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12 Luglio 2022

Willie Peyote accende il Flowers Festival

Venerdì 8 luglio siamo stati al Parco della Certosa di Collegno a seguire la data dell’artista torinese, accompagnato per l’occasione dalla band All Done

Antonio Tedesco

Willie Peyote al Flowers Festival

Willie Peyote al Flowers Festival

Quando una squadra di calcio gioca nello stadio di casa può subire due effetti correlati e contrapposti: o esaltarsi per il vigore del supporto o intimidirsi per l’emozione della situazione. A Guglielmo Bruno, in arte Willie Peyote, così a vista sono successe entrambe venerdì scorso, sul palco del Flowers Festival.

L’ottava tappa del suo Pornostalgia Tour (in cui è accompagnato dal gruppo All Done) viene aperta dal rapper classe ’90 Michael Sorriso, originario proprio di Collegno. Un’ora di live che ha riscaldato e acceso il pubblico a suon di free style anche senza base e strofe dal sapore conscious.
Contenuti ricchi di valore, senza risparmiare critiche e ricordando eventi recenti del torinese che hanno condizionato il diritto allo studio, come il crollo del controsoffitto al liceo Curie-Levi di Collegno, o il diritto al dissenso e alle manifestazioni e alla reazione delle forze dell’ordine, come in occasione delle proteste di fine febbraio da parte degli studenti contro l’alternanza scuola-lavoro.

Tutti temi che si sposano con i pensieri portati sul palco anche da Peyote. L’inizio è già un furore sulle note di Fare schifo, singolo dell’ultimo album Pornostalgia, che insieme alla voce della comica Michela Giraud rivendica proprio il diritto all’imperfezione, soprattutto se la ricerca pervasiva del perfetto implica un ulteriore senso di insoddisfazione personale.
Da Iodegradabile viene invece la seconda canzone in scaletta, Quando nessuno ti vede, testo dallo stile cinico che gioca sulle apparenze che ognuno di noi mostra per sembrare il più accettabile possibile agli occhi degli altri, ma che inesorabilmente verranno scoperchiate dalla conoscenza approfondita di chi ci sta davanti. E riprendendo Pirandello bisogna chiedersi: chi sei davvero quando nessuno ti vede?

La serata al Parco della Certosa continua poi con le più stagionate Willie Pooh, Metti che domani e L’effetto sbagliato, ormai tra i pezzi più rappresentativi e conosciuti del repertorio, che rendono la platea un coro unico ad accompagnare l’esibizione dell’artista torinese.
A caratterizzare le esibizioni sono le basi, praticamente tutte cambiate rispetto a come si è soliti ascoltarle, con l’arricchimento di citazioni sonore dagli Artic Monkeys a Dr. Dre, utilizzate per aprire alcuni singoli.

L’esplosione entusiasta dei presenti – e non poteva che essere così – arriva con l’esecuzione di Portapalazzo, pietra miliare del cantante che più di altre esprime l’attaccamento al luogo in cui vive, e che per l’occasione si è arricchita della presenza affettiva di un pubblico che ricambia lo stesso sentimento. Non sono mancati i riferimenti di impegno sociale, da Non sono razzista ma alla questione climatica.

Nell’ultima parte del concerto c’è spazio per una dedica a Mango, cantante morto sul palco nel 2014 dopo aver sibilato, come ultime parole, le sue scuse verso il pubblico per l’interruzione del live. Willie Peyote gli ha dedicato il brano omonimo, sottolineando quella responsabilità che si trova ad avere chi ha un microfono in mano, che nel caso di Mango è culminata con «la massima devozione al pubblico e alla musica: la massima espressione artistica a cui si può assistere», come spiega lo stesso Peyote.

La conclusione della serata avviene invece sul ritmo di Che bella giornata, manifesto massimo del Willie-pensiero: “Fai esattamente quello che dici, se c’è qualcosa che ti da fastidio, qualunque cosa sia, smetti di sopportarla, e vai”. Solo così forse, si può puntare a vivere meglio anche per più di una giornata.

 

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