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14 Ottobre 2021

Il piano nazionale dell’Italia per la parità di genere

Dopo la pandemia il nostro paese ha promosso una propria strategia per l’uguaglianza e l’emancipazione, ma i pregiudizi sui ruoli sono ancora molto radicati

Sara Albanese

Simboli maschio e femmina in cerchio - parità di genere

L’Italia ha un piano di azioni per la parità di genere

Nel 2021 la parità di genere continua a essere un problema. Sono significative le disuguaglianze che una donna vive quotidianamente in Italia e non solo, inoltre la pandemia ha sicuramente peggiorato la situazione. Aumenta quindi ancora di più la necessità di riformare il sistema di welfare e di investimenti per permettere alle donne di poter perseguire gli stessi obiettivi degli uomini e di avere pari responsabilità e riconoscimenti.

Il problema però non è solo economico. L’uguaglianza e l’emancipazione continuano a essere ostacolate da un retaggio culturale storico fatto di pregiudizi e stereotipi di genere: le donne sono più portate a lavori di cura e a contatto con il pubblico, gli uomini a occupazioni dove occorrono autorità e determinazione… Quante volte avrete letto negli annunci di lavoro “cerchiamo una figura femminile di bella presenza”? Se invece una donna si fa vedere più decisa talvolta subentra il luogo comune dell’isterismo dovuto magari a ciclo mestruale, menopausa e conseguenti sbalzi d’umore o scompensi ormonali. Vi sveleremo un segreto: non è così.

La parità di genere è un grandissimo motore di crescita e rappresenta uno degli obiettivi cardine dell’Agenda 2030 della Nazioni Unite. Dopo il primo lockdown nel nostro paese sono tornati a lavoro più di 4 milioni di cittadini, circa il 70% dei quali uomini. L’indice sull’uguaglianza di genere – lo strumento che monitora la disparità tra uomo e donna nei paesi europei – assegna all’Italia la valutazione più bassa riguardo la parità nel mondo del lavoro: 63,3 punti, cioè quasi 10 in meno rispetto alla valutazione media europea, pari a 72,2 su 100. Inoltre, la retribuzione mensile delle donne ammonta a quasi un quinto in meno di quella degli uomini e nelle coppie con figli il divario di genere è molto più ampio che in quelle senza figli.

La ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti ha spiegato che l’Italia si è dotata di strumenti che per la prima volta vogliono assicurare una direzione giusta alla parità di genere. La questione viene ribadita nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) a seguito della pandemia.
Entro il 2026 sono cinque le priorità da raggiungere: lavoro, reddito, competenze, tempo e leadership. La strategia prevede un miglioramento del tasso di occupazione garantendo che donne e uomini siano ugualmente retribuiti per lo stesso lavoro, viene introdotto un incentivo di circa 400 milioni di euro per l’imprenditoria femminile e un potenziamento dei servizi di assistenza all’infanzia, congedi di paternità, fondi per asili e detrazioni per caregiver e babysitter.

Inoltre saranno adottate azioni concrete per combattere gli stereotipi nella società, avviando campagne di sensibilizzazione utili a migliorare anche l’equilibrio di genere nelle posizioni dirigenziali e a incoraggiare la donna a una partecipazione a tutti i settori lavorativi. Per questo è previsto che le imprese adottino policy adeguate a ridurre il gap tra maschi e femmine in tutte le aree ritenute critiche, come le opportunità di crescere in azienda, la parità salariale e la tutela della maternità.

Infine, ma non meno importante, è necessario occuparsi della violenza di genere: un problema che con urgenza ha bisogno di soluzioni attraverso prevenzione, educazione, sensibilizzazione e maggiori investimenti in servizi per le vittime di violenza.
Intanto nel mese di settembre il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per includere la violenza di genere tra gli eurocrimini, i reati su cui la Ue ha competenza come il traffico di esseri umani, mafia e terrorismo. Con questa iniziativa l’obiettivo è chiedere alla Commissione Europea una legge che tenga conto di politiche mirate per affrontare ogni forma di discriminazione e di violenza contro le donne, arrivando a una riduzione dei tempi dei processi che oggi durano mesi, se non anni.

 

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Categorie: Cultura

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