Home » Ambiente » La Regola delle 4 R: Riusa quel vecchio maglione

27 Marzo 2020

La Regola delle 4 R: Riusa quel vecchio maglione

La seconda voce del ciclo virtuoso dei rifiuti riguarda il dare nuova vita alle cose che utilizziamo, a cominciare dai vecchi vestiti

Valeria Guardo

Interno armadio a piani con abiti

La seconda Regola delle 4 R è riuso, a cominciare dagli abiti

R come riuso. Dopo aver visto le possibilità di ridurre gli sprechi d’acqua, oggi passiamo a un’altra voce della Regola delle 4 R parlando di abiti.
L’impatto ambientale del settore tessile europeo è elevato: secondo un rapporto dell’Eea (European Environment Agency) la produzione di capi di abbigliamento, calzature e accessori utilizza ogni anno 1,3 tonnellate di materie prime ed emette in atmosfera 654 kg di CO2 a persona. I marchi della fast fashion industry spingono a un consumo a basso costo basato sulla quantità a discapito della qualità, con tessuti costituiti almeno al 60% da fibre sintetiche e un massiccio impiego di composti chimici, per non parlare del fatto che la lavorazione avviene spesso in paesi dove non v’è alcuna forma di tutela per i lavoratori.
Alla luce di tutto questo, pensate ancora che quella t-shirt da 8,90 euro sia stato un affare? Probabilmente no. La pensa così anche Elena Ferrero, Ceo della startup Atelier Riforma, che trasforma gli abiti usati in nuovi capi di abbigliamento.

Com’è nato e che scopo ha il progetto Atelier Riforma?
«L’idea di Atelier Riforma è nata all’interno del percorso formativo Talenti per l’Impresa della Fondazione Crt. Lo spunto è nato pensando a una consuetudine che mi accompagna fin da bambina: da sempre ricevo dai miei fratelli e cugini più grandi vestiti che spesso mia nonna adatta alla mia taglia e ai miei gusti. Perché non rendere, quindi, questo virtuoso sistema disponibile a tutti? Durante il percorso con Crt ho conosciuto Sara Secondo, che ha da subito abbracciato l’idea. Insieme l’abbiamo coltivata e portata avanti, finché all’inizio di quest’anno è diventata una startup innovativa a vocazione sociale. L’obiettivo del progetto è ridurre l’impatto ambientale della moda: si impiegano ingenti quantità di risorse per produrre vestiti che vengono utilizzati per un brevissimo periodo di tempo, dato che si stima che più della metà venga buttata entro un anno».

Cosa prevede in pratica il servizio?
«Raccogliamo abiti usati, diamo loro una nuova vita tramite la lavorazione sartoriale e li rivendiamo. Ciò che rimane invenduto per un anno viene donato alle persone che ne hanno più bisogno, grazie a strette collaborazioni con il Progetto Abito e l’Associazione Abraham di Nichelino. Chi desidera trovare una destinazione etica e sostenibile ai vestiti che non usa più e che ingombrano l’armadio, non deve fare altro che dircelo e veniamo a prenderli a casa: in cambio riceverà un piccolo buono da spendere per acquistare altri abiti riformati. I capi raccolti, una volta selezionati e catalogati, vengono distribuiti alla nostra rete di collaboratori che, grazie alla loro creatività e capacità sartoriale, li trasformano dando loro una nuova vita. Si chiama upcycling ed è un processo che supera il recycling, grazie all’atto creativo».

Dove può contattarvi chi è interessato? Avete una sede?
«Potete scriverci alla mail info@atelier-riforma.it oppure attraverso le nostre pagine Facebook, Instagram e LinkedIn. Non abbiamo ancora un negozio né un laboratorio veri e propri, per ora l’unica cosa “fisica” è il magazzino in cui raccogliamo tutti gli abiti che ci date».

Perché “Riforma”? E cosa avete in serbo tu e Sara per il futuro?
«Il nome si riferisce non solo al dare nuova forma agli abiti, ma anche a realizzare una vera e propria riforma del nostro modo di produrre e consumare, passando dall’ottica lineare “produco, uso, butto” a quella circolare “produco, uso, riuso”, in un continuo riconcepire e innovare. Passata l’emergenza Coronavirus, che giustamente impone di dare la precedenza ai servizi essenziali, vorremmo partire con il nostro e-commerce, così i capi di Atelier Riforma potranno essere acquistati anche online».

 

Tag: , , , ,

Categorie: Ambiente, Lavoro

Lascia un commento