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22 Febbraio 2023

Alla Battaglia delle Arance di Ivrea

Domenica siamo stati allo storico Carnevale, tra cappelli frigi e rivalità delle squadre di aranceri

Antonio Tedesco

La Battaglia delle Arance di Ivrea

La Battaglia delle Arance di Ivrea

«Se non sei di Ivrea non puoi capire». È un po’ questo il mantra che senti ripetere da chi risponde alle domande sui vari aspetti legati al celebre Carnevale della città eporediese, in primis sulla Battaglia delle arance. Indossato il berretto frigio per non farsi cogliere impreparati dalla manifestazione e per segnalare piena partecipazione alla festa, siamo pronti ad assistere a un pomeriggio frenetico e senza distrazioni permesse.

Quando inizia la Battaglia, dal balcone del Municipio si può vedere l’arrivo della Marcia del Corteo storico, con gli Alfieri che portano le bandiere dei Rioni, i Pifferi e i Tamburi, il Generale con lo Stato Maggiore, la Mugnaia con le damigelle sul cocchio dorato trainato da tre cavalli bianchi e infine il Podestà sul carro.

Le cassette di arance sono ben disposte in piazza, con gli aranceri che iniziano a organizzare la disposizione della squadra e a rifornirsi di quanti più frutti possibili per non farsi trovare sguarniti al passaggio dei carri da getto.
Terminata la Marcia in Piazza di Città iniziano dunque ad arrivare i carri, simbolo delle guardie del tiranno, ed è così che parte la Battaglia. Le due squadre disposte davanti al Comune sono l’Asso di Picche (divisa rossa e blu con l’asso sulle spalle) e gli aranceri della Morte, casacca nera su pantaloni rossi e come stemma un teschio nero su fondo bianco. Oltre a condividere la piazza principale come luogo di tiro, le due squadre sono rispettivamente la prima (1947) e la seconda (1954) per anno di fondazione.

Ci spostiamo poi sulla riva destra della Dora, precisamente nel Rione Borghetto, sede della squadra dei Tuchini. Vestiti di rosso e verde e un corvo nero come simbolo, vengono segnalati come agguerriti battaglieri, oltre che favoriti proprio dalla conformazione del borgo. Le strade strette consentono infatti di circondare con abbastanza efficacia i carri che a mano a mano passano il ponte e si imbattono nelle arance lanciate con confermato vigore.

A fine pomeriggio Ivrea è dunque sommersa dalla melma creata dai frutti ormai triturati dal calpestio di carri e persone, con l’odore degli agrumi – a cui ormai l’olfatto si è abituato abbondantemente – a sommergere l’aria.
La domenica di Carnevale e il primo giorno di battaglia (le altre due si sono svolte lunedì e ieri) si chiudono in un misto di stupore ed esaltazione, a conferma che «se non sei di Ivrea non puoi capire».

 

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Categorie: Cultura

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