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14 Dicembre 2021

#elfontheshelf, seguendo l’elfo di Babbo Natale

Le origini dell’hashtag che impazza sui social e della nuova tradizione che, partendo dagli Usa, porta i folletti natalizi nelle case di numerose famiglie italiane

Adriana Scatolone

Pupazzetti elfi in diverse scene - #elfontheshelf

La tradizione #elfontheshelf arriva dagli Usa

Tutti pazzi per gli elfi di Natale… Da un paio d’anni in questo periodo del calendario sul web, nelle case e nelle vetrine dei negozi c’è una vera invasione di folletti di Babbo Natale. Se ne trovano di tutti i tipi e colori, anche se i più diffusi sono quelli con le lunghe gambe snodabili coperte da calze rosse o a strisce rosse e bianche. Questi simpatici pupazzetti vengono fotografati nei luoghi e nelle situazioni più disparate e l’hashtag #elfontheshelf (letteralmente “elfo sulla mensola”) conta su Instagram oltre 4 milioni di post. Ma da dove nasce questa moda?

Tutto prende vita dal libro The Elf on The Shelf: A Christmas Tradition di Carol Aebersold e Chanda Bell. La storia è in rima e spiega che gli elfi di Babbo Natale, a partire dal Giorno del Ringraziamento fino alla Vigilia di Natale, arrivano nelle case di tutti i bambini per controllare il loro comportamento e riferirlo al loro “capo”, che in questo modo saprà se aggiungerli alla lista dei buoni o dei cattivi.
Di giorno i folletti stanno immobili come normali pupazzi inanimati, ma di notte tornano al Polo Nord per svolgere il loro ruolo di messaggeri; al mattino seguente poi scelgono dei nuovi nascondigli, assumono divertenti posizioni e non mancano l’occasione di fare qualche scherzetto.
Così ogni anno, le famiglie che abbracciano questa nuova tradizione accolgono nella loro casa un elfo e per prima cosa gli danno un nome. Il libro riporta come unica regola quella di vietare ai bambini di toccare il folletto, pena fargli perdere la capacità di andare e tornare dal Polo Nord in un’unica notte.

In Italia il libro non è stato tradotto, ma ci sono stati degli adattamenti, con modifiche che tuttavia non cambiano il concetto di base: l’elfo viene accolto il 1° dicembre e non il 25 novembre come negli Usa e può essere toccato, anzi meglio se viene coccolato. L’unico divieto è quello di rovinarlo o di trattarlo male, cosa che Babbo Natale non potrebbe perdonare. I bambini possono parlare con il pupazzetto e raccontare tutto quello che vogliono che Babbo Natale sappia: i loro gusti, le amicizie, qualche marachella da farsi perdonare..
Ogni mattina, prima che i figli si alzino, i genitori devono trovare un nuovo nascondiglio e creare una scena sempre diversa: l’elfo può avere in mano un messaggio per il bambino, può affidargli un compito da svolgere durante la giornata, può avere un piccolo dono per lodare un merito o, al contrario, combinare un pasticcio a cui il bimbo deve rimediare se il giorno precedente ha fatto i capricci. Non è quindi raro vedere in rete foto di dischetti di cotone sparpagliati come fiocchi di neve o cereali della colazione sul pavimento, o ancora vestiti della famiglia appesi all’albero.

È un gioco dell’attesa che rende ancora più magico per i piccoli questo periodo dell’anno e che crea delle occasioni di condivisione per l’intera famiglia. In più, sapendo di essere controllati, i bambini si sentiranno più spronati a comportarsi bene, perché per nulla al mondo bisogna far arrabbiare Babbo Natale.

 

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Categorie: Cultura

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