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30 Settembre 2022

Diario di uno scrutatore

Procedure, episodi singolari e immancabili polemiche di tre giorni passati al seggio elettorale di un paese siciliano

Antonio Tedesco

Fantozzi e famiglia al voto - scrutatore

 

Per la seconda volta faccio lo scrutatore alle elezioni nel comune dove risiedo, un piccolo borgo della Sicilia. Tutto inizia il sabato, giorno prima del voto, con la presentazione alla sezione elettorale in cui sono stato assegnato secondo l’estrazione tra gli iscritti all’albo del municipio, nomina poi deliberata dalla Commissione Elettorale Comunale.
È un giorno di preparazione per allestire il seggio con i manifesti indicanti le liste presenti sulla scheda con relativi listini dei candidati, ma soprattutto per firmare e timbrare le schede. Sicuramente non la più divertente delle attività, considerando anche che oltre a Camera e Senato ci sono da firmare anche le schede per il voto delle elezioni regionali.

Il compito è ulteriormente allungato dall’applicazione dei tagliandi antifrode, bollini adesivi con un codice progressivo, che ha quindi richiesto che ogni scheda passasse da questi tre passaggi prima di essere pronta per chi sarebbe venuto a votare. Il tutto moltiplicato per tre schede, escluso il bollino che non si applicava per le Regionali, comporta che a fine giornata non ricordi più come mi chiamo poiché, a forza di farla, la mia firma era diventata uno scarabocchio confuso.

L’apertura del seggio è fissata per le 7. La mattinata vede presentarsi una sessantina di elettori sui 259 finali, tant’è che nelle ore successive al pranzo i restanti 200 inevitabilmente affollano il seggio, ed è qui che si viene a creare qualche intoppo.
Si è parlato della divisione per sesso dei registri elettorali: nella fattispecie il mio compito è quello di registrare gli uomini, mentre tocca ad altre due scrutatrici trascrivere le donne. Per forza di cose succede quindi che in base allo scorrimento della fila io chiami all’indirizzo della porta “un uomooo!”, stessa cosa per le colleghe con l’altro sesso. Il punto è che non sempre ovviamente i due generi sono bilanciati nella composizione della fila: capitano quindi momenti con più donne dove la mia attività si blocca, e viceversa momenti con più presenza maschile. La dinamica in generale crea più di qualche malumore, visto che ci sono magari donne che saltano la fila poiché possiamo andare avanti solo con il “registro rosa”, e nonostante spieghiamo che la divisione dei registri ci imponga questo scorrimento alternato, diciamo che le giustificazioni non sono mai abbastanza.
I cortocircuiti più comuni di questo problema risultano evidenti quando a votare si presentano marito e moglie: uno dei due esce inevitabilmente infastidito dal seggio perché nonostante abbia già votato deve aspettare che al o alla consorte spetti il suo turno.

Altro fatto che – si percepisce proprio – infastidisce non poco chi viene a votare è non poter imbucare le schede con le proprie mani. Il bollino antifrode infatti viene applicato in un tagliando da strappare prima che la scheda venga imbucata, cosa di cui ovviamente dobbiamo occuparci noi operanti al seggio. Ecco, il fatto di essere bloccati poco prima di quel gesto, che a prescindere da come la si pensi mantiene comunque il suo fascino storico, non viene per niente visto di buon occhio. E quindi vengono date ulteriori spiegazioni mentre l’elettore o l’elettrice, anche giustamente a corto di fiducia, si sofferma a guardarti e si accerta dell’operazione di strappo del tagliando e conseguente affidamento della scheda dentro l’urna. Un sentimento a cui personalmente cercavo di rimediare in parte con un: «Quella verde [scheda delle Regionali] può imbucarla, in quelle rossa e gialla dobbiamo strappare questa camurria [seccatura in dialetto siciliano]».

Non mancano ovviamente gli anziani che da dentro la cabina chiedano aiuto (che ovviamente non possiamo fornire) e anche una scheda che non vediamo imbucare ed entra nell’urna compresa di tagliando, cosa che comporta l’apertura temporanea del contenitore alla ricerca del foglio incriminato.

Concluse le operazioni di voto, alle 23 iniziamo lo scrutinio dove mi occupo, in contemporanea al segretario di seggio, di conteggiare i voti che il Presidente estraeva nel registro apposito. Tra Camera e Senato l’operazione richiede circa 4 ore, considerando che vi sono compresi tutti i passaggi burocratici del caso, dalla chiusura delle apposite buste numerate fornite dal Ministero dell’Interno alla compilazione dei verbali. Lo spoglio delle schede per le elezioni regionali invece avviene lunedì pomeriggio.

Tutto sommato, per uno come il sottoscritto a cui le dinamiche del voto piacciono, sicuramente non ci si stanca, anzi, il tempo passa anche piacevolmente grazie alla buona compagnia trovata al seggio. Solo una cosa: non si vota tutti i giorni e quando succede, andare a esercitare quel diritto con sana pazienza dovrebbe essere il minimo.

 

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Categorie: Lavoro

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