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28 Ottobre 2021
Assunzioni post-stage, illusione o realtà?
Diminuzione di tirocini attivati e contratti di lavoro, retribuzioni ignote: la fotografia del sito Repubblica degli Stagisti è un quadro poco incoraggiante
Fabiana Re
Stage: la parola magica che accende la speranza nei neolaureati, ancora poco pratichi delle dinamiche del mondo del lavoro. La stessa parola che, col passare degli anni, si trasforma in una trappola per eterni tirocinanti, sempre sottopagati, mai abbastanza esperti per ambire a un’occupazione stabile. Da anni la testata giornalistica Repubblica degli Stagisti dà loro voce, denunciando i casi di sfruttamento e aiutando i giovani a trovare le opportunità migliori.
La redazione si è recentemente dedicata a un’epica “operazione verità”: un ciclo di articoli per chiarire i – nebulosi – dati del Ministero del Lavoro sulla possibilità di assunzione post-stage e l’impatto del Covid-19. I risultati sono poco incoraggianti.
DA STAGISTA A LAVORATORE
Punto di partenza dell’inchiesta sono i rapporti annuali sulle Comunicazioni obbligatorie (adempimenti con cui si notifica allo Stato l’avvio di un rapporto di lavoro o tirocinio) diffusi dal Ministero del Lavoro. Le informazioni contenute sui tirocini sono, per usare un eufemismo, sintetiche e di ambigua interpretazione. Nel rapporto 2020 si legge ad esempio che nel 2019 sono stati attivati circa 355mila stage e che “il numero di rapporti di lavoro attivati a seguito di una precedente esperienza di tirocinio è stato pari a circa 129mila”. È stato l’aggettivo “precedente” ad attrarre l’attenzione della redazione: precedente quanto? Il documento non lo specifica.
La Repubblica degli Stagisti ha allora indagato più a fondo, scoprendo così che vengono conteggiate le assunzioni avvenute entro i 3 anni successivi al tirocinio. Altro che porta d’ingresso al mondo del lavoro: è possibile rimanere disoccupati dopo uno stage ed essere ricontattati dall’azienda solo a distanza di anni e tuttavia rientrare nelle statistiche ufficiali delle assunzioni post-stage.
LE CONSEGUENZE DEL COVID
Il numero di stagisti rapidamente assunti al termine del tirocinio è ben più basso: all’incirca 51mila nel 2019, appena il 14% degli stage attivati nello stesso anno.
Ad abbassare ulteriormente questa percentuale è intervenuto poi il Covid: nel 2020 solo il 10,5% degli stagisti è entrato immediatamente in organico. Bisogna però considerare che a causa della pandemia molti stage sono stati rallentati o sospesi: è possibile che quindi non siano giunti a conclusione entro il 2020 e che l’eventuale assunzione non sia stata registrata dal Rapporto annuale.
Il numero dei tirocini attivati nel 2020 è comunque una fotografia della crisi attraversata dall’economia italiana: rispetto all’anno precedente si è ridotto di oltre un terzo, crollando a 234mila.
DATI MANCANTI
Una volta assunto, lo stagista non può però cantar vittoria, perché solo il 12% dei tirocinanti riesce a ottenere il tempo indeterminato: per gli altri si apre la strada del precariato, tra contratti temporanei (44%) e apprendistato (39%). Il Ministero inoltre non specifica la durata di questi rapporti di lavoro.
Un’altra grande lacuna dei rapporti ministeriali riguarda la retribuzione. Per legge, dal 2014 in ogni contratto di tirocinio extracurriculare occorre compilare il campo Compenso, ma finora i dati su durata e rimborso spese non sono mai stati diffusi. Eppure secondo Repubblica degli Stagisti il Ministero avrebbe già tutte le informazioni necessarie a sua disposizione: sono contenute nelle Comunicazioni Obbligatorie e nei contratti in cui si specifica retribuzione e durata.
“Basta interrogare il database, tirare fuori i dati, incrociarli, metterli in ordine, pubblicarli – scrive Eleonora Voltolina, direttrice della testata – perché fare un’operazione trasparenza e renderli disponibili al pubblico è davvero ormai non più procrastinabile”.