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15 Marzo 2022

Cosa prevede il Piano nazionale per l’emergenza nucleare

A seconda della distanza dall’origine delle radiazioni si va dall’isolamento in casa all’assunzione di pillole allo iodio, ora assolutamente inutili

Sara Albanese

Centrale nucleare in paesaggio invernale - emergenza nucleare

Dopo decenni si parla di nuovo di pericolo nucleare

Con l’incognita delle centrali nucleari nell’Ucraina in guerra si torna a parlare di un pericolo a cui non si pensava da decenni.
Lo scorso 9 marzo dopo 12 anni il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio ha firmato l’aggiornamento del Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, pensato per proteggere la popolazione in caso di disastri. La decisione non è stata presa dopo l’attacco russo all’impianto di Zaporizhzhia perché il lavoro era stato già deciso dal governo mesi fa, resta da capire se ci sono state accelerazioni in seguito al conflitto.
Per ora, comunque, la situazione rimane sotto controllo, nonostante in Italia e in altri paesi europei sia scattata la corsa per l’acquisto di pillole allo iodio, utili però solo in caso di esposizione alle radiazioni.

LE FASI PER LA GESTIONE DELL’EMERGENZA
Il Piano nazionale si fonda su alcuni punti fissi, come lo stare al riparo con porte e finestre serrate e sistemi di ventilazione spenti, controlli diretti e indiretti sulla popolazione.
Sono tre i possibili scenari incidentali, stabiliti in base alla distanza del pericolo radioattivo. Se questo si trova entro i 200 chilometri dai confini italiani, quindi molto vicina a noi, l’invito sarebbe quello di bloccare il traffico, chiudere in casa la popolazione non oltre i due giorni dall’evento e poi la somministrazione delle pillole di iodio, con un dosaggio in base all’età o a situazioni particolari. Se inalato o ingerito, lo iodio-131 contenuto nelle radiazioni può attaccare la tiroide con il successivo rischio di cancro, per cui l’assunzione di una composizione diversa di questo elemento risulta efficace.
Se invece il punto critico è tra i 200 e i 1000 chilometri non è previsto l’isolamento in casa ma interventi e controlli sul territorio, specialmente per quanto riguarda prodotti agroalimentari come verdura, frutta, carne e latte, oltre a un capillare monitoraggio delle importazioni. Infine, oltre i 1000 chilometri i controlli si limiterebbero ai beni provenienti dall’estero e ai cittadini esposti alle radiazioni che rientrano in Italia.

LA CORSA ALLE PILLOLE DI IODIO
La minaccia nucleare, radiazioni e armi atomiche fino a due settimane fa erano solo un brutto ricordo. Oggi ritornano nel dibattitto pubblico e nei discorsi quotidiani perché dopo l’attacco del 4 marzo si è temuta una colossale catastrofe, ma fortunatamente i livelli di radioattività sono risultati nella norma.
Nonostante ciò, in Italia in questi giorni nelle farmacie sono aumentate le richieste di pillole allo iodio, nella paura di rimanere senza nel caso il pericolo si concretizzasse. La somministrazione dovrebbe avvenire prima dell’esposizione e poi quotidianamente, ma in assenza di un pericolo conclamato la loro assunzione è del tutto inutile. Come chiarisce l’Istituto Superiore di Sanità: “Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione Civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione”.

 

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Categorie: Tecnologie

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