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13 Settembre 2022

Fabri Fibra porta il suo Caos al Ritmika Festival

Il veterano del rap si è esibito sabato 10 settembre a Moncalieri portando in scena l’ultimo album e vecchi successi

Antonio Tedesco

Fabri Fibra a Ritmika Festival

Fabri Fibra a Ritmika Festival

“Torino le sapeva tutte!”. Ecco, si può riassumere così il concerto che il 10 settembre Fabri Fibra ha portato sul palco del Ritmika Festival di Moncalieri: dalle canzoni del primo album Turbe Giovanili (2002) a quelle dell’ultimo disco, Caos, il pubblico ha risposto presente accompagnando le rime del rapper di Senigallia senza prendere fiato.

Non che ci volesse questa testimonianza d’affetto per sapere quanto Fabrizio Tarducci sia ormai impresso nel cuore di almeno un paio di generazioni, a prescindere dal luogo in cui si esibisce e dalla scaletta che propone ai live. A proposito di generazioni: vederlo per la prima volta live, dopo che fin dalla quinta elementare ti passavi i suoi brani con gli amici via bluetooth, è stata un’emozione non da poco. Perché Fibra è stato per molti un collante di rapporti, un riferimento a cui guardare, nel bene e nel male, per un nuovo modo di fare e intendere la musica in Italia attraverso l’hip-hop, sia da ascoltatori che da artisti.

Ad accompagnare Fibra al dj set per tutto il tour è Dj Double S, torinese che in occasione della “data di casa” ovviamente è stato accolto dalla platea con grandissimo calore.
In riferimento alla scaletta, basta elencarla per capire anche il perché del potere attrattivo che Fibra ha esercitato negli anni, riuscendo sempre a cogliere nel segno indifferentemente dal pubblico che si trova davanti. Fattore spesso percepito come negativo in generale, ma che davanti a Fabri Fibra deve arrendersi all’evidenza che sbatte nei brani.
L’esibizione si apre sulle note di Il cielo nella stanza di Gino Paoli, quindi l’entrata in scena con le rime di Intro, dove Fibra ripercorre la sua carriera, costruita con l’unica costante della musica: “Quando sei vicino a me / Questo soffitto viola, no, non esiste più / Io vedo il cielo sopra noi”.
Il concerto prosegue con altre canzoni contenute in Caos: GodFellas, Brutto figlio di e Sulla giostra, quest’ultima realizzata insieme a Neffa, una metafora della scena musicale, dove solo chi ha “gli agganci giusti” può riuscire a sfondare, ma senza la certezza di durare.

Lo spettacolo continua con Cronico, il primo pezzo preso dall’album Fenomeno (2017), per proseguire con l’omonimo brano dal ritmo esaltante, che alza ulteriormente la temperatura del pubblico presente in Piazza del Mercato. Un accenno a un altro grande successo come La Pula bussò e si riparte con altri tre brani di Caos: Demo nello stereo, Propaganda (abbastanza a tema) e Stelle.
Altro brano di recente successo – e si vede anche dalla reazione dei presenti – è Pamplona, che scatena la gara a chi salta più in alto, magari con la speranza di sfuggire agli ultimi scampoli di estate che la canzone richiama a gran voce. Tocca poi a Caos, dove la voce di Madame si intreccia alla perfezione al brano e quella di Lazza interpreta la sofferenza che fa da sfondo alla sensazione di disordine attorno a Fabri Fibra.

La seconda parte del concerto segue il ritmo di brani intramontabili, fondamenta della poetica maledetta del Fabri. Da Tradimento (2006) arriva Rap in guerra, poi Applausi per Fibra, il brano che lo ha fatto conoscere per la prima volta al grande pubblico. A seguire un trio di canzoni provenienti da Mr. Simpatia (2004) e che qualunque fan di passaggio dovrebbe conoscere: Rap in vena, Non crollo e Non fare la puttana. Poi sulle note di La soluzione non può che scendere la lacrimuccia.
Il binomio con Neffa si ripete nell’esecuzione di Panico, singolo ormai storico dove i due artisti fanno un po’ gli psicologi: “Preso dal panico / fermati un attimo / perché se vai più giù / forse non torni più. / Cerchi di uccidere / quello che hai dentro te / ma a fare come fai / poi te ne pentirai”.

Con Tranne te e Vip in trip Fabri Fibra dà le ultime fiammate di entusiasmo prima di buttarsi in un finale dal tono impegnato e contemporaneamente spensierato: Dalla A alla Zeta immobilizza i toni, Stavo pensando a te esalta un certo sentimentalismo apatico, mentre il finale è con Luna piena (coincidenza: splendeva in cielo quella sera): “Nonostante il disordine rimane tutto nello stesso posto / ed è inutile dire che non mi riconosco / È che non so come potrei dirti no / Io tornerò sempre nello stesso posto / Ora che sei quel che più riconosco”.

 

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Categorie: Musica

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