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7 Marzo 2023

Tra i vigneti del Salone del Vino

Una chiacchierata con alcuni espositori che tra il 4 e il 6 marzo hanno animato la rassegna dedicata alla produzione piemontese

Antonio Tedesco

Espositori al Salone del Vino

Espositori al Salone del Vino

Siamo andati al Museo del Risorgimento e alla Cavallerizza Reale con il porta-calice al collo per curiosare un po’ al Salone del Vino, terminato ieri: l’obiettivo era vedere che aria tirava, quali profumi la inebriavano e fare qualche assaggino di etichette piemontesi.
Ascoltare i produttori locali che parlano della loro passione e di come la traducano nella bevanda di Bacco, rispettando storia e cura del territorio, vale da solo il prezzo del biglietto. La prima edizione del Salone ha significato anche questo: a dirlo gli stessi espositori che hanno avuto modo di confrontarsi con un pubblico interessato a capire ciò che beve.

Silvia cattura fin da subito l’attenzione per il modo in cui sa esporre la produzione della Vinicola Arno di Mombercelli (AT), fondata da Michael e Mara in un vigneto circolare di 6 ettari, praticamente un anfiteatro naturale da cui nascono il Barbera D’Asti Docg, il Nizza Docg e il Monferrato Bianco Doc.
A ogni bottiglia e varietà di vino l’azienda fa corrispondere il nome di una persona cara ai fondatori. Ad esempio troviamo il Monferrato Doc “Billotto” dal nome del padre di Michael, Bill, soprannominato così da dalla zia; il vino esprime in pieno tutte le caratteristiche olfattive della Fascetta, un antico vitigno autoctono piemontese delle Langhe e del Cuneese, e del Sauvignon. Oppure c’è l’“Elvira” che prende il nome proprio dalla zia, un Barbera rosato coltivato su un terreno costituito da rocce argillose-calcaree che danno questo colore al succo d’uva. La signora aveva una personalità forte, era famosa in tutta Parma, dove la gente veniva a gustare i piatti locali nella sua trattoria: caratteristiche che ricalcano il sapore intenso di questo vino, con profumi di ciliegia e fragola di bosco, dal gusto fresco e gradevolmente acido.
La vinicola Arno persegue una vision che punta anche i giovani, come precisa Silvia: «Puntiamo a sensibilizzare il target e a far si che ne sappia parlare. Non tutti hanno una tradizione o qualcuno che li ha introdotti al mondo vinicolo. È questione di conoscenza e di creare il tuo gusto».

Passiamo poi a Diano D’Alba (CN), nel vigneto storico Colué, con origini nell’800 dalla famiglia Oddero, notaio di Cavour. Dopo un po’ di passaggi e anni di incuria del terreno, a riprendere la produzione  nel 2019 ci ha pensato Fabrizio, dopo la laurea in enologia. «Ora abbiamo una gamma completa di due bianchi, un Arneis semplice e uno Chardonnay stile Borgogna – racconta – oltre a un Barbera d’Alba Superiore, la cui particolarità è data dalla terra bianca, esposta tutto il giorno al sole, condizione che fa maturare l’uva presto». A colpire è l’assaggio del Nebbiolo: «Essendo coltivato in quota – conclude – rimane fresco e fruttato, dal sapore molto vivace» .

Roberto di Ceste Vini viene invece da Govone (CN) e con 33 ettari di vigneto riesce a produrre 250mila bottiglie all’anno. «La nostra posizione strategica – dice – in prossimità del Tanaro a dividere le Langhe dal Roero, consente alle piante di favorire di diversi microclimi, a cui corrisponde un determinato gusto e sapore del vino. Produciamo vini che hanno già un nome, principalmente il bianco Arneis – aggiunge – che presentiamo in tre diverse sfaccettature: classico, una tipologia con 15% di Sauvignon, quindi più leggero e adatto ad aperitivo e infine sei mesi di affinamento in rovere». La soddisfazione di Roberto per questa tre giorni di Salone: «Abbiamo visto un buon approccio e valutato che si parla con persone che vogliono conoscere la vinificazione e come procede la produzione in tutti suoi aspetti».

 

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Categorie: Cultura

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