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7 Aprile 2021
Solidarietà Alimentare: dai giovani un aiuto ai più bisognosi
Identikit della rete di volontari che recupera il cibo invenduto ai mercati generali per donarlo alle persone in difficoltà
Fabiana Re
«In questo periodo di Covid c’è voglia di evadere e fare del bene». Si sente una nota di soddisfazione nella voce di Filippo Torchio, mentre mi racconta la genesi della grande “famiglia” di Solidarietà Alimentare, di cui è co-fondatore.
Come dargli torto? Dalla sua nascita meno di un anno fa, l’associazione ha recuperato 500 tonnellate di alimenti invenduti e donato più di 43mila pacchi spesa alle persone messe in difficoltà dalla pandemia. Con un gruppo di oltre 100 volontari si presenta come una delle realtà più giovani e dinamiche del Terzo Settore torinese. E non ha alcuna intenzione di fermarsi.
LA STORIA DI SOLIDARIETÀ ALIMENTARE
L’idea di recuperare l’invenduto del Caat – Centro Agro Alimentare Torinese è nata nel maggio 2020, quando il lockdown ha lasciato profonde ferite nel tessuto socioeconomico della città. «Siamo partiti in 5 o 6 volontari», spiega Filippo, mentre ricorda le prime visite ai mercati generali con l’appoggio di un grossista. Il piccolo gruppo si è trovato così immerso in una realtà frenetica e multietnica, dove ogni giorno – o meglio ogni notte – oltre 80 aziende muovono i prodotti agroalimentari freschi nel loro viaggio verso le tavole dei piemontesi.
Forse è stata l’imponenza della struttura a far capire alla neonata Solidarietà Alimentare che fosse necessario crescere numericamente. O forse la percezione che, con più braccia a disposizione, sarebbe stato possibile aiutare davvero tante persone. In ogni caso, da allora l’organizzazione si è trasformata nella macchina ben oliata che oggi opera al Caat.
UNA RETE SEMPRE PIÙ GRANDE
Il presidente dell’associazione Alberto Saluzzo ha coinvolto moschee, comitati di quartiere, parrocchie e associazioni del torinese per creare una rete attraverso cui distribuire l’invenduto raccolto. Attraverso il passaparola e i social si è costituito, settimana dopo settimana, un piccolo esercito di giovani volontari.
Nel tempo il Centro ha “adottato” Solidarietà Alimentare, mettendo a sua disposizione un magazzino con cella frigorifera per le operazioni logistiche. Anche i grossisti sono ormai abituati a donare: «Con molti di loro abbiamo un rapporto personale e ci chiamano se hanno prodotti extra da recuperare» racconta Filippo.
UNA TIPICA GIORNATA AL CAAT
Le attività di Solidarietà Alimentare, inizialmente concentrate in un giorno, si svolgono adesso più volte a settimana in modo flessibile in base alle esigenze. Il venerdì resta però la giornata più intensa di raccolta: «Alcuni volontari fanno una levataccia alle 6.30 per essere al Caat alle 8 – spiega il co-fondatore – poi ci dividiamo in 3 o 4 gruppi e passiamo da ciascun grossista a chiedere se hanno rimanenze della settimana».
Il secondo scaglione di volontari arriva alle 9.30: è il momento del controllo qualità. Dopo la pausa pranzo il lavoro continua con la preparazione dei bancali per le associazioni che, al sabato, ritirano l’invenduto per poi distribuire i pacchi spesa alle famiglie in difficoltà.
L’IMPATTO DELL’ATTIVITÀ
«Raccogliamo anche 20 tonnellate di cibo al giorno» spiega Filippo. Per muovere simili quantità è fondamentale il supporto di un’azienda che si occupa della logistica nel Caat e, a fine turno, trasporta i bancali dai grossisti ai magazzini di Solidarietà Alimentare. Rimangono però centinaia di cassette di frutta e verdura da scaricare, controllare e assemblare in pacchi spesa: a fine giornata «lo senti sulla schiena» dice.
La soddisfazione sembra far pesar meno la fatica: «L’isola ecologica del Caat – continua – che raccoglie l’invenduto dei mercati generali, ci ha detto che da quando ci siamo noi lo scarto si è ridotto di due terzi». Tonnellate di cibo ancora perfettamente integre vengono così salvate dalla discarica, evitando l’impatto ambientale di un simile spreco.
COME SOSTENERE SOLIDARIETÀ ALIMENTARE
La squadra di Solidarietà Alimentare è composta prevalentemente da giovani universitari che, tra una cassetta di carciofi e una di mandarini, chiacchierano e si conoscono, in un anno che ha limitato le occasioni di socialità. Chiunque è benvenuto nel team, basta compilare il form sul sito per essere ricontattati.
È possibile sostenere questa realtà anche con una donazione: «Viviamo di quello per ora, non abbiamo altri fondi» spiega Filippo. Eppure le spese ci sono, a partire dall’elettricità per la cella frigo del magazzino.
Si è da poco conclusa la prima campagna di raccolta fondi di Solidarietà Alimentare: con il ricavato verrà acquistato un muletto usato, per fare del bene in modo ancora più efficiente.