malattie femminili e le visite di prevenzione. Pangea fa informazione anche sui diritti delle donne e sulla violenza di genere e la partecipazione alle lezioni diventa una presa di consapevolezza per le cittadine afghane.
Un secondo impegno è il Progetto bambine e bambini sordi: in un quartiere di Kabul è nata infatti una scuola frequentata da alunni e alunne non udenti, gestita dall’Associazione Nazionale Sordi che offre anche attività sportive e azioni di supporto e accompagnamento. Dopo la chiusura imposta dai talebani la struttura ha riaperto due giorni fa grazie alle azioni del preside. Ma non sarà più possibile mantenere le classi miste e inoltre le studentesse non potranno giocare a calcio.

L’EMERGENZA
Tutto questo non può e non deve essere perso. Dalle prime ore di emergenza la Onlus ha lavorato senza sosta per mettere in salvo su un aereo il suo staff e tutte le donne e le loro famiglie. Alla fine così è stato, sono atterrati a Roma tramite un’operazione di salvataggio: le attiviste si sono salvate grazie a una “P” disegnata sulla mano per farsi riconoscere dai carabinieri del Tuscania, che le hanno accompagnate al gate dell’aeroporto di Kabul.
Intanto, nel territorio afghano, un gruppo di attiviste della società civile ha protestato per chiedere ai talebani di preservare le loro conquiste. Ancora in attesa dell’annuncio del nuovo governo, le donne stanno rivendicando il diritto all’istruzione, al lavoro e alla partecipazione alla vita pubblica; non hanno intenzione di nascondersi com’è successo durante l’ultimo governo dei talebani. Fattori socioculturali, credenze tradizionali e povertà contribuiscono a compromettere l’educazione delle donne, ma nessuna società può migliorare e progredire senza un loro ruolo attivo.

AIUTARE L’AFGHANISTAN
Sicuramente è possibile sostenere Pangea Onlus, ma molte altre organizzazioni si sono immediatamente attivate nella raccolta di donazioni: un’altra associazione italiana è Nove Onlus, che sta collaborando all’apertura di un corridoio umanitario per far evacuare le donne più esposte.
Sono presenti anche la Croce Rossa, Unicef ed Emergency, che da molto tempo operano nei luoghi in cui sono presenti crisi umanitarie.
La più grande associazione femminile al mondo, Women for Women, ha attivato una campagna per le donne afghane, che ha l’obiettivo di aiutarle a trovare luoghi sicuri. Infine, anche l’ente di beneficenza Afghanaid ha istituito una raccolta fondi per l’emergenza.

 

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Categorie: Intercultura

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