Home » Economia » Ridurre i rifiuti alimentari si può, con Reborn.To e Biova Project

17 Dicembre 2021

Ridurre i rifiuti alimentari si può, con Reborn.To e Biova Project

Due realtà innovative nate a Torino contribuiscono all’economia circolare trasformando scarti di cibo come frutta, verdura e pane

Sara Albanese

pentola con cibo di scarto - rifiuti alimentari

Molto cibo scartato si può recuperare

Forse si parla troppo poco di spreco alimentare, eppure buttare nei cassonetti chili e chili di cibo ha diversi impatti negativi. Il Food Waste Index Report 2021 indica che l’8-10 % delle emissioni globali di gas serra è dovuto a cibo non consumato, che tra famiglie, negozi e ristoranti ammonta a 931 milioni di tonnellate ogni anno.
Il problema è complesso e solo alcune piccole abitudini possono iniziare a fare la differenza: programmare il menu settimanale per acquistare ciò che serve realmente, comprare prodotti di stagione e a Km 0, non ignorare alimenti che sono esteticamente brutti e che in realtà sono ancora buoni. Questo è quello che consigliano anche due nuove realtà nate a Torino: Reborn.To, un laboratorio di lavorazione alimentare nato vicino a piazza Vittorio, e Biova Project, che trasforma pagnotte invendute in birra artigianale.

L’obiettivo di Reborn.To è dare una seconda possibilità a tutte le eccedenze e le materie prime che potrebbero essere sprecate dai produttori agroalimentari, con il fine di sostenere la produzione locale e favorire l’economia circolare. Sono tre i soci che si dedicano alla gastronomia: accolgono i clienti, raccontano l’iniziativa e preparano piatti unici grazie allo chef Matteo. Si possono acquistare frutta e verdura recuperate da aziende agricole del territorio e avere piatti pronti sia da asporto che comodamente dal divano di casa ordinando su Just Eat. Sono nati da poco ma hanno già fatto tanto: “Con le nostre box di frutta e verdura e i nostri piatti pronti, a novembre siamo riusciti a salvare 532,26 kg di prodotti e li abbiamo restituiti alle tavole di chi ha deciso di stare dalla nostra parte”, raccontano sulla loro pagina Instagram.

Questo piccolo laboratorio si è rimboccato le maniche per dare il giusto valore al cibo con idee semplicissime: consigli per la creazione di ricette da fare a casa, menu sempre diversi, vendita di box piccole, medie o grandi di frutta e verdura salvate dallo spreco; per fare un dono diverso a Natale hanno anche ideato delle carte regalo di cui è possibile scegliere l’importo: chi lo riceverà potrà fare acquisti nel punto vendita di via Bonafous 7/E.
Reborn.To vorrebbe comprendere nella sua realtà non solo i piccoli produttori ma anche i grandi supermercati, dove ogni giorno vengono ritirati dalla vendita tantissime quantità di prodotti; secondo la Fao, infatti, il 30-40% dei prodotti degli stessi agricoltori vengono scartati perché non conformi agli standard estetici.

Il pane invece che fine fa? A questo pensa Biova Project, startup il cui nome riprende quello della classica pagnotta piemontese. Con l’intesa di alcuni panifici, raccoglie fino all’ultima briciola di pane per produrre birra. I numeri parlano chiaro: 4.500 kg di CO2 risparmiata dalla gestione dell’invenduto e 5.000 kg dalla riduzione del malto d’orzo, 3.000 kg di pane invenduto recuperato, 3.000 euro donati a organizzazioni no profit e 54 tonnellate di bottiglie e lattine riciclate.
Il progetto non è rivolto solo alle panetterie ma anche ad altre realtà che vogliono partecipare, come ristoranti, mercati e piccole aziende: con 150 chili di pane recuperato si producono 2.500 litri di birra.

Queste realtà fanno capire che generare valore da uno scarto non è impossibile. Il pane si beve, la frutta e la verdura si reinventano. Ora non resta che promuovere questa cultura anti-spreco attraverso l’educazione e la consapevolezza. Ricordando che un prodotto esteticamente brutto o poco fresco non è da buttare nel cestino.

 

Tag: , , , ,

Categorie: Economia

Lascia un commento