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22 Agosto 2019
Guida all’arte urbana: Barriera di Milano
Continua il nostro viaggio alla scoperta dell’arte urbana torinese, dalle celebri facciate dipinte da Millo ai murales meno conosciuti
Fabio Gusella
Se durante il nostro primo tour avevamo perlustrato i quartieri di Santa Rita e Mirafiori, per la nuova rubrica dedicata all’arte nelle periferie oggi vogliamo proporvi un percorso fra le strade di Barriera di Milano, accompagnati dagli scatti del nostro fotografo Gabriele Sabini. Come la volta scorsa, ci affideremo alla storica dell’arte Marzia Bolle, già coautrice della guida illustrata L’arte nelle strade di Torino (2017, Edizioni del Capricorno).
Pronti, via: poco distante dagli storici magazzini Docks Dora di via Valprato 68, sede dell’associazione culturale Il Cerchio e le Gocce (una fra le realtà più attive nel portare avanti il progetto Murarte), troviamo il Parco Peccei. Al suo interno, dal 2015, sono state collocate alcune opere site specific realizzate dagli studenti di 15 Accademie italiane e selezionate nell’ambito del concorso Promenade dell’arte e della cultura industriale. Come ci racconta Bolle, Mechanicalgesture, Articolo 1 e Ingranaggi d’Italia sono installazioni che intendono recuperare la “memoria industriale” della città, mentre Cardo e decumano, Face e Identità ripercorrono gli importanti mutamenti sociali che hanno investito nei decenni il volto di Torino.
Dopo aver superato la rotonda di via Cigna, abbellita dal mosaico Esodo che l’artista Luciano Cappellari ha dedicato al tema delle migrazioni, procediamo fino al civico 180: sui muri dell’ex Cascina Marchesa, il writer Pixel Pancho ha realizzato un murale che intende esprimere – come ci spiega la nostra guida – «il connubio tra umani e robot, rappresentando una nuova umanità metallica impegnata in attività quotidiane». Esattamente di fronte alla Cascina si trova Spazio 211, le cui pareti del cortile vengono periodicamente ridipinte offrendo “spazio” a molti writer.
Attraverso via Rondissone raggiungiamo corso Vercelli 141, dove artisti come Knz clan, Verbo, Hemo, Joys, Made e Romagnainfiore hanno realizzato diversi murales. Restando ancora in corso Vercelli, su due facciate cieche situate all’angolo con via Desana, l’artista tedesco Marcus Kreiss ha tracciato sagome di mobili e arredi, immaginando i vari appartamenti al di là del muro. L’opera, intitolata Inside-Out, intende sottolineare come noi spettatori stiamo osservando, come dice Marzia Bolle, «un interno privato che si fa pubblico, esposto cioè alla vista di tutti, un Dentro-Fuori che ci permette di stare sulla soglia pur senza essere visti».
Svoltando in via Lauro Rossi, raggiungiamo via Renato Martorelli: all’altezza del civico 48 troviamo una delle tredici facciate cieche dipinte dal celebre street artist Francesco Giorgino, in arte Millo. Le facciate creano un insolito habitat popolato da giganti: in tutte le tredici immagini, infatti, il soggetto raffigurato è perennemente fuori scala rispetto all’ambiente circostante. Habitat – questo è appunto il titolo del progetto con cui Millo nel 2014 ha vinto il bando internazionale di arte pubblica B.ART – Arte in Barriera – ci invita a riflettere proprio sul rapporto tra l’uomo e il tessuto urbano. Come ci racconta Bolle, «l’essere fuori scala è metafora del modo in cui i luoghi da noi abitati si siano trasformati e siano ormai, paradossalmente, non più a nostra misura».
Per orientarci al meglio fra le diverse opere di Millo situate in zona, è possibile consultare questa utile mappa.
Continuando per via Renato Martorelli, incrociamo corso Giulio Cesare per poi immetterci in corso Palermo, lungo il quale (ai civici 124 e 98) troviamo ben due facciate dipinte da Millo e al civico 40 una realizzata dall’artista romano Hitnes.
Infine, svoltando in via Bologna e percorrendola fino all’incrocio con via Pacini, raggiungiamo via Quittengo 41, sede dell’associazione culturale Bunker, nel cui cortile diversi artisti nazionali e internazionali sono intervenuti realizzando murales popolati da cani robot, salamandre istoriate, maschere, forme geometriche e oniriche.
Al di fuori delle trafficate vie del centro, quindi, sono molte le opere d’arte che attendono di essere “scoperte”, per cui… buona caccia!