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27 Settembre 2021

Il lavoro dell’osteopata: occuparsi del benessere fisico a 360 gradi

Uno studente dell’Accademia Asomi di Torino ci parla del percorso di studi e delle caratteristiche della disciplina, da poco riconosciuta professione sanitaria

Adele Geja

Osteopata tratta schiena di donna

L’osteopatia è diventata una professione sanitaria

È notizia recente il riconoscimento ufficiale dell’osteopatia tra le professioni sanitarie e l’autorizzazione del Miur all’insegnamento universitario di questa disciplina, alla quale verranno dedicati tra qualche anno i primi corsi di laurea.
L’osteopatia è definibile come un sistema consolidato di assistenza alla salute, che si basa su terapie manuali e, a differenza della fisioterapia, su un approccio olistico che considera l’individuo nella sua complessità.
Al momento l’unico modo per formarsi come osteopati è frequentare una scuola privata come l’Accademia Asomi di Torino, a cui è iscritto Matteo Siletto, istruttore di mezzofondo e running venticinquenne, a cui abbiamo rivolto qualche domanda per comprendere meglio in cosa consiste questa professione e come ci si prepari.

Com’è organizzata la scuola che frequenti?
«L’Accademia propone due tipologie di corsi, full-time e part-time, entrambi della durata di cinque anni e a numero chiuso fino ad esaurimento posti. Io ho scelto la seconda opzione, con un weekend mensile di formazione intensiva dalle 9 alle 16, che mi consente di continuare a lavorare. Da quest’anno il corso part-time è accessibile solo ai laureati in ambito sanitario, mentre lo scorso anno potevano iscriversi anche gli studenti e i laureati in Scienze Motorie come me. La didattica è quasi sempre stata in presenza, anche se possiamo disporre delle registrazioni delle lezioni. Abbiamo poi due sessioni d’esami, di cui una però è saltata lo scorso anno per via del Covid. Essendo un’accademia privata, i corsi hanno un costo annuale di circa 3.700 euro, corrispondenti alle tasse pagate all’università pubblica se si è nella fascia Isee più alta. Tuttavia, credo siano soldi ben spesi: essendo una classe di venti persone, siamo seguiti al massimo dai docenti, tutti osteopati professionisti. Alla teoria si alterna la pratica, con esercitazioni sui compagni e tirocini all’interno della scuola, che ha anche una clinica dove i pazienti possono prendere appuntamento».

Perché hai deciso di intraprendere questo percorso?
«Pratico da anni sport a livello agonistico, spaziando tra sci di fondo, atletica leggera e corsa in montagna e mi è sempre piaciuto il mondo della salute e del benessere fisico. Qualche anno fa ho conosciuto Mattia Roppolo, osteopata, chinesiologo, preparatore ed ex atleta. È diventato il mio allenatore e ha cominciato a trattarmi una volta al mese nel suo studio. Ho scoperto così l’osteopatia e mi sono appassionato soprattutto al suo legame con lo sport: avendo studiato in precedenza Scienze Motorie, poter unire i due aspetti è molto stimolante, perché le due discipline si completano bene».

Cosa ti appassiona di più della professione?
«Riuscire a comprendere le connessioni tra problemi all’apparenza distanti: molti scompensi fisici hanno cause lontane, come un dolore alla caviglia che in realtà è influenzato dalla scorretta postura dell’anca. Il paziente viene trattato solamente tramite terapie manuali, senza alcun utilizzo di strumenti e anche questo è un aspetto affascinante. Inoltre, l’osteopata spesso cura gli atleti e li aiuta a migliorare le proprie prestazioni, cercando di prevenire possibili infortuni o insegnando a migliorare la respirazione tramite il diaframma. Per quanto riguarda l’atletica, mi piace molto lo studio della biomeccanica, per impostare una corretta tecnica di corsa, che non solo aumenta la rapidità e la fluidità del gesto ma previene anche i problemi fisici che possono derivare da un appoggio sbagliato».

Come si svolge una visita dall’osteopata?
«Dopo una rapida anamnesi si procede alla valutazione del paziente, per capire qual è la causa originaria del dolore. Si effettuano una serie di test su tutto il corpo, con il paziente statico. In seguito, si tratta manualmente la zona dolorante o quella che ha provocato il singolo problema. Poi già nella stessa seduta si effettua una seconda valutazione tramite test per vedere se ci sono stati miglioramenti: in base ai risultati si programma la seduta successiva, lasciando passare un po’ di tempo per consentire al corpo di abituarsi al nuovo assetto fisico. Ad esempio, se l’osteopata ha lavorato sul bacino, potrebbe cambiare il passo del paziente».

Chi sono le persone che vanno dall’osteopata e per quali motivi?
«Ci sono pazienti di tutti i tipi: dagli atleti agonisti alle donne in gravidanza, passando per gli anziani con difficoltà motorie o i lavoratori con uno stile di vita troppo sedentario. Di solito le persone arrivano dall’osteopata già doloranti anche se, in presenza di qualche scompenso, consigliamo sempre di venire dall’osteopata prima di provare dolore, benché non ci sia un problema urgente. È molto più facile impostare un trattamento di prevenzione che non cercare di rimediare a un danno, ma è complesso trasmettere questo concetto».

 

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Categorie: Lavoro

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