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13 Aprile 2022

Siamo api di Falchera: l’apicoltura per includere e rigenerare

Fino al 2 maggio si può partecipare alla campagna di crowdfunding per finanziare un nuovo progetto rivolto a persone svantaggiate del quartiere alla periferia di Torino

Sara Albanese

Telaio arnia con api - Siamo api di Falchera

Il crowdfunding per Siamo api di Falchera termina il 2 maggio

Rigenerazione urbana e sociale per il quartiere e formazione professionale per chi ne ha bisogno: sono gli obiettivi del nuovo progetto Siamo Api di Falchera, promosso dal gruppo Impollinatori Metropolitani insieme a Falchera Labb e al Comitato per lo sviluppo della Falchera.
L’iniziativa mira a costruire una comunità di persone con una maggiore sensibilità verso l’ambiente attraverso l’apicoltura, offrendo loro un possibile sbocco lavorativo e trasformando anche così un quartiere fragile e complesso. Per realizzare questo progetto di riqualificazione e inclusione fino al 2 maggio è attiva una raccolta fondi su Produzioni dal Basso e Damiano Grilli, fondatore di Falchera Labb, ci racconta perché sia importante realizzare il progetto.

Come nasce il progetto Siamo Api di Falchera?
«L’idea delle api a Falchera nasce una domanda che mi sono sempre posto personalmente: ma perché non mettere le api a Falchera per fare qualcosa che fosse proprio sentito dal territorio e dalle persone che vi abitano, come ad esempio il miele? Ho condiviso l’idea con il comitato e da lì, vista la partecipazione molto sentita, abbiamo iniziato a muoverci. Abbiamo incontrato in modo fortunoso gli Impollinatori Metropolitani nelle persone di Guido Cortese e Ariele Muzzarelli, dei quali ricordo ancora i volti la prima volta che hanno messo piede dopo diversi anni nei pressi dei laghi di Falchera: stupore e bellezza mistia a curiosità. Inutile dire che poi è iniziata una fitta corrispondenza e molti incontri sfociati sul come creare qualcosa. Senza le competenze degli impollinatori sarebbe stato molto difficile arrivare a dove siamo ora. Ovvero a uno dei tanti tasselli che stiamo costruendo su Falchera, tra cui anche la partecipazione al bando di ItaSolidale con il progetto Siamo api di Falchera: noi cerchiamo 5.000 € e loro ce ne danno altrettanti».

Chi saranno i soggetti coinvolti?
«Abbiamo pensato a una classe da 10 posti da riservare a chi è più in difficoltà: verranno selezionate ad esempio donne vittime di violenza, non occupate, persone in situazione di fragilità psicologica, economica, immigrati con necessità di inclusione lavorativa. La prima fase riguarderà la formazione, che tratterà temi quali educazione ambientale, ecologia urbana, apicoltura e apicoltura urbana, biodiversità e benessere animale, per concludere con gli insetti impollinatori».

Dove si svolgeranno le attività?
«Le attività saranno svolte nei pressi degli orti urbani di Falchera nuova, negli spazi attualmente in concessione al Csf – Comitato di Sviluppo della Falchera, di cui faccio parte come direttivo, ma che ha come punto di riferimento per noi comitato Falchera Labb e impollinatori metropolitani Gioia Raro. Lei è un altro membro del direttivo del Csf, lavora da tempo immemore nella Circoscrizione 6 e su Falchera e ha un polso della realtà, del quartiere e delle persone che lo vivono assai realistico. Un tassello chiave per interpretare anche i bisogni delle persone coinvolte».

Come avete pensato la campagna di crowdfunding e quali spese coprirete con il ricavato?
«Abbiamo concepito ogni spesa per rendere il progetto sostenibile e replicabile, contenendo i costi. Ogni donazione servirà a coprire i 2.000 € di spese che riguardano il coordinamento, i 700 € per la fase di ricerca e conoscenza dei candidati, i 900 € di attrezzature, poi 2.000 € per la docenza, 400 € per l’affitto delle sale e 500 € per la gestione veterinaria, la conduzione e il costo delle api. Prevediamo inoltre 1.000 € per comunicazione e promozione, altri 1.000 € per la documentazione e il monitoraggio dei processi, incluse le registrazioni dei corsi, e altrettanti per organizzare un momento pubblico di restituzione con la cittadinanza e le istituzioni, oltre a 500 € per le spese vive di gestione».

Qual è il senso profondo di questa iniziativa?
«Rappresenta una soluzione per innescare un processo di cambiamento che nasce dagli stessi abitanti di un quartiere con una storia difficile e che si trova nella estrema periferia di Torino, un territorio in cui costruire nuove comunità di persone a cui insegnare a fare il miele e una maggiore coscienza verso l’ambiente. Il miele dei cittadini che “si fanno api” a loro volta imparando a co-gestirle. Miele che diventi anche un simbolo della capacità ambientale e sociale di nutrire e generare, che permetta alle persone che saranno individuate di acquisire le conoscenze di base e le prime tecniche per diventare apicoltrici e apicoltori professionisti».

 

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Categorie: Ambiente, Lavoro

Commenti (2)

  1. Maricica ha detto:

    Buon giorno vorei gentilmente sapere se avete ancora bisogno di persone ce mio compagno che ha invalidita di 65%i non riesce trovarsi lavoro ,magari qualcosa per esere utile anche lui ,grazie buona giornata

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