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7 Febbraio 2022

Bullismo e cyberbullismo: riconoscerli e difendersi

Oggi è la Giornata internazionale per il contrasto a questi fenomeni, che una pagina web InformaGiovani approfondisce con schede e video

Silvia Bruno

Disegno di ragazzo davanti a pc - bullismo e cyberbullismo

Oggi è la Giornata contro il bullismo e cyberbullismo

Secondo un’indagine condotta dal Ministero dell’Istruzione nell’anno scolastico 2020-2021 in 1.849 scuole, il 22% degli studenti coinvolti è stato almeno una volta vittima di bullismo, a causa delle proprie origini, dell’orientamento sessuale o di una disabilità.

La ricerca fa parte di un progetto che mira a monitorare il fenomeno offrendo a ragazzi, docenti e istituti strumenti per prevenire e contrastare atteggiamenti e comportamenti purtroppo sempre più frequenti, amplificati sul web dall’isolamento portato negli ultimi due anni dalla pandemia. Non è quindi un caso che oggi, 7 febbraio, la Giornata internazionale contro il bullismo e il cyberbullismo anticipi di 24 ore il Safer Internet Day, indetto dalla Commissione Europea per promuovere un uso più consono e consapevole della rete.

Ma cosa si intende per bullismo? La pagina web a cura del Centro Informagiovani di Torino dedicata al tema lo definisce come un comportamento aggressivo e di prevaricazione ripetuto nel tempo, da parte di singoli o gruppi: che siano atti fisici o anche solo verbali, tutti si configurano come veri e propri reati. Se avvengono sul web parliamo di cyberbullismo, mentre se sono indirizzati verso ragazze e ragazzi Lgbt ci troviamo davanti a bullismo omofobico e transfobico.

Questi atteggiamenti e modi di fare possono presentarsi sotto varie forme: dalle prese in giro agli insulti, dalle offese per l’aspetto fisico, l’origine o l’orientamento sessuale all’esclusione da gruppi, dalla costrizione a fare qualcosa contro la propria volontà al danneggiamento o furto di oggetti personali, dalle telefonate o mail offensive fino a vere violenze fisiche.

Il modo migliore di reagire a queste situazioni è parlarne – sempre – con amici, docenti, familiari, spezzando il circolo di paura o addirittura omertà che può crearsi.
Esistono comunque anche realtà diverse a cui è possibile chiedere consigli e denunciare gli episodi. Ad esempio il Telefono Azzurro (numero gratuito 19696) opera in tal senso, come anche i Centri di ascolto per adolescenti, o il Reparto di Prossimità della Polizia (per Torino 011 01134300 o l’app YouPol).

Negli ultimi anni però, come si diceva, molti atti di bullismo si sono spostati in rete, soprattutto attraverso i social network o le app di messaggistica, dove bastano poche parole o immagini per intimorire, mettere in imbarazzo o far sentire a disagio qualcuno. Minacce, calunnie, diffusione di foto o immagini imbarazzanti se non intime (in tal caso si parla di revenge porn) sono solo alcuni comportamenti che si possono riscontrare, tutti passibili di denuncia. Se si arriva a un processo, poi, la pena può essere anche molto severa nel caso siano convolti minorenni.

Il fenomeno è stato preso molto sul serio dallo Stato italiano, tanto che cinque anni fa è stata approvata una Legge per il contrasto al cyberbullismo: essa non solo prevede azioni di prevenzione nella scuola (come la figura di un insegnante referente a cui segnalare problematiche ed episodi), ma stabilisce che le vittime abbiano il diritto di chiedere la rimozione di qualunque contenuto offensivo e i gestori dei siti o delle applicazioni interessate siano obbligati a provvedere entro 48 ore.

È comunque possibile cautelarsi da possibili pericoli della rete con semplici accorgimenti: prima di tutto controllare le proprie impostazioni della privacy su account e social, dove non è opportuno diffondere dati sensibili, anche solo il proprio numero di telefono; inoltre è fondamentale cambiare le password (senza mai condividerle) e non dare l’amicizia o rispondere a chi non si conosce.
Se si dovessero incontrare situazioni che mettono a disagio, è meglio fare subito lo screenshot dei contenuti offensivi, comunicando l’accaduto al gestore del sito e chiamando la polizia postale.

Parlare, segnalare, denunciare: così si vince l’arroganza degli ignoranti.

 

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Categorie: Cultura, Tecnologie

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