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18 Ottobre 2022

Margherita di Savoia, regina e influencer tra XIX e XX secolo

A Palazzo Madama una mostra celebra la prima sovrana d’Italia, che merita di essere ricordata per la sua vita e le sue opere, al di là delle perle… e della pizza

Silvia Bruno

Sala mostra Regina Margherita Palazzo Madama

La mostra sulla Regina Margherita è a Palazzo Madama

Icona, madre, regina, benefattrice e musa: se vivesse ai nostri giorni Margherita di Savoia, la prima sovrana dell’Italia unita, sarebbe una royal da copertina e un’influencer.
È l’impressione che si ricava visitando la mostra che le dedica Palazzo Madama, aperta fino al prossimo gennaio: una donna andata in sposa giovanissima e salita al trono prima dei 30 anni, molto amata dall’aristocrazia e dal popolo, che con il suo gusto ha influenzato la moda e promosso le arti e con le sue opere ha cercato di migliorare soprattutto la condizione femminile, accompagnando l’Italia dall’Ottocento al Novecento.

Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia nasce a Torino nel 1851, figlia di Elisabetta di Sassonia e Ferdinando di Savoia-Genova, fratello dell’allora Re Vittorio Emanuele II. A 16 anni diventa moglie di suo cugino Umberto, diventando Regina consorte nel 1878; avrà un solo figlio, il futuro Vittorio Emanuele III (l’ultimo re del nostro paese) e morirà a Bordighera, in Liguria, nel 1926.

La mostra di Palazzo Madama celebra questa donna nella sua dimensione pubblica e privata, restituendone la complessità e riscattandone il ricordo, legato troppo spesso unicamente all’invenzione della pizza che porta il suo nome.
Una delle prime sale allestite racconta Margherita come un’icona, una persona curiosa sempre pronta ad accogliere le novità, a partire dalla passione per l’arredamento, ambito in cui mescolava pezzi classici e moderni per l’epoca, come i mobili in stile orientale: nella ricostruzione di un soggiorno sembra di vederla seduta accanto a un gabinetto cinese. Poi ci sono i libri, che collezionava facendosi realizzare preziose copertine con le sue iniziali.

Si esplora in seguito la vocazione di madre della regina, che dedicherà gli anni della sua giovinezza alla cura dell’erede al trono, un bambino gracile e spesso malato immortalato da piccolo in un quadro che ispira tenerezza. Ciò che però colpisce in questa parte della mostra è la spettacolare culla del principino (un prestito della Reggia di Caserta), realizzata nel 1869 in legno, madreperla, tartaruga, corallo, oro e seta da artigiani napoletani.

Le due sale successive sono forse quelle che più restituiscono l’essenza di Margherita, raccontata come sovrana e benefattrice.
Nel primo caso troviamo un grande quadro che la raffigura con un abito bianco ricamato in oro, la corona e le famose collane con giri di perle, suo segno distintivo per tutta la vita; è presente anche una preziosa stella di diamanti, dono di nozze. Gli altri dipinti in mostra rappresentano visite dei sovrani – o di lei soltanto – in varie città italiane per diverse occasioni: la Regina ama mostrarsi al suo popolo, è affabile e negli anni contribuisce a creare un sentimento e un’identità nazionali. Sempre accanto al Re nelle occasioni ufficiali, nella residenza del Quirinale organizza balli che affascinano e rafforzano i legami fra il casato dei Savoia e l’aristocrazia e le altre monarchie europee.

La Margherita benefattrice mostra tutta la generosità di una sovrana perfettamente consapevole delle profonde disuguaglianze sociali che attraversano l’Italia nella sua epoca. Elargisce quindi sussidi a enti di carità e istituti che si occupano di orfani e donne sole e le sue grandi ordinazioni di pizzi e coralli (in mostra), oltre a lanciare mode, soprattutto danno da lavorare a manifatture dove possono essere impiegate ragazze povere e analfabete. Nella sala è anche presente la statua di una giovane che legge un libro in braille, a testimonianza dell’impegno della regina in favore dell’istruzione dei ciechi, che inizia a farsi strada nella seconda metà dell’800.

Le ultime due parti dell’esposizione riguardano il rapporto di Margherita con le arti e con l’Italia stessa dopo la morte del marito.
La sovrana ama la letteratura (conosce e diventa amica e corrispondente di Giosuè Carducci) ma in modo particolare la musica: ha una passione per Beethoven e strumenti come la chitarrina e il mandolino, che si diverte a suonare e di cui possiamo vedere due esemplari a lei appartenuti.
Nel 1900 la vita della regina viene stravolta dall’assassinio del marito Umberto I, ucciso dal colpo di una pistola che troviamo esposta. Lasciato il trono al figlio Vittorio Emanuele III e alla moglie Elena di Montenegro (ritratti in due quadri), si trasferisce prima in un nuovo palazzo a Roma e poi nella sua villa di Bordighera, da dove parte per frequenti viaggi spesso in occasione di esposizioni d’arte. Nei tumultuosi anni che seguono continua a interessarsi alle vicende del regno e alla pittura, ammirando artisti come Giacomo Balla, di cui possiamo vedere l’opera futurista Forme grida viva l’Italia, raffigurante voci di sostegno all’ingresso dell’Italia in quella che sarebbe stata la Prima Guerra Mondiale.

Alla fine della mostra su una grande parete sono proiettati fotografie e filmati – alcuni dei fratelli Lumière – di Margherita in diversi momenti della vita, immortalati anche in una serie di copertine della Domenica del Corriere che concludono il percorso espositivo. L’ultima è un disegno tratto da una fotografia della regina madre già anziana, pubblicata per la sua scomparsa, nel 1926: l’affetto con cui sono seguiti i suoi funerali dimostrano come, per gli italiani, questa donna non avesse mai davvero lasciato il trono.

 

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Categorie: Cultura

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