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14 Ottobre 2021
Cipro, crocevia di civiltà: una storia millenaria ai Musei Reali
L’archeologo Luca Bombardieri ci racconta com’è nata la mostra dedicata all’isola nel cuore del Mediterraneo, a Palazzo Chiablese fino al 9 gennaio
Adele Geja
Secondo la versione del mito raccontata da Esiodo Afrodite, divinità greca dell’amore e della bellezza, nacque dalla spuma marina su una spiaggia di Cipro. Ma il fascino di quest’isola va ben oltre: situata in mezzo al Mediterraneo, era un importante centro commerciale caratterizzato dalla varietà culturale, tra influenze greche, egizie e orientali.
Esplorarne la complessità è lo scopo della mostra Cipro. Crocevia delle civiltà, ospitata a Palazzo Chiablese fino al 9 gennaio 2022. L’esposizione, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, è curata da Luca Bombardieri, docente di Archeologia cipriota presso l’ateneo torinese ed Elisa Panero, curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali, che vantano la più importante collezione cipriota italiana, con più di mille reperti largamente inediti.
Tuttavia, come ci spiega il professor Bombardieri, da poco trasferitosi all’Università di Siena: «Elisa Panero e io abbiamo voluto che la mostra andasse oltre i nostri due punti di partenza, ovvero la collezione del museo e i miei interessi di studio, facendo dialogare i reperti con l’attuale ricerca archeologica ed elaborando un percorso a tutto tondo sull’antichità di Cipro nel contesto dello spazio mediterraneo».
I lavori per la mostra sono iniziati nel 2018 e l’inaugurazione avrebbe dovuto essere ad aprile 2020, ma l’arrivo della pandemia ha bloccato tutto: «Gli ostacoli da affrontare non sono stati pochi – commenta Bombardieri – ma alla fine siamo riusciti ad aprire a giugno 2021, in un periodo rivelatosi ottimale per scongiurare ulteriori chiusure e consentire visite costanti».
Inoltre, con le riaperture sono arrivati importanti prestiti da illustri istituzioni straniere, tra cui il British Museum di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Kunsthistorisches Museum di Vienna e il Cyprus Museum di Nicosia.
L’itinerario di visita comincia con la sala intitolata Cipro a Torino, dedicata ai primi interessi antiquari per l’antichità cipriota che si sviluppano nel corso dell’Ottocento, soprattutto grazie all’attività di diplomatici e collezionisti piemontesi come i fratelli Luigi e Alessandro Palma di Cesnola, le cui ricerche hanno dato vita alla collezione dei Musei Reali.
Nello stesso spazio è presente un’opera d’arte contemporanea dell’artista cipriota Marianne Christofides che indaga l’appropriazione coloniale delle antichità archeologiche locali da parte degli studiosi occidentali. «Far riflettere su quanto il colonialismo ottocentesco abbia influito sulla formazione delle più importanti collezioni archeologiche europee è uno dei motivi fondamentali di questa mostra» spiega infatti Bombardieri.
Si prosegue con un percorso cronologico che, seguendo il filo rosso dell’organizzazione della società, ripercorre la storia dell’isola dai primi insediamenti nel Mesolitico all’arrivo dei Romani. Seguono poi alcune sale dedicate ai grandi temi dell’antichità di Cipro, come il mito di Afrodite, la donna e il suo ruolo nella società, l’amministrazione e la scrittura, gli scambi commerciali, la produzione di metalli, olio e profumi e infine la religione e il culto.
In quest’ultima sala risuona un suggestivo brano del gruppo torinese Eugenio in Via di Gioia, che dopo l’opera di Christofides offre una seconda apertura sulla contemporaneità, facendo immergere il visitatore nelle sonorità che accompagnavano le cerimonie sacre.
Il focus dell’intera mostra è la multiculturalità, testimoniata da svariate influenze nella religione, dalla vastità degli scambi e delle rotte commerciali e dalla coesistenza di lingue e scritture di derivazione egea, greca e fenicia, impiegate dal I millennio a.C.. «Cipro è tuttora un modello di integrazione culturale – commenta l’archeologo – nonostante l’invasione turca del 1974 abbia provocato uno strappo profondo a una storia millenaria di convivenza tra comunità differenti».
Infine, la sala chiamata Torino a Cipro illustra i risultati delle recenti campagne di scavo a Erimi nel Distretto di Limassol, dove il gruppo di ricerca italiano da 12 anni conduce un’indagine approfondita su una comunità dell’Età del Bronzo Medio, sviluppatasi soprattutto grazie a un atelier tessile.
La collocazione di quest’ultima parte della mostra non è casuale: il nome e il contenuto sono infatti speculari alla prima e l’intento è quello di mettere in luce come nel tempo sia cambiato l’approccio – soprattutto italiano – all’archeologia, oggi fondato su una stretta collaborazione con le autorità e comunità locali e sulla valorizzazione del patrimonio storico presente.
«A Erimi conosciamo il sindaco, facciamo attività nelle scuole e collaboriamo con il Dipartimento di antichità. Con i colleghi – conclude il docente – c’è un’ottima amicizia e percepiamo che il nostro progetto è non solo accettato ma anche apprezzato e incoraggiato dagli abitanti dell’isola, come qualcosa ormai parte del tessuto sociale della comunità».