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16 Luglio 2021

Erbario di famiglia, un intreccio fra storie e bellezza

Lo spettacolo di Elisa Occhini andato in scena ieri ai Bagni Municipali racconta di fiori e crescita, di donne e di passaggi

Noemi Casale

Donna con fiori e fotografie - Erbario di famiglia

Elisa Occhini in Erbario di famiglia

Per la rassegna Torino a Cielo Aperto, la cornice del cortile dei Bagni Municipali ieri sera ha ospitato lo spettacolo Erbario di famiglia, scritto e interpretato da Elisa Occhini.
Il monologo è tornato in scena dopo il debutto nel cartellone di Casa Fools (ex Teatro della Caduta) nel novembre 2019 e la partecipazione al Festival della Biodiversità di Milano e all’Earthink Festival di Torino.

Si tratta di un dialogo tanto personale quanto universale tra la protagonista Teresa e il semino, la creatura che sta crescendo nel suo grembo. L’autrice ha trasformato la storia della sua famiglia e i suoi ricordi in uno spettacolo che parla a tutti con delicatezza. Quattro generazioni di donne, ciascuna caratterizzata con precisione e un pizzico di comicità, e le amate piante accompagnano questa futura madre in un viaggio che porta anche il pubblico in una dimensione riflessiva e mai scontata.
L’occhio esterno di Chiara Lombardo di Municipale Teatro ha poi contribuito a individuare i gesti e la cadenza per ciascun personaggio, oltre che a monitorare l’uniformità della performance.

“Mamma, da dove vengo?”: è questa la domanda che la piccola Teresa pone quando comincia a scoprire il mondo. “Da un fiore”, è la risposta semplice e meravigliosamente complessa che le viene data. “Nonno, ma adesso dove sei? In Paradiso?”, “No, il Paradiso era il terrazzo di tua nonna”: anche il tema della morte, intesa come un passaggio dall’altra parte, viene toccato con delicatezza e aiuta a comprendere la profondità delle radici che sono in ognuno di noi, nonostante le tempeste che possono aver attraversato l’esistenza.

Ogni fiore e ogni gesto accompagnano lo scorrere del flusso della vita e portano alla scoperta di altra bellezza nel mondo. La presenza delle piante e la cura che viene messa nell’accudirle sono il silenzioso ma costante richiamo a cercare l’armonia della mente e con il mondo esterno, l’invito a non avere paura di crescere perché per ogni età c’è un fiore che sboccia.
La sapiente scenografia di Cinzia Laganà e Claudio Fadda – una serra che si trasforma in scuola, terrazzo, chiesa, casa – accompagna con accuratezza ogni passaggio del monologo e sfrutta diversi piani di lavoro, permettendo soluzioni creative che rendono lo spettacolo dinamico e lasciano spazio a piccole sorprese.

«Tornare in scena dopo nove mesi è una forte emozione e anche dal pubblico è arrivata una risposta positiva – commenta Elisa Occhini – di persone che hanno voglia di tornare a sentire le emozioni dopo il gelo causato da questi mesi. Questo è uno spettacolo che non invecchia perché non è legato a un momento storico, tutti lo possono vivere».

Il monologo può essere considerato un piccolo romanzo di formazione, genere spiegato a scuola a volte in maniera asettica e lontana dalla sensibilità dei ragazzi; portare gli studenti a vedere Erbario di famiglia sarebbe invece un buon investimento di tempo e risorse, che risveglierebbe l’emotività degli allievi fornendo uno sguardo sul mondo che apre all’armonia e al dialogo.
Perché in fondo, come diceva Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo.

 

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Categorie: Cultura

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