Home » Musica » Glitch Project, non solo un duo al femminile

29 Novembre 2021

Glitch Project, non solo un duo al femminile

Musica elettronica, ma anche sperimentale: chi sono Federica e Maida, che da Torino si raccontano attraverso le loro canzoni

Vincenza Di Lecce

Due ragazze vicine di schiena - Glitch Project

Le Glitch Project

Molto più di un duo. In Glitch Project ci sono passione, dedizione e tanta voglia di sperimentare. Un progetto musicale che Federica Pepe (polistrumentista) e Maida Cerasino (voce), pugliesi di origine e torinesi d’adozione, hanno messo in piedi nel 2018, quando si sono conosciute e hanno cominciato a condividere il proprio interesse per la musica. Da pochissimo è fuori il loro nuovo singolo, No More.

Perché proprio Glitch Project?
Federica: «Nel 2018 abbiamo deciso di provare a produrre i primi pezzi con l’uso di un computer e di un software di registrazione, con non poche difficoltà. Non avendo la strumentazione adatta, infatti, il software molto spesso “glicciava”, cioè si bloccava e non ci permetteva di continuare a lavorare. Questo il motivo per il quale alla fine abbiamo deciso di fare nostro il termine glitch, una curiosità che ci ricorda sempre da dove siamo partite. Project è lì invece a indicare quello che vogliamo fare: per noi questo è un vero e proprio progetto, ci teniamo a creare un hub creativo, a coinvolgere una rete di persone che abbiano voglia di mettersi in gioco».
Maida: «Per ogni nuovo percorso che intraprendiamo, cerchiamo collaborazioni con artisti emergenti di Torino: fotografi, videomaker, programmatori, visual e artisti vari. Siamo convinte che il confronto con gli altri aggiunga sempre qualcosa di nuovo alle nostre canzoni e ci aiuti a guardarle dall’esterno. Parte integrante del progetto è poi il nostro produttore, che è la terza Glitch: la figura che ci aiuta a superare l’ostacolo soggettivo, che ci aiuta a restare sulla nostra strada senza perderci».

Quali sono le difficoltà che riscontrate nell’ambito musicale? Torino è una realtà stimolante?
F.: «C’è una grande verità, che noi fortunatamente spesso riusciamo a schivare perché ci rapportiamo più con l’estero: in Italia l’elettronica, intesa nella vera e propria composizione elettronica, è una cosa ancora prettamente maschile. Quindi succede che a volte non veniamo prese sul serio, che riceviamo risposte degne del miglior repertorio di frasi basate su stereotipi, che sentiamo il peso del nostro genere in questo ambito musicale. Per la musica elettronica e quella tecno, crediamo che Torino abbia un grande vantaggio: sono tanti i compositori e i musicisti che fanno bella musica e offrono ogni tipo di sfaccettatura musicale. D’altra parte, però, il contesto della musica elettronica resta un contesto molto individualista: la composizione avviene nei loro studi, che purtroppo non è facile raggiungere».

Bloom e Wane, due singoli che esplorano mondi emotivi diversi. Cosa li accomuna?
M.: «Siamo due persone molto diverse e abbiamo due intensità differenti anche nel provare le emozioni. In qualche modo abbiamo accentuato questo aspetto con le nostre canzoni, per raccontare un concetto che alla fine ritorna sempre, quello della bolla emotiva. Bloom nasce durante il lockdown, quando abbiamo provato, a modo nostro, a spiegarci quello che stava accadendo e ad affrontarlo. E questo pezzo è un po’ un risbocciare, un modo per rinascere rispetto alle situazioni. Wane a livello di composizione segue l’onda dell’happiness. Ecco un aneddoto divertente: quando registriamo un nuovo pezzo c’è una cosa che ci diciamo sempre. Se su un pezzo si può ballare la Macarena, allora vuol dire che quel pezzo funziona. È quindi nato tutto per scherzo, ma alla fine quella della Macarena è diventata una vera e propria challenge, che ha coinvolto tanta gente e ha creato un’interazione con il pezzo che è stata per noi davvero inaspettata e piacevole».

No More, il nuovo singolo, è uscito pochi giorni fa. Ce lo raccontate?
F.: «È un pezzo molto introspettivo, che segue il discorso delle bolle emotive, ma che abbonda la sensazione di happiness dei primi due. L’istinto che entra in contrasto con la razionalità, un singolo pieno di domande che ci costringe a darci delle risposte. Un po’ diverso anche dal punto di vista della composizione, dal momento che il basso è quasi inesistente».
M.: «No More rientra nel viaggio che con il nostro album vogliamo raccontare: un vero e proprio universo narrativo. Che ci permetta di crescere insieme al contesto, di avere tante personalità pur restando sempre riconoscibili. Ci ispiriamo a Florence + The Machine, che è riuscita a creare un filone tutto suo, un’artista che nel tempo è cambiata tanto ma che non ha mai abbandonato il suo mondo idilliaco, quasi fatato».

 

Tag: , , , ,

Categorie: Musica

Lascia un commento