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30 Ottobre 2020

Le masche: alla scoperta delle streghe piemontesi

In occasione di Halloween vi accompagniamo, tra storia e leggenda, sulle tracce di queste figure tipiche del nostro territorio

Adriana Scatolone

Ragazza vestita di nero con scopa in prato ripresa di spalle

Le masche sono le streghe della tradizione piemontese

Fantasmi, scheletri, zucche e vampiri: la notte più spaventosa dell’anno è alle porte e anche se questa volta è assolutamente indispensabile rinunciare a festeggiare con gli amici, si può comunque ricreare un’atmosfera horror guardando film o andando indietro nel tempo. Infatti, anche se è opinione comune che questa ricorrenza sia stata importata dagli Usa, in realtà essa affonda le sue radici nell’antichità e solo la parte carnevalesca è arrivata in Italia in tempi relativamente recenti, per imitazione delle celebrazioni d’oltreoceano.
Cogliamo dunque l’occasione per riabbracciare le nostre tradizioni andando alla scoperta di un particolare personaggio “da paura”, legato al Piemonte e in particolare alle Langhe: la masca.

Il termine è dialettale e si trova citato per la prima volta nell’Editto di Rotari, nel lontano VII secolo. L’etimologia non è chiara, comunque il suo significato è “spirito naturale” e per estensione “strega”. Non è facile definire bene le caratteristiche di questa figura, in quanto le leggende ne presentano ritratti molto diversi tra loro.
Tuttavia, se dovessimo riassumere alcuni suoi tratti tipici, la masca è una figura femminile capace di compiere tremendi misfatti (in particolare contro gli uomini) ma anche opere buone, come per esempio le guarigioni. Sa volare, agisce soprattutto di notte e si può trasformare in un animale. Una peculiarità che la lega strettamente al nostro territorio è che, si dice, al calar del buio è lo spirito di una masca a guidare i cani da tartufo nella ricerca di questa prelibatezza.

Ma quali sono le masche più famose del nostro folklore?
Spostiamoci nel Cinquecento a Barolo, dove una ragazzina di nome Micilina si sposa con un contadino. Lei non ama la vita di campagna e i suoi atteggiamenti sono alquanto sospetti: dicono che un giorno, toccando il volto di un bambino, gli abbia fatto crescere la barba. Tutte le altre donne la additano come una masca e il marito, stanco di queste dicerie, decide di picchiarla e cacciarla di casa.
Vagando per i campi di notte, Micilina incontra un cavaliere, che in seguito si svela essere il diavolo: la ragazza stringe un patto con lui e, guarda caso, il giorno seguente il marito muore per un incidente sul lavoro. In seguito va ad abitare nei boschi e fa molti malefici contro il paese che non la accetta, fino a quando decide di deformare un bambino che aveva incontrato lungo un sentiero. A quel punto viene denunciata e, torturata davanti al giudice, alla fine ammette le sue colpe e viene bruciata sul rogo.

Un’altra leggenda invece è dedicata a un personaggio storico. Si racconta infatti che quando la regina Giovanna d’Angiò, nel XIV secolo, si trasferisce da Napoli a Boves, nel cuneese, gli abitanti del villaggio pensano sia causa di siccità e malattie e per questo le intimano di andarsene. Lei accetta a una condizione: che il ciabattino del paese le faccia un paio di scarpe.
Dopo numerosi tentativi, nessun modello riesce a calzarle: pertanto una notte l’artigiano decide di versare della farina ai piedi del suo letto, così che la mattina, alzandosi, lasci un’impronta da poter copiare. E sorpresa! L’orma impressa sul pavimento si rivela essere quella di una gallina. Ecco quindi che tutto il paese scopre che quella donna è davvero una masca, perché in grado di trasformarsi in animale.

Abbiamo detto però che non sempre questa figura è crudele: è il caso della fiaba del ballo delle masche. Un gruppo di ragazze sta danzando il ballo della settimana, in cui lo scopo è quello di pronunciare i sette nomi dei giorni tenendo il ritmo. Un uomo povero e gobbo sta assistendo allo spettacolo e a un tratto una delle fanciulle si scorda il nome del giorno. Egli allora glielo suggerisce e lei per ringraziarlo lo guarisce, liberandolo per sempre dal peso della gobba.

Queste figure magiche sono quindi protagoniste di molti aneddoti e ancora oggi, in certe località, quando capita qualcosa di inspiegabile si usa esclamare “Aj sun le masche!” (ci sono le masche). Ma non è finita qui: nel Medioevo in Piemonte sono stati numerosi i processi a presunte streghe e anche Digi.TO se n’è occupato, in questo articolo. Buon Halloween…

 

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Categorie: Cultura

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