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30 Marzo 2020
Lezioni online: opinioni a confronto
A parte qualche disguido tecnico, il giudizio degli studenti sulla teledidattica è in gran parte positivo, ma quel che manca è il contatto umano
Fabiana Re
Il cortile del Campus Einaudi quieto, le scalinate di Palazzo Nuovo deserte. Nel frattempo, migliaia di studenti torinesi sono riuniti virtualmente dalla potenza del web, seguendo i corsi dalla loro stanza. È l’Università 4.0, l’istruzione ai tempi del Coronavirus: ore e ore di lezioni in presenza trasferite online. Ma cosa pensano i giovani di questa didattica alternativa?
DIFFICOLTÀ TECNICHE E LOGISTICHE
«A volte ci sono dei problemi tecnici», ammette Elisabetta, al suo primo anno di Scienze Internazionali. Gli studenti del Politecnico sembrano più soddisfatti della piattaforma Bbb, su cui svolgono la teledidattica. «Mi sto trovando molto bene – racconta Federica, studentessa di Design – in questo modo manteniamo una sorta di routine collegandoci allo stesso orario in cui avremmo avuto le lezioni fisiche».
Più problematica è la gestione dei lavori di gruppo. «I docenti suggeriscono di usare Skype per organizzarci o di svolgere il lavoro singolarmente», racconta Annalisa, iscritta a Ingegneria Civile. In alcuni casi questo escamotage non è sufficiente: Federica questo semestre avrebbe dovuto lavorare con i suoi compagni per realizzare un video su Il Favoloso Mondo di Amélie. Riprese in esterno, contatto con altre persone: parole proibite, in queste settimane: «È una cosa abbastanza impossibile», ammette. I colleghi del Dipartimento di Chimica se la passano peggio: esiliati dai loro laboratori, si domandano come faranno a sostenere gli esami di Chimica Analitica. «Al momento non si sa nulla – spiega Davide – questo porterà ritardi clamorosi nelle carriere degli studenti».
ENIGMA ESAMI
Gli esami sono un tasto dolente. Tutti quelli previsti per fine febbraio sono stati rimandati e tra gli studenti c’è un po’ di preoccupazione. Mentre gli appelli orali possono essere riprogrammati in videochiamata, per quelli scritti il problema è più consistente. «Non ho assolutamente idea di quando potrò farli», confessa Aurora, studentessa di Ingegneria Aerospaziale alle prese con esami a suo dire “calcolosi” e basati su esercizi.
L’incertezza è una costante nei programmi degli studenti. «Questa situazione mi ha stravolto la vita», commenta tra ironia e amarezza Davide. A fine febbraio avrebbe voluto festeggiare i suoi ultimi esami, per poi laurearsi a luglio. E ora? «Al momento quegli appelli non sono ancora stati riprogrammati».
UNIVERSITÀ, LUOGO DI INCONTRO
Quando chiedo a Elisabetta cosa le manchi della vita universitaria, lei scoppia in una risata: «Tutto! – esclama – mi manca anche la pausa caffè». Più seriamente, a Davide manca l’aula studio. Sarah, studentessa di Lettere Classiche, lamenta di non poter usufruire dei libri in biblioteca: «Tragico!», è il suo commento.
A tutti, in fondo, manca la quotidianità dell’incontro con i coetanei. E così, mentre i classici bar dell’aperitivo studentesco tengono le serrande abbassate, l’happy hour si sposta online. «Houseparty è la piattaforma più ricca», mi racconta Athena, che decanta la gamma di giochi che la videochat mette a disposizione. Per i più tradizionalisti, l’appuntamento è su Skype.
UN ESPERIMENTO DA RIPETERE
Il giudizio finale sulla teledidattica è comunque positivo. «Mi piacerebbe assistere alle lezioni online anche in futuro, come alcune facoltà del Poli hanno già possibilità di fare», mi spiega Annalisa. «La didattica online se sfruttata bene può essere una risorsa», concorda Sarah, che però preferisce le tradizionali lezioni in presenza.
Angela, aspirante sociologa, riconosce che sarebbe molto comodo poter seguire i corsi dal proprio pc, soprattutto per quanti come lei sono studenti pendolari, «ma mancano le relazioni con gli altri studenti, le discussioni tra studenti e professori…». Simone, iscritto a Ingegneria Chimica, è della stessa idea: «La teledidattica può diventare uno strumento complementare, ma non alternativo, a quella tradizionale». Davide non si lancia in ipotesi troppo ottimistiche sulla didattica online post-Coronavirus: «Non credo sia replicabile nell’immediato futuro – spiega – chi predispone i mezzi tecnici? Ci vorrà ancora un po’ di tempo purtroppo».