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22 Maggio 2019

Calcio femminile: uno sport lasciato spesso in panchina

A pochi giorni dai Mondiali, che si terranno in Francia a partire dal 7 giugno, di questo settore in grande crescita si parla ancora poco

Giovanni Mauriello

La Nazionale femminile di calcio

La Nazionale femminile di calcio

Non c’è campo che faccia eccezione: il gender gap è un problema radicato su scala mondiale e il più delle volte, anche dove i risultati delle donne sarebbero di gran lunga migliori di quelli raggiunti dagli uomini, vengono marginalizzati e banalizzati.
È il caso del calcio femminile, di cui si è iniziato a discutere nel nostro Paese solo dopo l’ottimo risultato dello scorso giugno, quando la Nazionale, a vent’anni di distanza dall’ultima partecipazione, ha conquistato la sua terza qualificazione ai Campionati Mondiali (al via in Francia il prossimo 7 giugno). Ebbene sì: impresa in cui la Nazionale maschile ha fallito. Scopriamo qualcosa in più su questo mondo.

SOLO DILETTANTI
Il vero nodo che depotenzia il sistema del calcio femminile è che, come avviene nella maggior parte degli sport praticati da donne, non viene considerato una vera e propria professione. A differenza del calcio maschile, infatti, viene classificato all’interno della Lega dilettanti e dunque non solo gli stipendi non sono minimamente equiparabili a quelli degli uomini – basti pensare che una calciatrice, ai livelli più alti, può sperare di percepire al massimo circa 28mila euro lordi annui – ma soprattutto, non prevedendo dei veri contratti ma solo degli accordi, le atlete non godono di contributi pensionistici o coperture di invalidità.
Per non parlare del fatto che i calciatori, chi più chi meno, possono infatti godere di una visibilità mediatica che dà loro modo di guadagnare compensi altissimi in ruoli che esulano dalla loro professionalità: dalle pubblicità in cui vengono sovente assunti come testimonial alle ospitate in tv, per fare alcuni esempi.
Ma chi sono le protagoniste del mondo del calcio femminile? Una vera leggenda è Carolina Morace: classe 1964, nella sua lunga carriera ha vinto 12 scudetti, 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa italiana, oltre a essere stata 12 volte capocannoniere della Serie A, di cui 11 consecutivamente. Insieme a Elisabetta Vignotto, che vanta risultati analoghi, è considerata la più grande giocatrice italiana di tutti i tempi. Non proprio delle dilettanti, ecco.

QUALCHE SPERANZA PER IL FUTURO
Fatta eccezione per le poche stelle del passato che abbiamo citato, accade oggi che le giocatrici della Nazionale italiana siano agli occhi dei più delle perfette sconosciute; quelle stesse atlete che, tra pochi giorni, ci porteranno in Francia per i Mondiali. Si tratta di un evento davvero importante (non capitava dal 1999) che ha condotto i grandi club a investire di più nelle squadre femminili e non è un caso che i risultati internazionali abbiano iniziato ad arrivare proprio in concomitanza con questo maggiore interesse e supporto.
Ulteriore visibilità è scaturita inoltre dall’obbligo imposto alle società professionistiche maschili di avere un numero minimo di tesserate, come riporta il sito dell’Uefa, in cui è descritto il Wfdp, ovvero il Programma di Sviluppo del Calcio Femminile.
Piccoli passi che lasciano sperare che questo settore inizi a godere della giusta considerazione e, cosa ancora più importante, di un riconoscimento in termini di diritti e regolarizzazioni come sport professionistico. Per ora, un risultato importante è il fatto che Rai, Rai Sport e RaiPlay trasmetteranno le partite più importanti del Mondiale femminile, fra cui tutti gli incontri delle azzurre. A questo punto il tifo è obbligatorio.

 

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Categorie: Sport

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