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10 Aprile 2024

La vita durante il Ramadan: il racconto di E.

Si è concluso il mese sacro dei musulmani: ne abbiamo parlato con una ragazza che lo celebra ogni anno con la sua famiglia

Sara Masella

Mani che tengono datteri, fine Ramadan

Ieri è finito il mese del Ramadan

Ieri 9 aprile è terminato il Ramadan, nono mese del calendario lunare islamico, durante il quale i musulmani praticano digiuno, preghiera e riflessione. E., una ragazza di 21 anni di origine turca, ci racconta come vive questo periodo particolare.

Le chiediamo di descrivere una sua giornata tipo: «Dipende – risponde – visto che il nostro calendario segue i movimenti della luna, quindi gli orari cambiano di giorno in giorno». Di solito E. punta la sveglia alle 4 del mattino per pregare, mangiare e bere prima dell’inizio del digiuno, momento che prende il nome di sahur.
È proprio la preghiera, che avviene 6 volte al giorno, a scandire il tempo. Ma quest’ultima – accompagnata dalla lettura quotidiana del Corano – e il digiuno non bastano: E. ci tiene a specificare che è altrettanto importante essere compassionevoli e altruisti. Il Ramadan è infatti un periodo all’insegna dell’introspezione e della gentilezza, una vera e propria occasione per purificarsi.

Dopo il sahur, il resto della giornata procede come al solito: E. si prepara per andare a lezione (studia graphic design), dove «l’unica differenza è che nelle pause non mangio né bevo niente». Nel tardo pomeriggio, quando torna a casa, in famiglia iniziano i preparativi per l’iftar, il momento in cui – dopo l’ultima preghiera della giornata – si spezza il digiuno con un pasto abbondante: questo spesso inizia con i datteri, che forniscono immediatamente energia e preparano ai piatti che seguiranno.

Ne approfittiamo per chiederle come affronti la fame e la sete: «Non ci penso troppo – dice – perché so che più tardi potrò di nuovo mangiare e bere. A volte mi sciacquo la bocca con un po’ d’acqua, senza ingoiarla, ma solo se sono davvero in difficoltà». Sottolinea inoltre che «a spezzare il digiuno è l’intenzione. Ingoiare un po’ d’acqua per sbaglio non lo interrompe, mentre berla volontariamente sì».
Fatta questa precisazione, E. ne approfitta per spiegare quali condizioni esonerino dal digiuno: chi soffre di una malattia che potrebbe peggiorare, per esempio, non deve osservarlo. In questi casi, il rispetto dei precetti si dimostra attraverso donazioni e beneficenza. Sono esentati anche bambini, anziani, donne in gravidanza o che allattano e – solo temporaneamente – le persone in viaggio e le donne durante il ciclo mestruale.

Finito dunque ieri il Ramadan, oggi è il primo giorno di Shawwal, il decimo mese del calendario islamico, segnato dalla comparsa nel cielo di una nuova falce di luna e dall’inizio delle celebrazioni per l’Eid-al-fitr (Festa per la fine del digiuno), durante le quali si rende grazie ad Allah per la conclusione del digiuno e la forza ricevuta per affrontarlo.
Per festeggiare, E. si sveglia all’alba come al solito, ma questa volta per andare a casa di sua nonna con parenti e amici: «Ci ritroviamo e mangiamo, mangiamo, mangiamo – racconta con una risata – mangeremo per tutta la giornata, fino a sera». Tra i piatti preparati ci sono la baklava, dolce tipico della cucina turca a base di pasta fillo, miele e frutta secca, e i sarma (o dolma, che in turco significa ripieno), involtini di foglie di vite ripieni di riso, ancora più buoni – a detta di E. – se mangiati con lo yogurt.

Di casa in casa, il Ramadan viene celebrato in modo differente; in base al paese cambiano orari, ricette e nomi (sahur, sahoor o suhur, iftar o ftour), ma c’è un elemento che rimane invariato: il senso di solidarietà e gratitudine che si percepisce tra le comunità musulmane di tutto il mondo.
Per concludere, un augurio che ci si scambia alla fine del mese sacro, che significa buona festa: Eid Mubarak!

 

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Categorie: Intercultura, Primo piano

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