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26 Novembre 2021

L’altro Black Friday

Dietro questa ricorrenza consumistica per eccellenza ci sono elevati costi etici, ambientali e sociali, motivo per cui anche qualche marchio ha chiuso i negozi

Sara Albanese

Pacco e scritta Black Friday

Il Black Friday non è solo sconti e promozioni

Oggi è il famoso Black Friday, ricorrenza dedicata allo shopping sfrenato, un appuntamento fisso che nasce negli Usa nel 1924. La particolarità di questa giornata sta negli elevati sconti e promozioni che vengono applicati su qualsiasi tipo di prodotto. I risultati sono evidenti: centri commerciali pieni e file di persone fuori dal negozio già dalle sei del mattino. Oggi tuttavia il protagonista in assoluto di questa giornata è l’e-commerce, in particolare il gigante Amazon, in grado di vendere milioni e milioni di articoli che arrivano a casa nel giro di 24 ore.
Il Black Friday si presenta come una giornata di grandi occasioni, a basso costo e super conveniente. Ma così non è. Il vero costo è ambientale, etico e sociale: ci sono meccanismi, molto spesso ignorati, che consentono di ricevere tutto ciò che si ordina in tempi rapidissimi avvantaggiando così i colossi mondiali.

IMPATTO SOCIALE E AMBIENTALE
La sola preoccupazione durante questi giorni prima delle feste è che il regalo arrivi in tempo. Mai, però, un pensiero rivolto ai lavoratori che già al di fuori di questo contesto continuano a partecipare a scioperi e proteste legate alle condizioni di lavoro del settore. Sono tante le testimonianze che hanno fatto emergere una realtà lavorativa fatta di ritmi stancanti, orari improponibili e controlli severi sulla produttività. L’enorme carico di lavoro che si presenza durante il Black Friday è inimmaginabile. Oltre ai magazzinieri ci sono anche gli autisti, che molto spesso non svolgono il proprio lavoro in condizioni di sicurezza e si trovano sotto pressione per suonare in tempo il campanello di casa, con la probabilità di non riuscire a rispettare le norme del codice della strada.
L’impatto ambientale invece? Anche questo è un tema che viene spesso ignorato. Trasporti, packaging usa e getta, plastica, sono solo alcune delle problematiche. Le categorie più cliccate durante il Black Friday sono prevalentemente due, fast fashion ed elettronica e tecnologia: significa quindi una grossa lavorazione delle materie prime e il confezionamento di migliaia e migliaia di prodotti. Il problema è a volte si acquistano oggetti che in realtà non servono, generando poi quantità enormi di rifiuti difficili da smaltire.

BRAND CHE RINUNCIANO AL BLACK FRIDAY
Alcuni marchi e startup hanno deciso di fermarsi e di chiudere durante questa giornata di consumismo compulsivo. Ad esempio Oway, il brand che produce agri-cosmetici professionali, ha scelto di non aprire i propri negozi, con la riflessione che la salvaguardia del pianeta sia molto più importante del profitto. Anche Anti-Do-To, che si occupa di progetti sociali, è di questa idea: dice no alle promozioni del Black Friday e devolverà il 100% dei profitti di ogni acquisto per iniziative future.
Molte altre marche stanno riflettendo sul fatto che bisogna consumare meno e meglio, come il brand di borse in teloni riciclati Freitag, che da molti anni in questo giorno chiude i suoi negozi e invia i clienti a scambiarsi gli accessori usati. Il marchio ecosostenibile Ecoalf – azienda che trasforma in tessuti materiali di scarto come le reti da pesca o rifiuti trovati in fondo al mare – ha lanciato la campagna #recyclingblackfriday, per una moda impostata sul riciclo e sullo scambio. Infine, Patagonia ha organizzato un evento Swap, che consiste nel fare shopping senza alcun pagamento, ma portando indumenti che non si indossano più per ricevere in cambio un gettone, con il quale poter prendere qualcos’altro tra i capi lasciati dagli altri.

 

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Categorie: Economia

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