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26 Aprile 2018

Spente le luci sul Lovers Festival, non sui diritti Lgbtqi

Si è conclusa con successo l’edizione 2018 della rassegna, che quest’anno ha scelto come motto “Nessun dorma”

Luca Ferrua

Chiusura LFF 2018: Giovanni Minerba, Concita De Gregorio, Irene Dionisio, Pino Strabioli e Pif

Un momento della serata di chiusura del festival: sulla destra Pif e la sua “penitenza”

Anche quest’anno il Lovers Film Festival è giunto al termine. Tra cinema indipendente, dibattiti e musica, ecco un breve riepilogo dell’evento che racconta storia e lotte della comunità Lgbtqi.

UNA RASSEGNA VARIEGATA
Con un catalogo di oltre 80 film, fra cui diverse prime mondiali, le giornate sono trascorse tra lungometraggi, documentari e film iconoclasta, registrando un afflusso di pubblico in linea con gli anni passati.
Le novità si sono invece viste sul fronte degli eventi speciali: dal focus sul tema dei diritti in compagnia del regista francese Robin Campillo, autore dei pluripremiati Eastern Boys e 120 battiti al minuto, fino a eventi come Music Riot, una kermesse musicale composta da quattro cortometraggi queer.

LA SERATA DI CHIUSURA
La sala principale del Cinema Massimo ha fatto il tutto esaurito anche martedì sera, quando il regista italiano Pino Strabioli è salito sul palco per condurre la serata conclusiva del festival. Qui, accompagnato dalla frizzante coppia composta dal fondatore della rassegna Giovanni Minerba e dalla giovane direttrice Irene Dionisio, ha portato avanti una premiazione divertente e coinvolgente, ricca di battute sferzanti e autoironiche.
La serata si è aperta con il premio Gio’ Stajano vinto da Bixa Travesty – documentario sulla cantante transessuale brasiliana Linn de Quebrada – subito seguito dal premio Giuria Baby Young Lovers, quest’anno dedicato allo studente omosessuale Matthew Shepard e vinto da Tinta Bruta, pellicola che racconta la vita di un giovane camboy (colui che si esibisce nudo in webcam) di nome Pedro. Lo stesso film ha ottenuto anche il premio più ambito, quello per il miglior lungometraggio, assegnato da una giuria composta fra gli altri dalla giornalista Concita de Gregorio e da Pif, che sul palco ha dovuto indossare un grembiule trash con il David di Michelangelo come penitenza per la discussione nata durante il dibattito di apertura.
Fra un premio e l’altro abbiamo assistito anche allo spettacolo di Nina Zilli, icona del mondo gay, nonché al dialogo con Valeria Golino, regista e madrina del festival con cui Strabioli ha parlato di cinema e diritti Lgbtqi.
La serata è proseguita quindi con i vincitori delle principali categorie in concorso: il francese Malik ha vinto il premio Future Lovers come miglior cortometraggio, mentre il premio Real Lovers per i documentari è andato a Beyond the Opposite Sex, film statunitense che racconta il travagliato percorso di un uomo e una donna alle prese con il proprio processo di transizione; infine il riconoscimento Irregular Lovers del concorso iconoclasta è stato aggiudicato al portoghese Jorge Jácome per il suo Flores.

NESSUN DORMA
Il tema del festival è stato quello della “continua lotta”, simboleggiato dall’iconica frase “Nessun Dorma” e reso ancora più forte dalle giornate dedicate alla rassegna. Con un ritorno alle origini, il festival è riuscito a ottenere in calendario i giorni antecedenti al 25 aprile, cosa che lo stesso Minerba ha dichiarato essere «un’occasione per sostenere il tema del “resistere”, in ogni senso». Della medesima opinione è anche Laura Milani, presidente del Museo del Cinema, secondo cui «tutti si sono impegnati perché il festival avesse il suo posto nel mondo, con i suoi modi di comunicare che sono variegati».

 

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Categorie: Cultura

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