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16 Novembre 2021

Amnesty: il Covid favorisce la violazione dei diritti umani

Nel suo Rapporto 2020-2021 l’organizzazione sottolinea come la pandemia contribuisca a peggiorare la situazione sociale in molti paesi

Giovanni B. Corvino

Cartello con scritta Human rights fot future - Amnesty International

Il Rapporto di Amnesty International collega pandemia e diritti umani

Da quasi due anni il Covid-19 sta segnando una delle pagine più difficili della storia recente dell’umanità, determinando l’adozione di decisioni che talvolta hanno inasprito disuguaglianze e abusi già presenti in alcuni stati. È questo uno dei temi più rilevanti del Rapporto 2020-2021 di Amnesty International, l’organizzazione per la tutela dei diritti umani nel mondo che ha documentato il contesto sociopolitico di 149 paesi.

EMERGENZA COVID
Parlando di pandemia, le misure restrittive dei lockdown hanno infatti acuito la situazione di chi viveva nell’indigenza, o colpito gruppi marginalizzati come gli immigrati clandestini nei centri di permanenza in attesa di rimpatrio, costretti in molti casi a un soggiorno più lungo del previsto.
Ne consegue che, sempre secondo Amnesty, la pandemia ha fatto emergere l’incapacità del mondo globalizzato di cooperare per far fronte a un evento inatteso, ma con un alto impatto sociale.
Le situazioni di conflitto o in alcuni casi di violenza scaturite dalle decisioni di governance prese in Italia e negli altri Paesi per contrastare gli effetti del Covid-19 sono, quindi, testimonianza della necessità di nuove misure di leadership rivolte al benessere dell’uomo in quanto essere umano detentore di diritti.
A fronte di ciò, Amnesty International ha aspramente condannato la mancanza di garanzia circa una ripartenza equa, giusta e duratura per tutti gli stati del pianeta, indipendentemente dalla loro ricchezza economica.

NEL MONDO
Allargando poi il contesto, l’impegno di “far tacere le armi” in Africa entro il 2020 non si è realizzato. In Mozambico tra gennaio e settembre dello scorso anno ci sono stati oltre 1500 morti a causa dell’ennesimo conflitto armato. In Somalia gli americani hanno continuato i raid militari con 53 operazioni. In Nigeria, sempre nel 2020, sono morti 420 civili e sono stati impiegati bambini-soldato per arrestare un conflitto interno.
La situazione sociale non è migliore nelle Americhe, dove si è registrato un aumento dei livelli di povertà. Anche a causa di quest’ultima, solo l’anno passato, il numero di morti a causa della pandemia è stato di 750.000 persone: molte di loro non disponevano delle risorse economiche necessarie per pagarsi le cure o affrontare la perdita del lavoro dovuta alla chiusura di molte aziende e attività commerciali. Argentina, Brasile, Cile, Messico, Perù e Usa sono stati i Paesi maggiormente colpiti. I precari diritti alla salute offerti, dove l’accesso alla sanità è privato, hanno favorito una profonda crisi economico-sanitaria.
Amnesty International esprime perplessità circa l’applicazione dei diritti umani anche in Europa e in Asia. A creare criticità è stata la mancata fornitura di adeguati dispositivi di protezioni individuale e la parità di accesso ai vaccini tra i vari Paesi.

IN ITALIA
Per quanto riguarda il nostro paese, Amnesty condanna l’aumento del contagio da Covid-19 nei primi mesi di pandemia del 2020. Secondo quanto documentato dall’organizzazione, molti anziani deceduti nelle case di riposo sarebbero oggi ancora vivi se le autorità – Ministero della Salute, Regioni e Aziende sanitarie locali – non avessero preso delle decisioni sbagliate. In particolare, questa fascia di popolazione ha rappresentato l’85,7% del totale di morti causate dal virus.
In tale difficile contesto non sono mancate inoltre segnalazioni di torture e denunce circa maltrattamenti e abusi da parte di personale carcerario e poliziotti. Ne sono conseguite indagini che hanno portato ad accusare 25 persone, tra cui molti agenti e il direttore del penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, nei pressi di Napoli, per aver abusato della propria autorità facilitando – o commettendo – questi reati contro i detenuti della struttura prima ancora dello scoppio della pandemia. Anche nel carcere di San Gimignano (Siena) vi è stata una segnalazione, con 15 agenti penitenziari ancora sotto inchiesta per un caso del 2018.
Al Governo Draghi, in quanto in carica dal 13 febbraio 2021, non si possono imputare le accuse mosse da Amnesty International. È pertanto necessario aspettare il rapporto del prossimo anno per comprendere l’andamento della situazione sociale del nostro Paese.

 

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Categorie: Intercultura

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